La vicenda che coinvolge Raoul Bova esplode sui media e si sposta presto anche in tribunale. Alcuni audio privati dell’attore, diffusi da Fabrizio Corona, hanno scatenato un terremoto tra accuse di diffamazione, violazione della privacy e scontri legali. I messaggi, indirizzati a una giovane aspirante modella, hanno rapidamente fatto il giro del web e alimentato una battaglia giudiziaria complessa e ancora in evoluzione.
La diffusione degli audio e il ruolo di Fabrizio Corona
Tutto è iniziato con la diffusione, nel podcast di Fabrizio Corona intitolato Falsissimo, di alcune registrazioni vocali di Raoul Bova, rivolte a Martina Ceretti, 23 anni, aspirante modella. Nei messaggi, che l’attore avrebbe inviato durante un presunto flirt, emergono toni e contenuti ritenuti privati e hanno avuto subito una vasta circolazione sul web. La viralità è stata alimentata da molteplici canali social e ha attratto anche l’attenzione di realtà come Ryanair, che ha ironizzato pubblicamente su Bova.
Corona ha condiviso gli audio anche su piattaforme a pagamento, aumentando il numero di visualizzazioni e, di fatto, generando un ritorno economico legato a questa esposizione mediatica. L’episodio ha raggiunto così una portata tale da diventare sotto osservazione giudiziaria, con accuse severe che riguardano la distribuzione senza consenso di dati personali sensibili.
Le azioni legali avviate e le accuse a Corona
Raoul Bova ha presentato querela contro Corona, che non è solo accusato di diffamazione per la pubblicazione degli audio, ma anche di illecita diffusione di dati personali, una violazione grave della normativa sulla privacy con una pena che può arrivare fino a tre anni di carcere. L’attore si è affidato all’avvocato Annamaria Bernardini de Pace, sua ex suocera, che ha agito anche in proprio querelando Corona per diffamazione.
Dalle denunce emerge una condotta che tende a trarre profitto dalla diffusione di materiale privato e confidenziale. Nell’atto si puntualizza come Corona abbia spinto direttamente gli utenti di Telegram a diffondere ulteriormente i messaggi vocali, scrivendo un invito a condividere i contenuti per abbattere il mito dei vip: “Condividetelo con i vostri amici raga, così normalizziamo un po’ questo ‘VIP’”. Questo comportamento ha alimentato una definizione “scellerata” della condotta di Corona, finalizzata a monetizzare la vicenda attraverso canali protetti da abbonamento e pubblicità sulle sue pagine web.
La risposta di Corona e lo scambio di accuse con Bernardini De Pace
La reazione di Fabrizio Corona non si è fatta attendere. Ha puntato in direzione dell’avvocato Bernardini de Pace, pubblicando su Instagram alcune conversazioni private che vorrebbero dimostrare un contatto precedente alla diffusione degli audio. Secondo Corona, l’ex suocera di Bova avrebbe più volte cercato informazioni su situazioni personali legate a terzi, sostenendo di aver voluto sapere “i cai degli altri”.
Nel dialogo reso pubblico, Corona e Bernardini de Pace discutono di presunti tradimenti e rumors attorno a Raoul Bova. Tuttavia, l’avvocato ha subito contestato la versione condivisa, accusando Corona di manipolazione del testo diffuso e di un’azione strumentale a scaricare responsabilità e tensioni mediatiche. Questa polemica ha aperto un nuovo fronte nella battaglia legale, trasformando la vicenda in uno scontro più ampio, tra accuse reciproche e continui rilanci.
Il contesto mediatico e la prospettiva giudiziaria della vicenda
Il caso Bova-Corona dimostra come alcune situazioni private, una volta esposte al pubblico attraverso mezzi digitali, possano rapidamente allargare la portata fino a coinvolgere diritto, privacy e strategie mediatiche. Le accuse di diffusione illegale di dati personali possono avere conseguenze penali importanti, ma spesso s’intrecciano con un contesto di spettacolarizzazione e interessi economici.
La vicenda, sviluppatasi principalmente tra gennaio e febbraio 2025, sarà a breve materia di esame da parte della magistratura. L’esito delle cause determinerà conferme o smentite sulle responsabilità di Corona in merito alla gestione e alla pubblicazione degli audio. Intanto, l’eco mediatica prosegue senza attenuazioni, dimostrando quanto la linea tra curiosità pubblica, diritto e tutela della privacy resti spesso molto sottile.
Ultimo aggiornamento il 3 Agosto 2025 da Davide Galli