Il modo in cui decidiamo di viaggiare è da tempo al centro di studi approfonditi. Pietro Beritelli, docente di economia aziendale all’università di San Gallo, ha dedicato anni a capire cosa spinge le persone a scegliere una meta piuttosto che un’altra. Il suo lavoro più recente si concentra sull’effetto dei social media nelle decisioni turistiche, mettendo in luce dinamiche poco scontate rispetto alle aspettative comuni.
Indagine sulle motivazioni dietro le scelte turistiche
Beritelli ha condotto uno studio intitolato «How do leisure travel decisions comes about?», intervistando 256 persone riguardo ai loro viaggi personali e quelli delle loro cerchie strette. In totale sono stati analizzati 512 viaggi della durata superiore a un giorno e 256 escursioni giornaliere. L’obiettivo era comprendere quali fonti influenzano maggiormente la decisione finale sulla destinazione.
Dai dati raccolti emerge che il passaparola resta la forma più efficace nel guidare le scelte turistiche. Le piattaforme social svolgono un ruolo importante come veicolo per diffondere informazioni tra amici, conoscenti e parenti ma non per contenuti creati da influencer o celebrità. Nessuno degli intervistati ha infatti indicato questi ultimi come fonte significativa nella fase decisionale.
Riflessioni sulla differenza tra influencer e passaparola
Questa distinzione fa riflettere soprattutto considerando l’enorme investimento pubblicitario sui canali digitali basati su volti noti del web o dello spettacolo. Per Beritelli il valore reale risiede nelle testimonianze dirette, percepite come più autentiche rispetto ai post sponsorizzati o promozionali.
Il peso del passaparola rispetto alla pubblicità sui social
Intervistato dal Corriere del Ticino, Beritelli ha ribadito lo scetticismo maturato durante lo studio anche nel suo ruolo di presidente del consiglio d’amministrazione di Heidiland Tourismus. Le strategie basate sugli influencer appaiono meno efficaci quando confrontate con la forza della raccomandazione personale.
La tecnologia digitale amplifica la quantità delle proposte ricevute dagli utenti ma questo fenomeno riduce allo stesso tempo l’attenzione dedicata ad ogni singolo messaggio pubblicitario o suggerimento online. I contenuti diventano così simili a cartoline moderne: frequenti ma spesso trascurati se privi di un legame diretto con chi li riceve.
Secondo Beritelli solo eventi specifici possono attrarre interesse tramite i social media; tuttavia devono essere accompagnati da elementi concreti come prezzi vantaggiosi o location facilmente raggiungibili per risultare davvero convincenti nella scelta finale dei consumatori turistici.
Il ruolo degli eventi e delle offerte last minute
Limiti dell’influenza sociale su mete lontane versus escursioni vicine
Un altro aspetto evidenziato riguarda la distanza geografica delle destinazioni considerate dai viaggiatori intervistati nello studio svizzero-italiano. Le mete lontane mantengono una barriera difficile da superare attraverso i soli stimoli mediatici online; il sogno del viaggio ideale non si traduce automaticamente in prenotazioni grazie ai post sui social network.
Al contrario gli spostamenti brevi verso località vicine mostrano maggiore suscettibilità agli effetti generati dalla rete sociale digitale perché sono percepiti come accessibili senza grandi sacrifici logistici ed economici. In questi casi gli utenti possono lasciarsi convincere da offerte last minute oppure eventi particolari segnalati via Facebook o Instagram.
Differenze tra gite fuori porta e vacanze lunghe
Questo approccio porta quindi ad associare gli strumenti digitali soprattutto alle cosiddette gite fuori porta piuttosto che alle vacanze lunghe, dove invece prevalgono ragionamenti più complessi legati a budget, tempi disponibili, esperienze precedenti.
Perché le destinazioni non sono semplicemente marchio commerciale
Beritelli mette in discussione anche l’idea diffusa che alcune località possano essere trattate alla stregua di brand commercializzati sul mercato globale. Secondo lui paesi e città esistono indipendentemente dalle campagne promozionali; prendendo due esempi italiani citati nell’intervista — Italia e Como — queste realtà hanno una presenza consolidata che va oltre qualsiasi tentativo pubblicitario.
L’unico caso dove film o serie televisive riescono ad aumentare significativamente l’attrattiva turistica è quando raccontano storie capaci davvero colpire emotivamente chi guarda. Solo allora si crea quel “effetto drammaturgico” capace trasformare scenari conosciuti in mete desiderabili.
In definitiva lo studio rivela quanto sia sottile il confine tra comunicazione efficace e sovraccarico informativo nel mondo dei viaggi moderni, confermando quanto contino ancora molto i rapporti diretti fra persone reali piuttosto che messaggi generici veicolati dai canali digitali popolari oggi.