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Le baleari dicono basta agli influencer per frenare il turismo di massa e tutelare i residenti

L’assalto turistico a Roccaraso evidenzia il problema dell’overtourism in Italia, mentre le Baleari scelgono di limitare la promozione tramite influencer per tutelare residenti e ambiente.

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L'articolo analizza il problema del turismo di massa incontrollato in Italia ed Europa, evidenziando il caso di Roccaraso e la scelta delle Baleari di limitare la promozione tramite influencer per tutelare residenti e ambiente. - Unita.tv

L’assalto dei turisti nei piccoli centri è diventato un problema sempre più evidente in diverse zone d’Italia e d’Europa. L’esperienza di Roccaraso, dove un solo invito di un’influencer ha richiamato un afflusso incontrollato di visitatori, mostra quanto possa diventare difficile gestire questi flussi improvvisi. Nel contempo, le isole Baleari in Spagna hanno deciso di evitare nuove campagne pubblicitarie affidate agli influencer per proteggere l’equilibrio sociale ed economico dei loro territori. Dietro a queste scelte si apre un dibattito sulla sostenibilità del turismo di massa e sulla necessità di trovare un equilibrio tra valorizzazione e vivibilità delle località.

Il fenomeno degli afflussi turistici improvvisi: il caso di roccaraso

Roccaraso, borgo abruzzese conosciuto soprattutto per le sue piste da sci, è stato teatro di un episodio che riflette una tendenza sempre più comune: l’arrivo incontrollato di turisti stimolato da post sui social media. Un’influencer ha pubblicato un invito aperto a trascorrere un weekend sulla neve e da quel momento il piccolo centro è stato preso d’assalto da migliaia di persone. Le vie si sono riempite in modo inaspettato, provocando disagi alla vita quotidiana e al sistema ricettivo locale.

Overtourism e conseguenze per i residenti

La situazione ha mostrato i limiti di una promozione del territorio affidata a singoli personaggi con un forte seguito online. Il fenomeno, detto overtourism, non si limita solo all’Italia, ma interessa molte aree turistiche nel mondo. L’impatto non è soltanto sulle infrastrutture e sul traffico, ma anche sulla qualità della vita degli abitanti, che si trovano a convivere con orde di visitatori improvvisi e difficili da gestire.

Nonostante l’attenzione mediatica e le proteste di chi vive dentro questi luoghi, spesso non cambiano le strategie promozionali. Si continua a puntare sul turismo di massa, in cerca di guadagni rapidi, senza adottare misure restrittive o alternative che possano salvaguardare l’ambiente e la cultura locale.

La scelta delle baleari: stop agli influencer per salvaguardare le isole

A differenza di molte regioni italiane, le Baleari – arcipelago spagnolo che comprende Maiorca, Minorca, Ibiza e Formentera – hanno deciso di prendere una strada diversa. Le istituzioni locali hanno annunciato che non ricorreranno più agli influencer per promuovere le meraviglie dell’arcipelago. Questa decisione nasce dalla volontà di contenere i flussi turistici e tutelare i residenti, messa a dura prova da anni di affollamenti eccessivi.

Il turismo nelle Baleari è uno dei principali motori economici, ma l’aumento spropositato di visitatori ha portato problemi concreti: traffico congestionato, pressione sulle risorse naturali, aumento del costo della vita per i locali, oltre a un degrado complessivo del territorio. Le campagne promozionali tradizionali lasciano spazio a una gestione più misurata, che cerca di evitare impulsi di massa stimolati da post virali o eventi social.

Un modello di turismo responsabile e sostenibile

Questa decisione è un segnale importante, perché riconosce che non sempre una grande quantità di turisti significa beneficio per il territorio. Il modello messo in atto punta invece a selezionare una fruizione più responsabile e consapevole delle risorse, mirando a un turismo che rispetti le comunità e preservi le caratteristiche uniche delle isole.

Il dilemma italiano tra turismo di massa e vivibilità nelle città d’arte

L’esperienza italiana, tuttavia, è diversa. Luoghi famosi come Firenze, Roma o Venezia continuano ad affrontare ondate di visitatori fortissime senza misure di contenimento efficaci. Le città d’arte sono prese d’assalto giorno e notte, in alcuni casi la densità di turisti supera quella degli abitanti.

Questo fenomeno divide: da una parte c’è chi vede nel turismo una fonte economica importante, capace di sostenere attività commerciali, ristoranti e trasporti; dall’altra, chi denuncia un degrado continuo degli spazi pubblici e della qualità di vita per i residenti. Le amministrazioni faticano a pensare a restrizioni perché il movimento economico legato ai visitatori appare predominante.

La resistenza al cambiamento e le proteste dei residenti

L’Italia non sembra vicina a ridurre il numero dei turisti o a limitare l’accesso ai luoghi più ambiti. Anche esperienze recenti, come manifestazioni di dissenso dei residenti a Venezia o a Firenze, hanno portato poco a cambiamenti reali. C’è una sorta di rassegnazione all’idea che i soldi legati al turismo di massa valgano più del benessere sociale o della conservazione a lungo termine.

Turismo e politica: la tentazione di accendere la folla per ottenere consenso

Il fenomeno non si limita alle città o ai social media. Anche la politica, spesso, si nutre della presenza di folle, di manifestazioni rumorose e appariscenti. Contraddicendo l’idea della rappresentanza, talvolta il consenso si piega a dinamiche di spettacolo basate sulla quantità, piuttosto che sulla qualità dei rapporti con i cittadini.

Chi cerca di attrarre masse a ogni costo coinvolge un pubblico ampio, ma rischia di non costruire basi solide per un dialogo serio o una partecipazione consapevole. Lo sappiamo, la politica che si emoziona per la folla preferisce il consenso immediato, ma non sa rispondere alle esigenze profonde di una comunità.

Conseguenze sul territorio e modelli a confronto

Nel caso del turismo invece questa logica produce effetti concreti: territori sovraffollati, infrastrutture affaticate, un aumento dei prezzi e una crescita del disagio locale. Le Baleari hanno preso una decisione netta, nel tentativo di proteggere chi vive sulle loro isole; mentre in Italia, al momento, il modello resta orientato ad accogliere quanti più turisti possibile, anche a rischio di compromettere l’equilibrio sociale e ambientale.