Declino delle api selvatiche: lo studio su Giannutri rivela un legame con le api da miele

Studio condotto dalle Università di Firenze e Pisa rivela un calo dell’80% delle api selvatiche su Giannutri, spingendo il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano a vietare le arnie per favorire la biodiversità.
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Declino delle api selvatiche: lo studio su Giannutri rivela un legame con le api da miele - unita.tv

La diminuzione delle popolazioni di api selvatiche rappresenta un fenomeno preoccupante per la biodiversità e l’ecosistema. Recenti ricerche condotte sull’isola di Giannutri, parte dell’Arcipelago Toscano, hanno evidenziato un calo dell’80% delle popolazioni di due specie di api selvatiche, l’Anthophora dispar e il Bombus terrestris, in un periodo di quattro anni. Questo studio, realizzato dalle Università di Firenze e Pisa, ha messo in luce il possibile impatto delle api da miele, allevate dall’uomo, sulla salute delle specie selvatiche.

L’esperimento su Giannutri: un laboratorio naturale

Giannutri, con una superficie di appena 2,6 chilometri quadrati, è stata scelta come campo di studio per analizzare le interazioni tra api domestiche e selvatiche. Nonostante la sua natura isolata e la mancanza di infrastrutture moderne, l’isola ha visto l’introduzione delle arnie per la produzione di miele nel 2018. Questo cambiamento ha avuto ripercussioni significative sull’ecosistema locale, come evidenziato dal professor Leonardo Dapporto, che ha guidato la ricerca.

L’osservazione ha rivelato che il numero di api da miele presenti sull’isola supera di oltre il doppio la media europea, creando una competizione per le risorse alimentari, come polline e nettare. Questi elementi sono fondamentali per la nutrizione delle larve e degli adulti delle api selvatiche. I ricercatori hanno quindi implementato un metodo di osservazione che prevedeva la chiusura delle arnie per 11 ore, permettendo di monitorare il comportamento delle api selvatiche in assenza delle api da miele. I risultati hanno mostrato una maggiore disponibilità di risorse quando le arnie erano chiuse, suggerendo che le api selvatiche possono foraggiare in modo più efficiente senza la competizione delle api domestiche.

I risultati allarmanti dello studio

Durante il periodo di osservazione, i ricercatori hanno registrato una perdita drammatica dell’80% della popolazione di api selvatiche. Sebbene non sia stato possibile stabilire un legame causale diretto con la presenza delle api da miele, il professor Dapporto ha sottolineato che l’assenza di altri fattori significativi, come cambiamenti climatici rilevanti, porta a ipotizzare un ruolo importante delle api domestiche nel declino delle specie selvatiche. Le condizioni climatiche sull’isola non hanno mostrato variazioni significative, suggerendo che la diminuzione delle api selvatiche non sia attribuibile a fattori ambientali.

Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha deciso di non rinnovare il permesso per la presenza delle arnie sull’isola, permettendo così di proseguire lo studio in un contesto privo di api da miele. Lorenzo Pasquali, primo autore della ricerca, ha evidenziato l’importanza di monitorare gli effetti di questa decisione, con l’aspettativa di osservare un potenziale recupero delle popolazioni di api selvatiche.

La biodiversità e il futuro delle api selvatiche

Il lavoro di ricerca ha coinvolto anche altri esperti, come Alessandro Cini dell’Università di Pisa, che ha sottolineato l’importanza di preservare la biodiversità. Le api selvatiche, infatti, svolgono un ruolo cruciale nell’impollinazione di molte piante, contribuendo a servizi ecosistemici che le api da miele non riescono a garantire. La perdita di queste specie rappresenterebbe un danno irreparabile, soprattutto in un’area protetta come il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.

La ricerca continuerà a monitorare l’ecosistema di Giannutri per comprendere meglio le dinamiche tra le specie domestiche e selvatiche. La speranza è che, attraverso un’osservazione attenta e continua, si possano trovare soluzioni per garantire la coesistenza di entrambe le categorie di api, tutelando così la biodiversità e l’equilibrio dell’ecosistema.