Israele sviluppa un’intelligenza artificiale per la sorveglianza dei palestinesi: preoccupazioni sui diritti umani

L’esercito israeliano sviluppa un software di sorveglianza basato su intelligenza artificiale per monitorare la popolazione palestinese, suscitando preoccupazioni sui diritti umani e sulla privacy. Progetto dell’Unità 8200.
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Israele sviluppa un'intelligenza artificiale per la sorveglianza dei palestinesi: preoccupazioni sui diritti umani - unita.tv

L’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo sempre più centrale nelle operazioni di sorveglianza militare in Israele. Recenti rapporti rivelano che l’esercito israeliano sta sviluppando un software simile a ChatGPT, addestrato su miliardi di conversazioni in arabo, con l’obiettivo di identificare potenziali bersagli e monitorare la popolazione palestinese. Questa iniziativa ha sollevato allarmi riguardo alla privacy, ai diritti umani e alla repressione nei territori occupati.

L’unità 8200 e il nuovo software di sorveglianza

L’Unità 8200, una delle squadre di guerra informatica più prestigiose dell’intelligence militare israeliana, è al centro di questo progetto. Secondo un’indagine condotta da +972 Magazine, Local Call e The Guardian, l’unità ha lavorato negli ultimi due anni a un software che utilizza modelli linguistici avanzati, addestrato su oltre 100 miliardi di parole in arabo. Questo include conversazioni private, ottenute attraverso un monitoraggio massivo della popolazione palestinese.

Zach Campbell, ricercatore senior presso Human Rights Watch, ha evidenziato come queste informazioni siano altamente personali e provengano da individui non sospettati di alcun crimine. Il software, una volta completato, sarà utilizzato per identificare persone sospette, alimentando preoccupazioni riguardo alla violazione della privacy e dei diritti umani. Nadim Nashif, direttore del gruppo palestinese per i diritti digitali 7amleh, ha descritto i palestinesi come “cavie” in un laboratorio tecnologico, sottolineando che l’IA viene utilizzata per mantenere un regime di apartheid e occupazione.

Implicazioni etiche e rischi dell’intelligenza artificiale

L’uso dell’IA come strumento di sorveglianza solleva questioni etiche significative. Il software sviluppato dall’Unità 8200 potrebbe amplificare il potere di controllo su una popolazione già vulnerabile. Una fonte di intelligence ha dichiarato che l’intelligenza artificiale consente di monitorare un numero maggiore di persone, facilitando operazioni di sorveglianza su larga scala. Ciò non si limita a prevenire attacchi, ma include anche il tracciamento di attivisti per i diritti umani e la sorveglianza della popolazione palestinese nell’Area C della Cisgiordania.

L’IA, tuttavia, non è infallibile. Ori Goshen, co-CEO di AI21 Labs, ha avvertito che i modelli linguistici possono generare risposte errate, un fenomeno noto come “allucinazione”. Campbell ha aggiunto che gli errori intrinseci ai modelli possono portare a conseguenze gravi, come l’incriminazione di persone innocenti. Precedenti esperimenti con sistemi simili hanno mostrato tassi di errore significativi, con conseguenze fatali per i palestinesi.

L’uso dell’IA nelle operazioni militari israeliane

L’intelligenza artificiale è già utilizzata dall’esercito israeliano per raccogliere informazioni sensibili su vari aspetti della vita dei palestinesi, inclusi aspetti finanziari, orientamento sessuale e problemi di salute. I software di sorveglianza analizzano conversazioni e stilano liste di sospetti da arrestare, contribuendo a un sistema di controllo sempre più rigoroso. Fonti anonime hanno rivelato che l’IDF stabilisce obiettivi quantitativi, come il numero di arresti da effettuare mensilmente.

Nonostante le richieste di commento, l’IDF ha dichiarato che l’uso di strumenti tecnologici segue un processo rigoroso per garantire l’accuratezza delle informazioni. Tuttavia, esperti avvertono che l’uso indiscriminato dell’IA nelle operazioni militari potrebbe intensificare la repressione nei confronti dei palestinesi, complicando ulteriormente il rispetto dei loro diritti fondamentali.