Negli ultimi anni la missione della Chiesa si è estesa anche al mondo digitale, dove sacerdoti, laici e giovani da tutto il mondo usano i social per diffondere il Vangelo. A Roma, il 28 e 29 luglio, si terrà il Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici, un evento che segue il primo raduno globale realizzato a Lisbona nel 2023 in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Monsignor Lucio Adrian Ruiz, segretario del dicastero per la Comunicazione, ha illustrato le caratteristiche di questo appuntamento, sottolineando l’importanza della presenza e del servizio nella missione online.
Partecipazione record da più di quaranta paesi: mille iscritti al giubileo di Roma
Le adesioni ai due giorni di incontri in programma all’Auditorium di via della Conciliazione hanno superato la soglia delle mille persone provenienti da oltre quaranta Paesi diversi. Questo numero ha reso necessario chiudere le iscrizioni, nonostante continuino ad arrivare registrazioni, soprattutto da parte dei giovani. La risposta all’appello della Chiesa si presenta significativa, indicando un desiderio diffuso tra nuove generazioni di impegnarsi nell’annuncio del Vangelo anche attraverso le piattaforme digitali. Il raduno sarà un’occasione per scambiare esperienze e riflettere sulla missione in un contesto ormai dominante come quello della comunicazione online.
La decisione di limitare il numero dei partecipanti è legata allo spazio disponibile nelle strutture prescelte a Roma. Questo limite crea però aspettative per future iniziative simili, capaci di coinvolgere ancora più persone interessate a testimoniare la fede nel digitale. L’impegno di sacerdoti, religiosi e laici di diverse età rende evidente come la rete sia ormai uno spazio centrale per la diffusione dei messaggi religiosi. Nell’attesa dell’incontro, cresce l’attenzione sul ruolo che missionari digitali e influencer cattolici potranno svolgere nei prossimi anni.
Il gesto di consacrazione a Maria nei giardini vaticani: radici spirituali antiche per la missione digitale
Durante il Giubileo è prevista una cerimonia particolare nei Giardini Vaticani, dedicata alla consacrazione della missione digitale a Maria. Monsignor Ruiz chiarisce che tale gesto rientra nella tradizione consolidata della Chiesa di affidarsi a Maria come guida spirituale nelle attività missionarie. Maria rappresenta, secondo papa Francesco, la «prima influencer di Dio» e svolge un ruolo materno nel cammino evangelico. La consacrazione implica chiedere la sua protezione e il suo sostegno in un contesto nuovo ma coerente con la storia cristiana.
Il richiamo a Maria come Stella dell’Evangelizzazione richiama l’attenzione sul significato simbolico di affidare alla Madre il cammino online dove, dietro ogni messaggio o clic, c’è una persona concreta e amata da Dio. Questo atto sottolinea l’aspetto personale e spirituale della missione digitale, che non deve ridursi a mera comunicazione tecnica ma conservare il contatto umano e la dimensione di cura. La consacrazione segna così il rapporto vitale tra fede, tecnologia e accompagnamento materno.
Missione digitale: servire e accompagnare anziché emergere o cercare visibilità
Quanto conta la popolarità per chi annuncia il Vangelo online? Monsignor Ruiz risponde citando la parola di Gesù: «chi vuol essere primo sia l’ultimo». La missione digitale non è una competizione per emergere ma un servizio rivolto agli altri. Essere presenti significa ascoltare, aiutare e accompagnare nelle domande che la cultura digitale suscita. La missione online si pone come un movimento verso gli altri, replicando lo spirito di «andate» che ha mosso gli apostoli.
La testimonianza autentica è l’elemento che fa la differenza: la coerenza tra parola e vita, la forza trasformante dell’amore di Gesù, l’ascolto rispettoso che apre domande e condivide speranza. Anche conoscenze pratiche di tecnologie e algoritmi giochi un ruolo, per evitare i rischi e costruire spazi positivi. La Chiesa si inserisce in questa realtà cogliendo le sfide culturali del digitale come parte della propria missione, senza sovrapposizioni ma offrendo orientamenti e punti di riferimento.
Utilizzare il digitale come porta per incontri reali e comunità concrete
La rete non può restare un fine ma serve come un ponte verso l’incontro vero con la comunità e con Cristo. Monsignor Ruiz spiega che il digitale facilita l’offerta di catechesi e testimonianze, crea spazi di ascolto, ma deve condurre ad esperienze di fede pluri-dimensionali: partecipare alla Messa, alla preghiera comune, entrare in gruppi di servizio. L’obiettivo è formare discepoli che incontrino il volto vivo di Cristo nei sacramenti e nell’impegno quotidiano di carità.
Il digitale consente di raggiungere persone nei «crocevia» dei loro percorsi di vita, proprio come il Buon Samaritano si è fermato per aiutare chi ha bisogno. Le domande esistenziali che davanti allo schermo emergono trovano risposta nella comunità ecclesiale. Il web diventa allora il primo passo di un cammino che prosegue nella relazione e nella vita concreta delle parrocchie e delle fraternità.
Affrontare odio e conflitti online con il modello del buon samaritano digitale
Il mondo digitale presenta anche aspetti complessi come la violenza verbale e i cosiddetti «leoni da tastiera». La sfida è abitare questi spazi con la «grammatica del Buon Samaritano», cioè stare vicino alle ferite, parlare con rispetto e cura, offrire un aiuto umano che consola e genera speranza. Papa Francesco ha coniato il termine «samaritanare» per descrivere questo stile di presenza che mantiene dialogo e rispetto anche in contesti difficili.
Il digitale favorisce l’anonimato e la leggerezza con cui si possono lanciare parole dure senza assumersi responsabilità. Scappare da questi ambienti non risolve il problema, perché Gesù chiede ai discepoli di «stare nel mondo senza essere del mondo». È quindi necessario accompagnare chi vive la rete, formare e sostenere chi annuncia il Vangelo online. La Chiesa intende camminare al fianco di queste persone capaci di testimoniare una presenza pacificatrice nei contesti virtuali.
Aspettative dopo il giubileo: camminare insieme nella comunione della missione
Il Giubileo non segna una conclusione ma rappresenta un momento di sostegno e rilancio per chi svolge l’evangelizzazione sul web. Monsignor Ruiz evidenzia la necessità che i missionari digitali si sentano parte di una famiglia più ampia, legati alla Chiesa che accoglie, istruisce e sostiene. La missione è compito di tutto il Corpo di Cristo ed è fondamentale che questa dimensione comunitaria resti centrale anche nella dimensione digitale.
La Chiesa vuole offrire concretezza e accompagnamento, non lasciare soli gli evangelizzatori ma coinvolgerli nella storia della comunità cristiana. Un invito a mantenere saldo il rapporto con l’istituzione ecclesiastica, evitando la tentazione di protagonismi isolati. La missione digitale si colloca così all’interno di un cammino condiviso, alla ricerca di portare la luce del Vangelo nelle vicende concrete del mondo.
Il raduno romano si annuncia come un evento importante per accompagnare gli evangelizzatori online, sottolineando la tenerezza con cui la Chiesa sostiene questa nuova forma di testimonianza. A due anni dal primo raduno globale, resta aperta la sfida di costruire una presenza cristiana nel digitale capace di tradurre il messaggio di Cristo in esperienze di pace e unità tra le persone.
Ultimo aggiornamento il 22 Luglio 2025 da Matteo Bernardi