
Il 8 e 9 giugno gli italiani voteranno su cinque referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza, con il quorum necessario per la validità. Social e influencer promuovono la partecipazione giovanile, mentre il governo introduce il divieto di smartphone nelle scuole per migliorare la concentrazione. - Unita.tv
Si avvicina il momento delle urne per gli italiani: il 8 e il 9 giugno saranno chiamati a esprimersi su cinque quesiti referendari. Quattro riguardano modifiche in materia di lavoro, mentre uno verte sulla cittadinanza. Sono tutti referendum abrogativi, quindi si potrà votare per cancellare o meno parti di leggi esistenti. Attenzione però: in questi casi serve il quorum, ovvero il 50% più uno degli aventi diritto al voto, perché la consultazione sia valida. Senza questo requisito, anche una netta maggioranza di “sì” non darebbe effetto ai referendum. In queste settimane infatti si sono alzate voci sia a favore della partecipazione sia per l’astensione, quest’ultima vista come modo per far fallire la consultazione.
Referendum abrogativi: il ruolo decisivo del quorum e le tensioni sull’astensione
La peculiarità dei referendum abrogativi è proprio la necessità del quorum per convalidarne l’esito. Se meno della metà degli aventi diritto va a votare, il voto non produce effetti indipendentemente dal risultato. In Italia il quorum richiesto è la metà più uno dei cittadini iscritti alle liste elettorali. Negli ultimi giorni, alcune forze politiche e gruppi sociali hanno invitato formalmente all’astensione con l’obiettivo di vanificare il referendum, specie su temi delicati come lavoro e cittadinanza. Questi richiami all’astensione sono motivati da valutazioni politiche e sociali contro i quesiti, ma rischiano di ridurre drasticamente la partecipazione.
Iniziative per contrastare l’astensione
Al contempo, alcune figure pubbliche e creator digitali hanno deciso di scendere in campo per contrastare questo fenomeno, soprattutto tra i giovani. Puntano a smontare l’immagine di una nuova generazione disinteressata alla politica e alle istituzioni. Vogliono spingere coetanei e cittadini alla partecipazione attiva, raccontando con ironia e contenuti di facile fruizione i motivi per cui i referendum dovrebbero essere sostenuti. L’opinione pubblica si trova così al crocevia tra strategie opposte: da una parte la sfida sull’astensione, dall’altra l’impegno per coinvolgere un elettorato spesso distratto.
Iniziative social e campagne di influencer per avvicinare i giovani al voto
Il web si è acceso nelle ultime settimane per le campagne sul voto referendario. Tra i protagonisti spiccano The Jackal, collettivo comico napoletano noto soprattutto tra i più giovani. Sul loro canale Instagram hanno rilanciato uno sketch risalente a circa tre anni fa, diventato virale. Il video mostra una discussione tra amici che cercano di decidere quale pizza ordinare, mentre uno di loro, rilassato, lascia che gli altri pensino al voto. La scena usa ironia e dialoghi semplici, avvicinando un pubblico giovane a temi politicamente densi come i referendum.
Personaggi e toni diversi nella comunicazione
Altri creativi come Ceppe Pasciano e Connie Dentice hanno invece scelto un tono più irriverente per veicolare messaggi chiari. Riprendendo la celebre scena dell’“orgasmo al ristorante” dal film “Harry ti presento Sally”, hanno realizzato brevi video in cui spiegano i benefici attesi da alcuni referendum sul lavoro. L’obiettivo è far comprendere che i quesiti mirano a garantire una migliore tutela contro licenziamenti ingiustificati e a ridurre forme di precariato, specie nelle piccole imprese, dove spesso questi problemi si accentuano. I video puntano a spingere a “dire sì” per una società con più diritti e meno esclusione.
Queste iniziative, tra ironia e messaggi diretti, cercano di superare un gap storico di partecipazione giovanile. Valorizzano la capacità del voto di incidere sulla qualità della vita lavorativa e civile. Quindi, proprio sui social, dove passano molte ore i giovani italiani, si cerca di farsi portavoce di questioni civiche come mai prima d’ora. I loro messaggi insistono sul valore di partecipare ed essere parte attiva nelle scelte future del paese.
Le novità dal governo e l’impatto sulle scuole: il divieto degli smartphone annunciato dal ministro valditara
Proprio alla vigilia della consultazione referendaria, il governo ha confermato una misura che riguarda direttamente le scuole superiori italiane. Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione, ha reso noto il divieto all’uso di smartphone nelle classi dagli imminenti mesi scolastici. La decisione nasce dalla volontà di contrastare le distrazioni e favorire un clima più concentrato durante le lezioni. Già da ora, in alcune scuole pilota, si sono sperimentati provvedimenti simili con riscontri misti tra studenti e insegnanti.
Dibattito sul ruolo della tecnologia nella formazione
Questa misura si inserisce in un dibattito aperto sulla tecnologia e la formazione delle nuove generazioni. Da un lato si riconosce l’importanza degli strumenti digitali per studio e comunicazione. Dall’altro, però, si sottolineano i rischi di dipendenza e di abbassamento dell’attenzione durante le ore scolastiche. Il divieto del ministro Valditara ha raccolto pareri contrastanti: c’è chi lo giudica necessario e chi lo considera eccessivo.
In ogni caso, il tema accompagna l’atmosfera politica e sociale in cui si voterà il 8 e 9 giugno. La scuola è un microcosmo dove si formano nuove generazioni di cittadini. Le decisioni che la riguardano influenzano anche gli atteggiamenti verso temi civici e sociali come i referendum in calendario. Queste novità renderanno il contesto scolastico più severo rispetto a un uso libero dei dispositivi mobili, un aspetto che interessa le famiglie, insegnanti e studenti in tutto il paese.
Il voto referendum, la mobilitazione social e le novità scolastiche tratteggiano così un’Italia pronta a misurarsi su più fronti tra scelte politiche e progettualità. Dopo il 9 giugno si saprà non solo come è andato il voto, ma anche come sono cambiati gli atteggiamenti verso la partecipazione e l’educazione civica nelle nuove generazioni.