L’INPS ha recentemente comunicato le nuove disposizioni relative agli importi e ai limiti delle prestazioni economiche legate ai congedi parentali, agli assegni di maternità e paternità. Queste modifiche, che si applicano a diverse categorie di lavoratori, sono state introdotte in seguito all’adeguamento dell’indice dei prezzi fornito dall’ISTAT per il 2024. È fondamentale per i cittadini e i professionisti tenere d’occhio queste novità, poiché influenzano direttamente il sostegno economico disponibile per le famiglie.
Le nuove soglie per i lavoratori
Le recenti modifiche riguardano una vasta gamma di lavoratori, inclusi i dipendenti, gli autonomi, gli iscritti alla Gestione Separata dell’INPS, i lavoratori domestici e coloro che hanno redditi discontinui. Questi cambiamenti non si limitano solo agli importi delle prestazioni, ma includono anche i limiti ISEE per accedere agli assegni di maternità, sia comunali che statali. È importante notare che i nuovi limiti reddituali sono stati stabiliti per garantire un accesso equo alle prestazioni, in particolare per le famiglie con minori risorse economiche.
Le nuove soglie di reddito sono state progettate per riflettere le attuali condizioni economiche e per supportare le famiglie in difficoltà. Questo approccio mira a garantire che i genitori possano ricevere il supporto necessario durante i periodi di congedo, senza dover affrontare ulteriori difficoltà economiche. La riforma si propone di migliorare la qualità della vita delle famiglie italiane, offrendo un aiuto concreto a chi ne ha più bisogno.
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Dettagli sugli importi di maternità e paternità
Con la circolare n. 72/2025, l’INPS ha aggiornato gli importi per le prestazioni economiche legate alla maternità, paternità e ai congedi parentali. Questi importi sono calcolati in base a diversi fattori, tra cui le retribuzioni minime giornaliere e la tipologia contrattuale dei lavoratori. È essenziale che i genitori comprendano come vengono determinati questi importi per poter pianificare adeguatamente le proprie finanze.
Per i lavoratori dipendenti, il riferimento è la retribuzione del mese precedente l’evento, che non può essere inferiore al minimale di legge di 57,32 euro. Per i lavoratori agricoli a tempo determinato, il minimale è fissato a 50,99 euro. Gli artigiani e i commercianti continuano a basarsi sulla stessa cifra di 57,32 euro, mentre i coltivatori diretti, coloni e mezzadri hanno un valore di 50,99 euro. I pescatori, invece, si riferiscono a una retribuzione giornaliera convenzionale di 31,85 euro.
Per i lavoratori domestici, le retribuzioni convenzionali orarie sono differenziate in base all’effettiva retribuzione oraria. Se la retribuzione è inferiore o uguale a 9,48 euro, il valore è di 8,40 euro. Se compresa tra 9,48 euro e 11,54 euro, il valore è di 9,48 euro, mentre per retribuzioni superiori a 11,54 euro, il valore è di 11,54 euro. Infine, per chi lavora più di 24 ore settimanali, la retribuzione oraria è fissata a 6,11 euro.
Congedo parentale per lavoratrici autonome
Le lavoratrici autonome hanno diritto al congedo parentale, con importi definiti in base alla qualifica e alla tipologia di attività svolta. Anche per loro, i limiti minimi giornalieri rimangono tra 50,99 euro e 57,32 euro, applicati alla durata dell’evento. È previsto un assegno integrativo di tre mesi, riservato alle lavoratrici con un reddito inferiore a 9.456,53 euro.
Questa misura è particolarmente significativa, poiché offre un sostegno economico a chi lavora in modo autonomo e potrebbe non avere accesso alle stesse protezioni dei lavoratori dipendenti. Il congedo parentale rappresenta un’opportunità per le madri di prendersi cura dei propri figli senza dover rinunciare completamente al proprio lavoro.
Limiti reddituali per il congedo parentale
Con l’aggiornamento degli importi, sono stati modificati anche i limiti reddituali per accedere al congedo parentale. L’indennità del 30% è concessa al genitore con un reddito individuale inferiore a 19.610,50 euro annui, corrispondente a 2,5 volte il trattamento minimo di pensione previsto per il 2025, fissato a 7.844,20 euro. Questa soglia è stata pensata per garantire un accesso più ampio al congedo retribuito, offrendo un ulteriore supporto alle famiglie con redditi più bassi.
Questa misura rappresenta un passo importante verso la tutela delle famiglie, consentendo ai genitori di prendersi cura dei propri figli senza dover affrontare l’ansia di una perdita economica significativa. La possibilità di accedere a periodi di congedo retribuito è un elemento chiave per migliorare il benessere delle famiglie italiane.
Assegno di maternità comunale e statale nel 2025
Gli assegni di maternità, sia comunali che statali, continuano a rappresentare un sostegno fondamentale per le madri che non sono coperte da altre forme previdenziali. Nel 2025, l’assegno di maternità comunale è destinato alle cittadine con un ISEE inferiore a 20.382,90 euro, e ammonta a 2.037 euro complessivi, distribuiti su cinque mesi, con un importo mensile di 407,40 euro.
Parallelamente, l’assegno di maternità statale è rivolto alle lavoratrici con contratti atipici o discontinui, e nel 2025, il suo importo è fissato a 2.508,04 euro. Queste forme di sostegno sono essenziali per garantire che le madri possano affrontare le spese legate alla nascita e alla cura dei propri figli, contribuendo così a una maggiore stabilità economica per le famiglie.
Le recenti modifiche agli importi e ai limiti delle prestazioni economiche rappresentano un passo significativo verso il miglioramento del supporto alle famiglie italiane, rendendo più accessibili le risorse necessarie per affrontare le sfide legate alla genitorialità.