Nel 2025, molti contribuenti italiani potrebbero trovarsi a dover pagare un’imposta più alta o a ricevere rimborsi inferiori rispetto a quanto previsto. Questo scenario è emerso a seguito della riforma dell’Irpef introdotta dal governo Meloni nel 2023, che ha suscitato preoccupazioni tra i lavoratori e i sindacati. La Cgil ha sollevato la questione, evidenziando una “clamorosa ingiustizia” che colpirà un’ampia fascia di contribuenti, inclusi dipendenti, autonomi e pensionati.
L’impatto della riforma dell’Irpef
La riforma dell’Irpef, entrata in vigore nel 2024, ha introdotto un nuovo sistema a tre aliquote, ma per il calcolo degli acconti Irpef del 2025 e del 2026 si applicherà il precedente sistema a quattro aliquote. Questo cambiamento comporterà un aumento delle tasse per molti contribuenti. La Cgil ha denunciato che, a causa di questa situazione, alcuni lavoratori si troveranno a dover versare somme superiori a quanto dovuto, mentre coloro che hanno diritto a un rimborso riceveranno importi inferiori.
Il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, e la presidente del Consorzio nazionale Caaf Cgil, Monica Iviglia, hanno sottolineato che il problema non riguarda solo una ristretta cerchia di persone, ma potrebbe colpire un ampio numero di contribuenti. Il governo, pur riconoscendo l’esistenza di questa problematica, ha minimizzato l’impatto, definendolo “temporaneo” e sostenendo che solo un gruppo limitato di persone ne sarà penalizzato.
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Le conseguenze per i contribuenti
La norma che ha generato confusione è contenuta nel decreto legislativo del 2023, che stabilisce che per calcolare gli acconti Irpef del 2025 e del 2026 si devono utilizzare le aliquote precedenti. Questo significa che i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro subiranno un aumento dell’aliquota del 2%. Pertanto, i contribuenti si troveranno a dover pagare un’imposta maggiore rispetto a quanto previsto dalle nuove aliquote.
Un esempio concreto fornito dalla Cgil riguarda un lavoratore che nel 2024 ha guadagnato 41.360 euro lordi. Se si applicassero le nuove aliquote, il rimborso previsto dall’Agenzia delle Entrate sarebbe di 165 euro, considerando spese mediche. Tuttavia, con il sistema attuale, il rimborso scenderebbe a soli 70 euro, con una perdita di 95 euro che il contribuente recupererebbe solo l’anno successivo.
Richieste di intervento e reazioni politiche
La Cgil ha chiesto al governo di intervenire per correggere questa situazione, definita “clamorosa ingiustizia”. Il ministero dell’Economia ha risposto affermando che le conseguenze dell’errore sono temporanee, ma non ha fornito indicazioni chiare su un possibile intervento legislativo.
La capogruppo di Italia Viva al Senato, Raffaella Paita, ha criticato il governo, accusandolo di fare cassa con gli anticipi e di penalizzare il ceto medio. Ha sottolineato come la quarta aliquota, che sembrava essere stata eliminata, stia tornando in modo subdolo, contraddicendo le promesse di riduzione delle tasse. La situazione ha suscitato un acceso dibattito politico, con richieste di maggiore chiarezza e giustizia fiscale per i contribuenti italiani.
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