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Valeria angione rilancia il dibattito sui femminicidi: critiche a de luca e riflessioni sulla cultura del rispetto

Le dichiarazioni di Valeria Angione sull’omicidio di Martina Carbonaro riaccendono il dibattito sulla violenza di genere in Italia, evidenziando la necessità di un cambiamento culturale e educativo profondo.

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L'articolo riporta il dibattito pubblico in Italia sull’omicidio di Martina Carbonaro, con le reazioni di Valeria Angione e Paolo Crepet, che evidenziano la necessità di un impegno collettivo e educativo per prevenire la violenza di genere e superare la cultura patriarcale. - Unita.tv

Le parole di valeria angione sull’omicidio di martina carbonaro hanno scosso il dibattito pubblico in italia. La ragazza di 14 anni uccisa ad afragola dall’ex fidanzato ha riacceso l’attenzione sulle radici culturali della violenza di genere. Le reazioni dell’attrice e influencer campana, pronunciate dopo l’intervento del presidente vincenzo de luca, spingono a riflettere sul ruolo delle istituzioni, della famiglia e della scuola nel prevenire queste tragedie.

La vicenda di martina carbonaro e il commento di vincenzo de luca sugli stati generali dell’ambiente a napoli

Il 29 maggio a napoli, durante gli stati generali dell’ambiente, il governatore della campania vincenzo de luca ha toccato il tema del femminicidio di martina carbonaro con parole che hanno subito sollevato polemiche. De luca ha ricordato che la ragazza era fidanzata da due anni, cioè da quando aveva appena 12 anni, e si è chiesto se fosse normale che una bambina di quell’età intraprendesse una relazione senza che nessuno intervenisse. Ha definito questo fatto “un problema”, sottintendendo una riflessione sulla responsabilità sociale e delle famiglie nel vigilare sulle vite dei più giovani.

La sua affermazione ha subito attirato critiche, in particolare da valeria angione, che ha interrotto il suo intervento sottolineando che “il problema vero non è l’età della ragazza né la sua ‘scelta’ di fidanzarsi così giovane, ma il gesto violento e criminale dell’ex fidanzato che l’ha uccisa.” La discussione si è spostata rapidamente su chi debba essere ritenuto responsabile e sulla necessità di evitare ogni sorta di colpevolizzazione della vittima.

Il pensiero di valeria angione sui femminicidi e la denuncia contro la cultura patriarcale

Dopo l’intervento pubblico, valeria angione ha ripreso il discorso su instagram, ampliando la riflessione e portando l’attenzione su un fenomeno ben più vasto. Ha citato i nomi di diverse donne vittime di violenza, mostrando come il problema riguardi un numero enorme di persone e non sia isolato al caso di martina carbonaro. L’attrice ha evidenziato come tante donne vengano uccise perché cercano di lasciare relazioni tossiche o perché vogliono vivere libere.

Angione ha messo al centro la parola “maschio”, precisando che il suo richiamo non voleva accusare genericamente gli uomini ma indicare quel tipo di maschilismo che si traduce in violenza e dominio sulle donne. Ha detto chiaro che “non tutti gli uomini sono così, ma chi uccide donne appartiene certamente a un mondo ancora impregnato di tradizioni patriarcali.” La sua critica riguarda una mentalità che considera la donna come proprietà o subordinata, e che tollera gli abusi.

Il ruolo delle istituzioni, della famiglia e della scuola nella prevenzione della violenza di genere

Valeria angione ha indicato anche la necessità di partire dall’educazione sin dalla scuola primaria per costruire relazioni basate sul rispetto e sulla tolleranza. Ha sottolineato l’assenza di percorsi formativi specifici che coinvolgano davvero le famiglie e che contrastino alla radice il fenomeno della violenza domestica. Ha ricordato come spesso segnali di allarme vengano ignorati o sottovalutati.

L’influencer ha chiesto se si sia mai iniziato a fare qualcosa di concreto in questa direzione, proponendo un cambio di approccio che non si limiti a commemorare le vittime una volta all’anno ma che inauguri pratiche nuove dentro le scuole, nei luoghi di lavoro, nelle famiglie. Ha auspicato una politica con leggi orientate al futuro e un reale coinvolgimento della società civile per affrontare la lunga strada che resta da percorrere.

Il punto di vista dello psicologo paolo crepet sulla responsabilità educativa e i limiti collegati ai social

Lo psicologo e opinionista paolo crepet si è schierato su posizioni diverse, in linea con le parole di vincenzo de luca. Ha messo in luce quanto conti l’educazione data dai genitori, anche in relazione al comportamento delle vittime. Crepet ha ricordato che la violenza non nasce all’improvviso ma deriva da atteggiamenti e dinamiche consolidate, spesso tollerate fin dalla giovane età.

Ha puntato il dito contro l’uso precoce e incontrollato dei social network da parte degli adolescenti, definendo questo un problema grave che contribuisce a distorcere i valori e le relazioni giovanili. Crepet ha criticato la mancanza di interventi seri e ribadito che “i femminicidi sono il risultato di comportamenti a cui la società ha acceso il semaforo verde purtroppo.” Ha espresso frustrazione per l’inefficacia di gesti simbolici come le fiaccolate, preferendo un confronto più diretto e senza ipocrisie sulla realtà.

La responsabilità collettiva e la necessità di affrontare la violenza di genere partendo dal basso

Il dibattito sollevato dalla vicenda di martina carbonaro e dalle reazioni di valeria angione e paolo crepet evidenzia il nodo della responsabilità diffusa. Non si tratta solo di colpe individuali ma di una cultura che permette gli abusi e che si ferma troppo spesso davanti alla negazione o all’indifferenza.

Le parole degli interventi invitano a non rimanere passivi, ad agire nelle famiglie, nelle scuole, in ogni relazione quotidiana. Solo riaprendo il dialogo, confrontandosi sui temi della violenza e dell’educazione al rispetto, si potrà sperare in un cambiamento che riduca questi drammi. Il confronto acceso e le diverse opinioni testimoniano quanto il tema resti urgente e complicato, e quanto si renda necessario un impegno collettivo che vada oltre i simboli o le generiche manifestazioni.