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Action cresce in Italia: sostenibile davvero o solo marketing? Ecco cosa abbiamo scoperto

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Action-Sempre più negozi e prezzi sempre più bassi-unita.tv
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Il marchio olandese ha superato i 3.000 negozi in Europa, con una formula che punta su costi minimi, grandi volumi e una logistica ben rodata. Ma quanto è davvero sostenibile questo modello?

Il marchio blu di Action è diventato familiare anche in Italia. Il discount olandese, noto per vendere migliaia di prodotti a meno di due euro, ha aperto il suo ultimo negozio a San Rocco al Porto, portando il totale europeo a oltre 3.000 punti vendita in 12 Paesi. Ogni settimana 19,7 milioni di clienti entrano nei suoi store, attratti da un assortimento in continua rotazione e da prezzi difficili da battere.

L’azienda promette convenienza, efficienza e rispetto per l’ambiente. Per capirci qualcosa di più, siamo andati fino a Illescas, in Spagna, dove Action ha appena aperto un nuovo centro logistico. Lì abbiamo visto da vicino cosa c’è dietro questo successo e quali sono le scelte che permettono al gruppo di restare competitivo, anche sul fronte della sostenibilità.

Il segreto di Action: grandi volumi e pochi fronzoli

Action basa tutto su un modello semplice: grandi quantità, pochi costi extra, e rotazione veloce dei prodotti. L’azienda compra a volumi altissimi, spende pochissimo in pubblicità e posiziona i negozi in aree periferiche, dove gli affitti sono bassi. A Illescas, il nuovo hub logistico mostra chiaramente l’efficienza del sistema: i carichi arrivano, vengono smistati e spediti in tempi rapidi, tagliando costi e sprechi.

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Fonte foto sito ufficiale www.action.com-unita.tv

I numeri lo confermano: nel primo trimestre del 2025, Action ha superato 3,5 miliardi di euro di vendite, con una crescita del 6,2% su base annua. Ogni settimana arrivano circa 150 nuovi articoli, molti dei quali a marchio privato. Gli scaffali cambiano spesso e l’esperienza di acquisto resta dinamica e veloce.

Nel concreto, i prezzi bassi sono il risultato di cinque leve precise: economie di scala, logistica centralizzata, costi operativi ridotti, standardizzazione dei processi e un catalogo che si rinnova continuamente. Non ci sono trucchi o strategie di marketing aggressive: si punta tutto sulla quantità venduta e sulla velocità di rotazione.

Sostenibilità o greenwashing? Le sfide del modello Action

Una domanda resta sul tavolo: questo modello è davvero sostenibile? Secondo Action, la risposta è sì. L’azienda ha lanciato un programma strutturato, chiamato Action Sustainability Program, che si articola su quattro aree: People, Planet, Product e Partnership. L’obiettivo è chiaro: mantenere i prezzi bassi, ma senza rinunciare al rispetto ambientale e ai diritti dei lavoratori.

Tutti i negozi sono dotati di illuminazione LED, nessuno usa gas per il riscaldamento (eccetto 67 sedi collegate a fonti esterne), e il 90% dell’elettricità proviene da fonti rinnovabili. Le emissioni dirette sono già calate del 51% rispetto al 2021, e si punta a una riduzione del 75% entro il 2030.

Sul fronte delle materie prime, tutto il cacao, cotone, legno e olio di palma usati per alimenti, bevande e candele proviene da fonti sostenibili, con l’eccezione dei prodotti a marchio esterno. La collaborazione con Fairtrade è stata ampliata per garantire condizioni migliori ai coltivatori, e sono in corso progetti per filiere circolari in tutte le 14 categorie merceologiche.

Certo, quando Karl Knight, responsabile qualità e sostenibilità di Action, dice che il “100% dei prodotti è sostenibile”, si rischia una generalizzazione. Knight chiarisce: basta un solo elemento sostenibile, ad esempio un ingrediente riciclato, per considerare l’intero prodotto in linea con i principi ambientali. Una definizione che semplifica una realtà molto più complessa.

Nel dubbio, è sempre bene leggere le etichette e informarsi. L’azienda aggiorna regolarmente il proprio sito con dati, report e obiettivi. Ma resta chiaro che la sostenibilità reale richiede trasparenza lungo tutta la filiera: dalla produzione allo smaltimento finale.

E poi c’è la storia che colpisce: Hajir Hajji, oggi CEO di Action, è entrata in azienda a 24 anni come commessa. Da lì, passo dopo passo, ha scalato tutti i livelli, fino a guidare il colosso europeo dal 2022. Un percorso raro, che racconta anche di un’azienda che sa riconoscere e valorizzare il talento interno.

Alla fine, resta una raccomandazione valida per ogni consumatore. Anche se i prezzi sono bassi, comprare meno resta sempre la scelta più sensata. Per il portafoglio, ma anche per il Pianeta.

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