Negli ultimi mesi, alcune piattaforme social come TikTok e Meta hanno iniziato a prendere provvedimenti per ridurre la diffusione di profili e contenuti che, anche in modo indiretto, promuovono comportamenti nocivi legati al corpo e all’alimentazione. Questi provvedimenti nascono in risposta a una crescita preoccupante di video, foto e community che esaltano ideali di magrezza estrema e pratiche alimentari pericolose, diffondendo messaggi con effetti negativi soprattutto tra i più giovani.
Il ban di hashtag e la lotta ai contenuti pro disturbi alimentari su tiktok
Qualche settimana fa TikTok ha deciso di bloccare l’hashtag #SkinnyTok, una raccolta di contenuti che ospitava immagini e video riferiti a una cultura della magrezza estrema. Questo divieto è stato segnalato dal New York Times e rappresenta un tentativo di limitare la circolazione di messaggi potenzialmente dannosi. La piattaforma ora mostra un avviso quando si ricerca quell’hashtag: invita chi si trova in difficoltà con l’immagine corporea, il rapporto con il cibo o l’attività fisica a chiedere supporto. Questo messaggio include un link a risorse di sostegno e il numero verde italiano 800180969 del servizio SOS Disturbi Alimentari.
La scelta di tiktok come esempio di responsabilità digitale
La scelta di TikTok sottolinea come le aziende tecnologiche, di fronte a una problematica seria e diffusa, stiano cercando di intervenire in maniera più diretta. Lo stop all’hashtag segna una linea tra i contenuti consentiti e quelli che rischiano di alimentare modelli di comportamento malsani o rischiosi, in particolare per chi è più vulnerabile.
La rimozione del profilo di liv schmidt e le community pro magrezza su meta
Anche Meta ha agito recentemente, eliminando il profilo dell’influencer Liv Schmidt, seguita da migliaia di persone. Secondo un’inchiesta del New York Magazine, la community “Skinni Société”, creata da Schmidt, includeva utenti minorenni e conteneva piani alimentari eccessivamente restrittivi. All’interno dei post venivano documentati sintomi fisici associati a malessere, come vertigini o perdita di capelli, interpretati come tappa nel percorso condiviso dalla community.
Le implicazioni economiche e sanitarie delle community chiuse
L’accesso alla “Skinni Société” prevedeva una quota mensile di 20 dollari, rendendo la situazione ancora più delicata sia dal punto di vista sanitario, sia da quello economico. Le pratiche seguite all’interno di questo gruppo evidenziano come tali community sfruttino il web per creare ambienti chiusi che possono alimentare disturbi e isolamento invece di favorire il dialogo e il recupero.
Evoluzione della cultura della magrezza estrema e i nuovi volti social
In passato era possibile trovare blog esplicitamente “pro-Ana”, chiari nella loro volontà di normalizzare l’anoressia come scelta di vita, con contenuti ritualizzati e celebrativi. Oggi questa realtà si è spostata in parte sui social più frequentati, ma in forme meno lineari e più difficili da individuare. Instagram e TikTok ospitano contenuti che non incitano apertamente ai disturbi alimentari, ma diffondono ideali estremi e forme di magrezza percepite come modello di successo o desiderio.
Un esempio noto è Eugenia Cooney, influencer con oltre 730.000 follower, il cui profilo mostra un’immagine che molti ritengono problematica ma che rispetta i termini delle piattaforme. Nel 2016 una petizione con 18.000 firme chiese la rimozione del profilo, senza però ricevere risposta positiva, poiché non si poteva dimostrare una violazione. Altri nomi, come Baby Tingzi, hanno sollevato dibattiti a livello globale mostrando un fisico estremamente esile senza però messaggi diretti.
Complessità nella regolamentazione dei contenuti
Questi volti dimostrano la difficoltà nel monitorare contenuti che muovono tra racconto personale, immagine pubblica e problemi di salute mentale o fisica.
Diete drastiche fai da te e diffusione tra gli influencer
Accanto ai profili che mostrano solo la magrezza estrema si trovano molti influencer che promuovono regimi alimentari fortemente sbilanciati, privi di controllo medico o scientifico. Questi contenuti raccontano esperienze legate a diete senza carboidrati, iperproteiche o basate solo su specifici gruppi alimentari, come chi mangia soprattutto carne rossa , tra cui in Italia spicca Marilena Sansone.
Nel 2023 è morta Zhanna Samsonov, influencer che condivideva da dieci anni uno stile di vita crudista e fruttariano. La sua storia ha acceso un faro sui rischi di seguire regimi estremi senza supervisione sanitaria. Gli utenti spesso incontrano video e post che raccontano ricette, drastici cambiamenti di peso o effetti personali senza specificare la mancanza di validità scientifica o i rischi collegati.
Rischi della condivisione non regolamentata
Queste condivisioni si mescolano a testimonianze personali, rendendo difficile distinguere consigli affidabili da contenuti potenzialmente dannosi. L’esposizione costante a queste storie può influenzare negativamente soprattutto chi è esposto a fragilità psicologiche o giovanissimi.
L’impatto dei social sui disturbi alimentari in italia e il ruolo di utenti e professionisti
Secondo stime dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia circa 3 milioni di persone convivono con disturbi del comportamento alimentare. Il fenomeno interessa fasce di età sempre più ampie, dai preadolescenti fino agli adulti over 40. Un rapporto del 2024 ha correlato l’aumento di questi disturbi all’esposizione su social network di contenuti con immagini e messaggi che possono falsare la percezione di salute e benessere.
Il rischio si alza in momenti di fragilità mentale, quando la ricerca di riconoscimento e appartenenza spinge a imitare modelli errati. Contrastare questi fenomeni richiede azioni parallele: piattaforme che rimuovano contenuti nocivi, informazione corretta, educazione critica dei giovani e consapevolezza degli utenti.
Il bisogno di un approccio collettivo
Non basta intervenire solo cancellando profili o hashtag, serve uno sforzo collettivo per riportare al centro la salute e il rispetto del proprio corpo, dando spazio a un confronto senza giudizi ma con attenzione reale ai segnali di disagio.