Occupazione in Italia: dati Eurostat rivelano un quadro preoccupante nonostante i progressi

In Italia, il tasso di occupazione raggiunge il 62,2% nel 2025, ma resta ultimo in Europa. Francesco Seghezzi di Adapt evidenzia disuguaglianze e lavoro non ufficiale come sfide cruciali.
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Occupazione in Italia: dati Eurostat rivelano un quadro preoccupante nonostante i progressi - unita.tv

I recenti dati pubblicati da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, offrono uno spaccato significativo della situazione occupazionale in Italia. Nonostante il governo possa vantare un aumento del numero di occupati, il Paese si colloca all’ultimo posto in Europa per percentuale di occupazione. Con una percentuale di occupati pari al 62,2% della popolazione attiva, l’Italia ha raggiunto un record storico con oltre 23 milioni di persone ufficialmente impiegate. Tuttavia, il confronto con la media europea, fissata al 70,9%, e con Paesi come l’Olanda, che vanta un tasso di occupazione dell’82,2%, mette in luce una realtà ben diversa.

Il contesto occupazionale italiano

L’analisi dei dati di Eurostat evidenzia un quadro complesso per il mercato del lavoro italiano. Francesco Seghezzi, presidente di Adapt e noto esperto del settore, sottolinea come, sebbene l’Italia stia registrando il numero più alto di occupati da quando vengono effettuate queste misurazioni, la crescita occupazionale non basta a colmare il divario con gli altri Paesi europei. La differenza tra la velocità di crescita assoluta e quella relativa è cruciale. Mentre l’Italia sta migliorando, anche gli altri Stati membri stanno progredendo, mantenendo il nostro Paese in una posizione di svantaggio.

L’occupazione non ufficiale e il lavoro autonomo

Un aspetto che merita attenzione è la presenza di un numero significativo di lavoratori autonomi e di partite IVA in Italia, che non trova riscontro in altre nazioni, in particolare nel Nord Europa. Questo fenomeno contribuisce a una percezione distorta della reale situazione occupazionale. Secondo l’ultima relazione dell’Istat sull’economia non osservata, aggiornata al 2022, si stima che i lavoratori in nero siano quasi tre milioni. Se questi fossero inclusi nei conteggi ufficiali, l’Italia potrebbe scalare le classifiche occupazionali. Tuttavia, è importante notare che anche altri Paesi mediterranei, come Grecia, Spagna e Portogallo, presentano quote di lavoro non ufficiale, ma risultano comunque davanti all’Italia.

Segmentazione del mercato del lavoro e disuguaglianze

Un altro fattore critico evidenziato da Seghezzi è la segmentazione del mercato del lavoro italiano. Se si considerassero solo i dati della Lombardia, il tasso di occupazione si avvicinerebbe a quello della Germania. Questo suggerisce che il problema non è uniforme su tutto il territorio nazionale, ma varia significativamente da regione a regione. Inoltre, i recenti progressi nell’occupazione non sembrano favorire i giovani e le donne, bensì gli over 50, un trend attribuibile agli effetti della riforma Fornero. Questa situazione solleva interrogativi sulla sostenibilità e sull’equità del mercato del lavoro italiano, evidenziando la necessità di interventi mirati per garantire opportunità a tutte le fasce della popolazione.

Il futuro dell’occupazione in Italia

In sintesi, mentre il governo Meloni può rivendicare un aumento del numero di occupati, la realtà è che il Paese deve affrontare sfide significative per migliorare la propria posizione in Europa. La segmentazione del mercato del lavoro, la presenza di lavoro non ufficiale e le disuguaglianze tra diverse categorie di lavoratori sono temi che richiedono attenzione e azioni concrete. Solo affrontando questi problemi sarà possibile costruire un futuro occupazionale più equo e sostenibile per tutti gli italiani.