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Ddl ferragni: nuove regole per la trasparenza nelle iniziative benefiche degli influencer e content creator

Il ddl Ferragni, in discussione al Parlamento italiano, mira a garantire trasparenza nelle campagne di beneficenza promosse da influencer e creator, dopo il caso del “pandoro gate”.

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Il ddl Ferragni mira a regolamentare le campagne benefiche promosse da influencer, garantendo trasparenza su destinatari, utilizzo e tempi delle donazioni, per tutelare i consumatori e prevenire pratiche ingannevoli. - Unita.tv

Il Parlamento italiano sta esaminando un disegno di legge noto come ddl ferragni che punta a regolare con più rigore le campagne di beneficenza promosse da influencer e creator sui social e non solo. L’obiettivo è evitare che i consumatori vengano tratti in inganno riguardo alla destinazione dei fondi raccolti attraverso la vendita di prodotti legati a finalità solidali. Il provvedimento nasce dopo un caso che ha scosso l’opinione pubblica, quello del cosiddetto “pandoro gate”, e promette di introdurre norme precise per garantire trasparenza e correttezza nelle operazioni commerciali con finalità benefiche.

Il contesto che ha fatto scattare il ddl ferragni

Il disegno di legge arriva dopo l’intervento dell’Antitrust che ha multato per oltre un milione di euro l’influencer Chiara Ferragni e l’azienda Balocco, coinvolti nella vendita del pandoro “Pink Christmas”. L’iniziativa prevedeva che parte del ricavato delle vendite sarebbe stata devoluta all’ospedale Regina Margherita di Torino. Ma l’Autorità garante ha accertato che quei fondi non sono stati trasferiti in modo trasparente verso i soggetti beneficiari, configurando una pratica commerciale scorretta. Questa vicenda ha acceso il dibattito sulla necessità di regolamentare in modo più stringente le campagne pubblicitarie con finalità benefiche, soprattutto quando collegate a personaggi molto seguiti sui social.

Il ddl ferragni è stato presentato dal ministero delle imprese e del made in Italy e ora è all’esame della commissione attività produttive della Camera. Il relatore Gianluca Caramanna di Fratelli d’Italia ha spiegato che lo scopo principale è tutelare il consumatore, affinché riceva informazioni chiare e attendibili ogni volta che acquista un prodotto associato a una raccolta fondi o a una donazione. “Soltanto così si potrà evitare che chi sostiene una causa venga poi deluso da trasparenze nulle o insufficienti.”

Le regole essenziali per la trasparenza nelle vendite solidali

Il disegno di legge impone tre regole fondamentali per dare chiarezza ai consumatori sulle campagne benefiche legate a prodotti commerciali. Innanzitutto, bisogna indicare con precisione chi sarà il beneficiario della donazione. Non è più possibile lasciare spazio a generiche promesse senza nomi o enti ben individuati. Deve esserci una lista ufficiale di associazioni o enti cui saranno destinati i fondi.

In secondo luogo, ogni acquirente deve poter sapere in che modo verranno utilizzati quei soldi. Non basta dire che una parte del ricavato andrà in beneficenza: bisogna specificare la quota parte e il tipo di intervento che sarà finanziato. Questo dettaglio deve apparire chiaro sia sull’etichetta del prodotto che nella comunicazione pubblicitaria, inclusi i canali digitali e i social network. L’obbligo non riguarda la sola pubblicità tradizionale, ma anche i formati online dove influencer e creator promuovono i prodotti.

Infine, il consumatore deve essere informato su tempi e modalità con cui la donazione sarà effettivamente versata agli enti benefici. Non potranno più esserci ritardi o mancati trasferimenti inspiegati. L’obiettivo è garantire che chi acquista un prodotto con finalità solidali abbia sicurezza sulle reali destinazioni del proprio denaro.

Le conseguenze per chi non rispetta le norme sulla trasparenza

Il disegno di legge prevede un sistema di controlli e sanzioni per chi non rispetta le regole. Spetta ad Agcom, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni, verificare che l’indicazione sulle donazioni appaia in modo visibile e trasparente nei messaggi pubblicitari. Quando l’operazione coinvolge influencer o content creator, anche loro devono specificare con chiarezza come saranno impiegati i fondi raccolti.

Il legislatore ha stabilito che entro tre mesi dalla conclusione delle vendite il beneficiario deve aver ricevuto la somma promessa. Se ciò non avviene scatteranno sanzioni da 5mila fino a 50mila euro. Si tratta di una misura amministrativa detta a coprire irregolarità meno gravi, ma il testo avverte che eventuali violazioni più gravi potrebbero configurare reati penali con conseguenze più pesanti, come già successo in altri casi simili.

Trasparenza e integrità nelle raccolte fondi

Le norme mirano così a scoraggiare comportamenti ingannevoli in ambito commerciale che coinvolgono iniziative di solidarietà. La trasparenza diventa quindi un obbligo sia per chi produce e vende, sia per chi promuove un prodotto a fini benefici, con l’intento di proteggere l’integrità delle raccolte di fondi e la fiducia del pubblico che sostiene queste campagne.