Emergenza umanitaria a Gaza: il dramma di bambini e donne sotto i bombardamenti

Il 18 marzo 2025, i bombardamenti israeliani su Gaza hanno ripreso causando oltre 400 morti e centinaia di feriti, con ospedali sopraffatti e organizzazioni umanitarie in difficoltà.
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Emergenza umanitaria a Gaza: il dramma di bambini e donne sotto i bombardamenti - unita.tv

La situazione a Gaza è diventata insostenibile dopo il ripristino dei bombardamenti da parte dell’aviazione israeliana, avvenuto il 18 marzo 2025. Le organizzazioni umanitarie, tra cui Medici Senza Frontiere ed Emergency, segnalano un numero crescente di vittime, con un bilancio che include molti civili, in particolare donne e bambini. Gli ospedali, già provati da settimane di conflitto, si trovano ora a fronteggiare un’emergenza senza precedenti.

Il ritorno della violenza e le prime conseguenze

Nella notte tra il 17 e il 18 marzo, i caccia israeliani hanno ripreso a colpire la Striscia di Gaza, dopo un periodo di tregua durato 59 giorni. In poche ore, più di 400 persone hanno perso la vita, e il numero dei feriti è salito a centinaia. Le esplosioni hanno risuonato in tutti e cinque i comuni della Striscia, seminando il panico tra la popolazione. Le autorità sanitarie hanno confermato che tra le vittime ci sono anche molti bambini e neonati, aggravando ulteriormente la già critica situazione umanitaria.

Le organizzazioni non governative presenti sul campo hanno immediatamente segnalato l’aumento esponenziale dei pazienti negli ospedali. Medici Senza Frontiere ha riferito che l’ospedale Nasser ha accolto 55 morti e 113 feriti, mentre a Deir Al Balah, il loro ospedale da campo ha registrato 10 feriti. Anche il pronto soccorso dell’ospedale Al Aqsa ha visto un afflusso di 20 morti e 68 feriti. La clinica di MSF di Attar, situata nel sud di Gaza, ha ricevuto 26 feriti, di cui tre in condizioni critiche.

La testimonianza degli operatori sanitari

Claire Nicolet, responsabile dell’emergenza per Medici Senza Frontiere a Gaza, ha descritto la drammaticità della situazione. “Abbiamo vissuto 20 minuti di terrore, con esplosioni ovunque. L’attacco è stato massiccio, coinvolgendo raid aerei, artiglieria pesante e droni”, ha dichiarato. La difficoltà di fornire assistenza adeguata è palpabile: “Gli ospedali sono sopraffatti e i pazienti non sanno se sia sicuro spostarsi. Anche noi operatori umanitari ci troviamo in una situazione di grande incertezza”.

Il Dottor Mohammad Qishta, medico presso l’ospedale Nasser, ha descritto la scena nel pronto soccorso: “Abbiamo corpi e parti di corpi, per lo più di bambini e donne. La confusione è totale, molti sono corsi in ospedale per cercare riparo. La gravità delle ferite è allarmante: ustioni, amputazioni e traumi cranici sono all’ordine del giorno”.

Le difficoltà di Emergency e la chiusura della clinica

Anche l’organizzazione italiana Emergency, fondata da Gino Strada, sta affrontando sfide significative. In attesa di garantire la sicurezza del proprio personale, l’ONG ha sospeso temporaneamente gli spostamenti e le attività della clinica di assistenza primaria aperta a gennaio nella zona di al-Qarara, a Khan Younis. “Non ci sono le condizioni di sicurezza necessarie né per il nostro staff, né per i pazienti”, ha affermato Giorgio Monti, coordinatore medico di Emergency a Gaza.

Monti ha descritto la paura che ha riempito la notte: “Abbiamo sentito esplosioni continue. Dopo la tregua, la paura è tornata a dominare le nostre vite”. Prima della tregua, Emergency operava con procedure di deconfliction, che garantivano la sicurezza durante gli spostamenti. Con la ripresa dei bombardamenti, queste misure sono venute meno, lasciando il personale in una situazione di vulnerabilità.

Emergency è presente a Gaza dal agosto 2024, fornendo servizi di primo soccorso, assistenza medico-chirurgica di base e supporto per la salute riproduttiva. La chiusura della clinica rappresenta un duro colpo per la popolazione, già provata da mesi di conflitto e crisi umanitaria.