La clausola del fidanzato a punteggio: scandalo e dettagli sul contratto riservato ai borsisti universitari
La clausola del fidanzato a punteggio ha suscitato polemiche riguardo ai diritti degli studenti borsisti, coinvolgendo figure come Giuseppe Conte e sollevando interrogativi su criteri di selezione e controllo delle relazioni personali.

L'articolo analizza la controversa "clausola del fidanzato a punteggio" nei contratti per studenti borsisti universitari, evidenziando criticità nei criteri di selezione, privilegi concessi e il coinvolgimento di figure pubbliche come Giuseppe Conte nella gestione disciplinare. - Unita.tv
La vicenda della cosiddetta “clausola del fidanzato a punteggio” ha acceso il dibattito sulle regole che riguardano studenti borsisti in alcuni corsi universitari. Questo articolo ricostruisce il contenuto del contratto, le modalità di selezione e i privilegi riconosciuti agli studenti borsisti, oltre al coinvolgimento di figure pubbliche come Giuseppe Conte nella vicenda. Attraverso testimonianze dirette e dialoghi, emergono aspetti controversi legati ai criteri di valutazione dei rapporti personali imposti agli studenti e le reazioni suscitate dal caso.
Cosa prevedeva la clausola del fidanzato a punteggio
La clausola del fidanzato a punteggio era inserita nel contratto consegnato ai borsisti di un corso universitario. Secondo la formulazione originale, ogni studente doveva valutare il proprio partner sentimentale secondo una scala prestabilita. Se il punteggio risultava sotto una certa soglia minima, era prevista una ‘rivalutazione’ del rapporto. L’obiettivo dichiarato era quello di fare attenzione alle persone con cui si frequentava, in un’ottica di tutela dell’immagine e del comportamento degli studenti borsisti.
L’approccio però ha sollevato molte critiche, in quanto richiedeva un controllo quasi autoritario sulle relazioni personali. Alcuni l’hanno definito addirittura “dittatoriale” per l’aspetto di esclusiva sociale e il controllo imposto. L’inserimento di clausole così personali all’interno di un contratto legato a un percorso formativo ha fatto discutere non solo gli addetti ai lavori, ma anche l’opinione pubblica. La clausola ha rappresentato un esempio estremo delle condizioni imposte a studenti ritenuti “privilegiati” e ha messo in luce una gestione controversa della disciplina e delle prerogative all’interno dell’ambiente accademico.
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Modalità di selezione e diritti degli studenti borsisti
Gli studenti che ottenevano la borsa di studio venivano scelti principalmente sulla base dei titoli accademici e del voto di laurea. Tuttavia, l’ultimo giudizio sulla selezione spetta a una singola figura, che può decidere chi passa o no in base a criteri discrezionali. Nel corso dell’intervista emerge come questo potere individuale costituisca un elemento delicato, poiché può influire sulle opportunità offerte a studenti che partecipano a un percorso molto ambito e ristretto.
Vantaggi dei borsisti
I borsisti godevano di vantaggi materiali e didattici. L’aspetto più significativo consisteva nella possibilità di non pagare né il corso né i libri, una condizione di risparmio non indifferente. Inoltre, avevano a disposizione un’assistenza didattica personalizzata, spesso organizzata in gruppi di studenti. Questi incontri si svolgevano in sedi confortevoli come hotel, scatenando domande sulla natura e sull’ambiente scelto per la formazione.
Gli studenti così potevano godere di un trattamento privilegiato, che però non appariva uguale per tutti. In particolare, a far domanda erano per lo più donne, di gran lunga superiori rispetto agli uomini, e questo si rifletteva nelle percentuali dei beneficiari.
Il ruolo di giuseppe conte e la commissione disciplinare
Sul caso interviene pure un personaggio di rilievo come Giuseppe Conte, che ha ricoperto il ruolo di presidente della commissione disciplinare incaricata di indagare sull’applicazione del contratto contestato. L’avvocato Bellomo, coinvolto nella vicenda, racconta di aver ricevuto un’inchiesta senza accuse precise e dettagliate. Secondo lui, non gli è stato indicato alcun punto concreto del contratto ritenuto lesivo per la dignità delle donne o per altri aspetti.
Bellomo sottolinea come le contestazioni fossero vaghe e senza fondamento specifico. Né la clausola del fidanzato, né il dress code previsto, avevano contenuti illeciti. Il confronto con Conte appare quindi simbolo di un progetto più ampio, definito ‘sballato’, che ha generato un procedimento disciplinare basato su accuse generiche. La gestione di questa situazione mette in risalto tensioni interne e difficoltà nel definire i limiti dei regolamenti interni agli atenei o corsi selettivi, in particolare quando questi toccano aspetti personali e sensibili della vita degli studenti.
Siparietto finale e impressioni sull’intervista
L’intervista si chiude con un dialogo più leggero tra Fabrizio Corona e l’avvocato Bellomo. Corona, noto personaggio televisivo, si lascia andare a battute su bellezza e seduzione, creando un momento di leggerezza dopo la discussione su temi spinosi. Bellomo gioca con l’ironia, definendosi ancora attraente rispetto ai coetanei, ma con realismo ammette che nessuno può davvero credere di poter sedurre ogni donna.
Corona mostra fiducia in sé stesso e provoca una sfida sull’aspetto in cui lui e Bellomo si considerano migliori. La risposta secca dell’avvocato chiude il sipario sull’intervista. Questo momento informale porta un tocco umano e simpatico, lasciando al pubblico l’impressione di aver assistito a un confronto diretto, senza filtri, tra due figure pubbliche con ruoli molto diversi ma dialoganti. Di fatto, la vicenda del contratto e della clausola del fidanzato resta al centro dell’attenzione, ieri come oggi, con molte questioni ancora aperte nel mondo universitario.