Negli ultimi giorni la comunicazione legata al conflitto tra Israele e Gaza si è intensificata, con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu che ha affidato una parte della sua campagna all’opera di influencer. L’obiettivo dichiarato è ribaltare l’immagine negativa che circonda l’azione militare israeliana, soprattutto rispetto al dibattito sulle condizioni umanitarie nella Striscia di Gaza. L’uso degli influencer mira a confutare le accuse di carestia e attacchi indiscriminati, aprendo uno spazio complicato in un conflitto che continua a creare vittime anche tra civili, giornalisti e strutture sanitarie.
La parola tra scontri e tentativi di dialogo nei conflitti
La parola, il dialogo tra le parti coinvolte in un conflitto, resta un elemento cruciale, anche se fragile, in scenari come quello israelo-palestinese. Dalla recente esperienza emerge che parlarsi, cercare un confronto diretto, è una delle strade più complesse ma necessarie per affrontare le profonde divisioni. Le tensioni spesso impongono muri di incomunicabilità tra fazioni opposte o tra gruppi politici contrapposti, ma la volontà di tentare anche una tregua momentanea testimonia la consapevolezza che la guerra rimane un dramma profondo, fatto di sangue e distruzione.
Questa necessità di dialogo si estende anche all’interno delle società stesse, dove emerge una spaccatura tra chi sostiene una posizione netta, e chi invece si mostra esitante, pronto a discutere ma influenzato da informazioni spesso contraddittorie. In questo contesto, la fiducia nelle parole e nei messaggi diventa fragile, specie quando la conversazione si riduce in messaggistica digitale e social media, spazi nei quali la velocità prevale sulla verifica accurata dei contenuti.
Le sfide di verità e disinformazione nella comunicazione digitale
In un’epoca dominata dai social media e dalla rete, la circolazione delle informazioni è spesso accompagnata dalla diffusione di bufale e notizie non verificate. La confusione si origina spesso da una superficialità nella ricezione dei messaggi più che da una vera e propria campagna deliberata di disinformazione. Molti attribuiscono ai social e agli influencer poteri quasi magici di persuasione o manipolazione, ritraendo un mondo in cui le fake news governerebbero la percezione pubblica.
Il vero problema rimane l’impossibilità di gestire la mole impressionante di contenuti che ogni giorno vengono pubblicati e condivisi senza controllo. Questa situazione genera un disorientamento diffuso che rende difficile per chiunque, dall’opinione pubblica agli stessi politici, distinguere fatti da interpretazioni o menzogne. Nel caso del conflitto israelo-palestinese, questa sfida si fa ancora più drammatica, poiché le informazioni da verificare riguardano eventi in corso, spesso drammatici e con implicazioni dirette sulla vita delle persone coinvolte.
La Campagna Di Netanyahu e gli influencer contro le accuse a Israel
Benjamin Netanyahu, Primo Ministro di Israele dal 2022 e leader del Likud, ha scelto di rispondere alle critiche internazionali con una mossa strategica: ha coinvolto dieci influencer israeliani e statunitensi in una campagna video. Lo scopo è presentare una versione dei fatti che contrasti la narrazione dominante, secondo la quale Israele starebbe reagendo con una durezza eccessiva, causando una catastrofe umanitaria nelle aree sotto assedio.
Questi influencer si impegnano a smontare le accuse di carestia a Gaza, affermando che non esiste fame grazie ai continui rifornimenti di viveri inviati da Tel Aviv. Si tratta di una replica diretta alle posizioni diffuse da Hamas, da alcune agenzie delle Nazioni Unite e da diversi osservatori internazionali, che denunciano invece condizioni disumane per la popolazione palestinese desertificata dalla guerra.
La campagna di Netanyahu mira a correggere quella che definisce una narrazione falsa e tendenziosa. Nel suo discorso pubblico cerca spazio di conferma, sostenendo che la posizione di Israele è difensiva e giustificata. Ma questa strategia di comunicazione si scontra con eventi tragici, come i ripetuti bombardamenti che hanno colpito strutture sensibili, tra cui ospedali, con la morte anche di giornalisti.
Le criticità persistenti nel conflitto e i limiti della comunicazione
I bombardamenti sul territorio di Gaza rimangono senza pause, spesso con conseguenze drammatiche per la popolazione civile. Un episodio emblematico è stato l’attacco a un ospedale, che ha provocato almeno cinque morti tra reporter sul campo. Questo fatto ha obbligato Netanyahu ad ammettere il verificarsi di un “tragico incidente”, con un’accusa velata di errore.
La totale trasparenza e la comunicazione corretta delle operazioni militari e delle loro conseguenze restano una questione irrisolta e centrale per l’opinione pubblica mondiale. Le accuse di propaganda si mescolano alla dura realtà di un conflitto che sta influenzando non solo quelle terre ma anche l’immagine internazionale di Israele.
Il ricorso agli influencer in questa fase appare insufficiente a modificare una percezione ormai radicata nel dibattito globale. Nessun video o messaggio potrà cancellare la sofferenza visibile e comprovata, così come risultano difficili da gestire in campo diplomatico le tensioni generate da azioni che superano i limiti di tolleranza delle norme internazionali.
Un sguardo personale ma prudente nella complessità del conflitto
Chi osserva da vicino la situazione manifesta spesso contraddizioni personali, come conferma anche chi scrive. Il sostegno a Israele, fondato su principi storici e politici precisi, deve fare i conti con un presente segnato da reazioni sproporzionate e da una violenza che sembra non trovare fine. L’attacco lanciato il 7 ottobre e la risposta israeliana impongono una riflessione attenta.
La linea tra difesa e eccesso risulta labile, e l’esperienza diretta modifica l’idea iniziale, invitando ad abbandonare giudizi affrettati per confrontarsi con i fatti giorno dopo giorno. In questo contesto, la fretta di prendere una posizione senza approfondire complica ulteriormente la comprensione dell’intera vicenda.
Questa complessità emerge con chiarezza quando si cerca di seguire le notizie e di dare un senso alla serie di eventi che si succedono. Le posizioni personali si riformulano, spesso contro le semplificazioni e i messaggi precostituiti, in un equilibrio difficile tra realtà, narrazione e desiderio di giustizia.
Ultimo aggiornamento il 26 Agosto 2025 da Rosanna Ricci