La russificazione delle aree occupate in Ucraina: la testimonianza di Anastasia da Ernergodar

Anastasia, ingegnera di 36 anni di Ernergodar, racconta la vita sotto occupazione russa a Zaporizhzhia, evidenziando la pressione per la russificazione e l’alterazione dell’identità culturale ucraina.
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La russificazione delle aree occupate in Ucraina: la testimonianza di Anastasia da Ernergodar - unita.tv

La situazione nelle aree occupate dalla Russia in Ucraina continua a deteriorarsi, con la popolazione locale costretta ad affrontare una serie di misure oppressive. Anastasia, un’ingegnera di 36 anni originaria di Ernergodar, ha condiviso la sua esperienza e quella dei suoi familiari rimasti nella città vicina alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, sotto il controllo russo dal marzo 2022. La sua testimonianza offre uno sguardo inquietante sulle conseguenze della russificazione forzata.

La vita sotto occupazione: paura e obbligo di russificazione

Anastasia racconta di come gli agenti e i collaborazionisti russi siano presenti in ogni angolo della sua città natale. La sua fuga dall’Ucraina è stata una scelta difficile, ma per i suoi familiari, rimanere significava affrontare una realtà spaventosa. «Sono stati costretti a prendere la cittadinanza russa per sopravvivere», spiega. Questa imposizione ha trasformato la vita quotidiana in un incubo, dove l’identità ucraina è messa in discussione e la libertà di espressione è praticamente inesistente.

La pressione per conformarsi al regime russo si manifesta in vari modi, tra cui l’imposizione del passaporto russo. Anastasia sottolinea che chi rifiuta di accettare questa nuova identità si trova a vivere in uno stato di vulnerabilità estrema. «Se non accetti di essere russo, le tue proprietà diventano automaticamente a rischio», avverte. Questa condizione crea un clima di terrore, dove la vita delle persone vale meno di zero e ogni passo falso può portare a conseguenze devastanti.

L’istruzione e la cultura sotto attacco

Un altro aspetto critico della russificazione è l’alterazione dei programmi scolastici. Anastasia racconta che i libri di testo ucraini sono stati rimossi e sostituiti con materiali che promuovono la cultura russa. Questo cambiamento non solo influisce sull’istruzione dei giovani, ma rappresenta anche un tentativo sistematico di cancellare l’identità culturale ucraina. La mancanza di accesso ai media ucraini, se non attraverso Internet, limita ulteriormente la possibilità di mantenere un legame con la propria cultura e storia.

La testimonianza di Anastasia mette in luce il dramma di una popolazione costretta a vivere in un regime di paura e repressione. La sua esperienza personale è amplificata dalla brutalità del regime, come dimostra la tragica sorte dell’ex sindaco di Ernergodar, ucciso senza pietà. «Nessuno osa parlarne per timore di rappresaglie», afferma, evidenziando come il silenzio e la paura siano diventati parte integrante della vita quotidiana.

La speranza di un futuro migliore

Nonostante la situazione disperata, Anastasia conserva un barlume di speranza. La sua fuga dall’Ucraina rappresenta un atto di resistenza, un modo per mantenere viva la propria identità e per cercare un futuro migliore. La comunità internazionale continua a monitorare la situazione, e la testimonianza di persone come Anastasia è fondamentale per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sta accadendo nelle aree occupate.

La lotta per la libertà e l’identità culturale in Ucraina è ben lontana dall’essere conclusa. La voce di chi vive sotto occupazione è cruciale per comprendere le sfide che la popolazione deve affrontare ogni giorno. La storia di Anastasia è solo una delle tante, ma rappresenta un potente richiamo all’azione e alla solidarietà nei confronti di chi continua a resistere.

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