La questione degli affitti a canone concordato continua a suscitare interesse e preoccupazione tra i locatori e i locatari. Recentemente, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che i contributi ricevuti per ridurre il canone d’affitto non esonerano dal pagamento delle imposte. Questo chiarimento è emerso da un interpello ufficiale, il protocollo numero 91, datato 8 aprile 2025, che ha evidenziato come anche tali contributi siano soggetti a tassazione.
Tassazione dei contributi per affitti a canone concordato
Secondo le normative fiscali vigenti, chi stipula un contratto di affitto a canone concordato deve considerare che i contributi ricevuti, anche se destinati a ridurre l’importo del canone, sono considerati reddito e, pertanto, soggetti a tassazione. L’aliquota applicabile è fissata al 10%, la stessa riservata ai redditi derivanti dalla locazione. Questo significa che, nonostante l’intento di agevolare i locatari, i contributi non sono esenti da obblighi fiscali.
Le uniche eccezioni a questa regola riguardano i contributi destinati a compensare perdite o danni economici, come stabilito da diverse sentenze e protocolli ufficiali. Le sentenze 155 del 2002, 356 del 2007, 106 del 2009 e 16 del 2018 hanno delineato chiaramente i confini di queste esenzioni, sottolineando che i contributi per il sostegno economico non sono soggetti a tassazione, a condizione che siano documentati e giustificati.
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Procedura per la registrazione del contratto
Per registrare un contratto di affitto a canone concordato in modo corretto, il contribuente deve seguire specifiche procedure burocratiche. È fondamentale compilare la sezione I del quadro B del modello di dichiarazione dei redditi, includendo la dicitura “cedolare secca” e il codice “8” nella colonna 2. Questa registrazione è essenziale per garantire che il contratto sia riconosciuto ufficialmente e per evitare problematiche future con l’amministrazione fiscale.
Inoltre, è importante prestare attenzione alla compilazione del quadro B, sia nel modello dei redditi delle persone fisiche che nel 730. Qui, il contribuente deve indicare il canone d’affitto e il contributo ricevuto dall’ente locale, assicurandosi che tutte le informazioni siano corrette e complete. Un errore in questa fase potrebbe portare a sanzioni o a difficoltà nel riconoscimento del contratto.
Verifica dei requisiti per la cedolare secca
Per chi desidera optare per il regime della cedolare secca, è essenziale verificare di soddisfare tutti i requisiti richiesti dalla legge. Questo include la tipologia di contratto, la registrazione presso l’Agenzia delle Entrate e la corretta dichiarazione dei redditi. È consigliabile consultare un professionista del settore o un esperto fiscale per assicurarsi che tutti gli aspetti siano in regola e per evitare sorprese durante la dichiarazione dei redditi.
In caso di dubbi sulla tassazione dei contributi o sulla registrazione del contratto, è opportuno contattare direttamente l’Agenzia delle Entrate o un consulente fiscale. Questo passaggio è cruciale per comprendere se i contributi devono essere considerati reddito e, quindi, soggetti a tassazione, o se rientrano nelle esenzioni previste dalla normativa.