Studi scientifici lo confermano: lo strofinaccio da cucina ospita milioni di batteri invisibili.
Ogni giorno entriamo in cucina, cuciniamo, laviamo stoviglie, asciughiamo mani e superfici. Ma c’è un oggetto che tocchiamo decine di volte senza accorgerci del rischio che comporta. Non si tratta di un elettrodomestico difettoso, né di un alimento mal conservato. È molto più banale, e proprio per questo trascurato: lo strofinaccio.
Nonostante l’attenzione quotidiana che dedichiamo a padelle, piatti e posate, spesso dimentichiamo quanto sia importante igienizzare correttamente anche gli utensili in tessuto, soprattutto quelli usati per asciugare. E proprio lo strofinaccio da cucina, secondo una ricerca dell’Università di Mauritius, è tra gli oggetti più contaminati della casa, più dello scopino del WC in alcuni casi.
Perché lo strofinaccio è un covo invisibile di batteri
Lo usiamo continuamente: per asciugare le mani, pulire una goccia caduta sul piano di lavoro, tamponare un tagliere, asciugare la frutta o tamponare un piatto appena sciacquato. Ogni volta che lo facciamo, trasferiamo batteri e umidità su di esso.

Il problema è che lo lasciamo lì, umido e ripiegato, per ore o anche giorni. L’ambiente caldo e poco ventilato della cucina, unito all’umidità dello strofinaccio, crea le condizioni ideali per la proliferazione microbica.
Secondo i dati raccolti, batteri come l’Escherichia coli o lo Staphylococcus aureus possono essere presenti anche in strofinacci che all’apparenza sembrano puliti. E se finiscono sui piatti, le mani o gli alimenti, possono causare infezioni o disturbi intestinali, soprattutto in bambini e soggetti fragili.
Una delle criticità maggiori è proprio l’uso promiscuo. Lo stesso panno viene usato per mani, superfici, piatti, frutta, spesso senza una distinzione chiara. Il risultato è un trasferimento continuo di microbi da una zona all’altra, che nessun lavaggio delle mani può davvero compensare.
Come disinfettare correttamente gli strofinacci
La buona notizia è che eliminare i batteri è possibile, ma serve più di un semplice lavaggio. L’acqua tiepida non basta. Serve un ammollo con bicarbonato e un lavaggio ad alte temperature.
Il metodo più efficace, indicato dagli esperti, è semplice: versare 30 grammi di bicarbonato in un litro di acqua calda, mescolare fino a scioglimento e immergere gli strofinacci per almeno mezz’ora. A metà ammollo, è consigliabile muoverli manualmente per garantire che tutte le aree del tessuto vengano raggiunte dalla soluzione.
Dopo l’ammollo, risciacquare con acqua fredda e passare alla lavatrice: 90 gradi, senza ammorbidente. L’asciugatura ideale è all’aria aperta, meglio se al sole, per garantire un risultato completo.
Ripetere l’operazione almeno due volte a settimana è fondamentale. Gli strofinacci andrebbero anche sostituiti regolarmente e differenziati per usi specifici: uno per le mani, uno per i piatti, uno per le superfici.
Il messaggio è chiaro: ciò che sembra innocuo può essere il vero punto debole dell’igiene domestica. Nella routine quotidiana, prestare attenzione a questi piccoli gesti può fare la differenza tra un’abitudine sana e una pericolosa distrazione.