La situazione tra Algeria e Mali si sta deteriorando rapidamente, trasformando il già instabile Sahel in un potenziale teatro di conflitto. Le relazioni tra i due Paesi, storicamente complesse, sono ora caratterizzate da accuse reciproche e un crescente clima di ostilità. Gli ambasciatori stanno rientrando nei rispettivi Paesi, segno di una crisi diplomatica che potrebbe avere conseguenze gravi per la regione.
L’innesco della crisi: il drone abbattuto
La tensione è esplosa dopo l’abbattimento di un drone, un evento che ha innescato una serie di reazioni diplomatiche accese. L’Algeria sostiene che il velivolo, armato e in missione di sorveglianza, abbia violato il suo spazio aereo di 1,6 km. Questa violazione, sebbene minima, è stata utilizzata come giustificazione per l’uso della forza. Dall’altra parte, il Mali ha contestato questa versione, affermando che il relitto del drone è stato trovato a 9,5 km a sud del confine, in territorio maliano. Questa divergenza di dati ha portato a un’escalation delle accuse, con Bamako che ha accusato Algeri di “sponsorizzare il terrorismo internazionale”.
Tuttavia, al momento, non sono state presentate prove concrete a sostegno di tale accusa, lasciando spazio a speculazioni e interpretazioni diverse. Gli analisti osservano che questo non è il primo episodio di tensione tra i due Paesi, richiamando alla memoria eventi simili avvenuti nel 2022, quando si erano già registrati scontri verbali legati a presunti sorvoli illegali.
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Le reazioni diplomatiche e le alleanze regionali
La risposta del Mali è stata rapida e decisa: il governo ha richiamato i suoi ambasciatori e ha chiuso lo spazio aereo, adottando toni da ultimatum nei confronti dell’Algeria. In un comunicato congiunto, Mali, Burkina Faso e Niger hanno dichiarato di non essere più disposti a tollerare provocazioni. Questa alleanza tra i tre Paesi, uniti da una storia di instabilità e colpi di Stato, rappresenta un ulteriore elemento di preoccupazione per la comunità internazionale.
Algeria, da parte sua, ha negato le accuse e ha risposto con un ritiro dei propri diplomatici, rinviando la nomina di un nuovo ambasciatore in Burkina Faso. La situazione è complicata dal fatto che nessuno dei due Paesi può definirsi innocente: l’Algeria ha affrontato per anni la minaccia di gruppi jihadisti lungo i suoi confini, mentre il Mali, dopo il colpo di Stato del 2021, ha avviato un avvicinamento alla Russia, suscitando timori di un possibile “Afghanistan africano”.
Le risorse naturali e le tensioni territoriali
Un aspetto cruciale che potrebbe alimentare ulteriormente le tensioni è la questione delle risorse naturali. Il confine conteso tra Algeria e Mali è ricco di uranio e gas, e alcuni esperti suggeriscono che il conflitto sul drone possa essere un pretesto per riaprire dispute territoriali più profonde. Fonti interne al governo maliano indicano che le risorse potrebbero giocare un ruolo significativo in questa escalation.
In questo contesto, la popolazione civile si trova a vivere in un clima di incertezza e paura, stanca di conflitti e retoriche vuote. La mancanza di un intervento decisivo da parte dell’ONU e dell’Unione Africana, insieme all’atteggiamento cauto della Francia, storica potenza coloniale nella regione, lascia intravedere un futuro incerto per il Sahel. La comunità internazionale osserva con apprensione, consapevole che un nuovo focolaio di violenza potrebbe avere ripercussioni ben oltre i confini regionali.