Bombardamenti in Gaza: la ripresa delle ostilità e l’ecatombe di Ramadan

Il 18 marzo 2025, un attacco aereo israeliano su Gaza ha causato oltre 400 morti, tra cui 130 bambini. La situazione umanitaria è critica e le reazioni internazionali si intensificano.
Bombardamenti in Gaza: la ripresa delle ostilità e l'ecatombe di Ramadan Bombardamenti in Gaza: la ripresa delle ostilità e l'ecatombe di Ramadan
Bombardamenti in Gaza: la ripresa delle ostilità e l'ecatombe di Ramadan - unita.tv

Le recenti escalation di violenza nella Striscia di Gaza hanno scatenato una serie di reazioni a livello internazionale, con l’Europa, le Nazioni Unite e vari Paesi del Medio Oriente che esprimono preoccupazione per la situazione. Il 18 marzo, un attacco aereo ha provocato la morte di oltre 400 persone, tra cui 130 bambini, segnando uno dei giorni più tragici dell’ultimo anno di conflitto. Questo articolo esplora gli eventi che hanno portato a questa drammatica situazione e le conseguenze per la popolazione civile.

La ripresa dei bombardamenti e l’impatto sulla popolazione

Alle 2.10 del mattino del 18 marzo, la tranquillità della notte a Gaza è stata interrotta da un’intensa offensiva aerea israeliana. I jet da combattimento hanno iniziato a bombardare diverse aree, tra cui Gaza City, Deir al-Balah, Khan Younis e Rafah. Secondo le autorità sanitarie locali, il bilancio delle vittime è salito a oltre 400, con un numero straziante di 130 bambini uccisi, come riportato dall’UNICEF. Questo rappresenta il numero più alto di vittime in un solo giorno dall’inizio del conflitto.

L’IDF ha dichiarato che gli attacchi miravano a eliminare comandanti di Hamas e membri del politburo del gruppo terroristico, incluso Issam Da’alis, definito come “il primo ministro” di Hamas. Questi bombardamenti sono stati autorizzati dagli Stati Uniti, secondo quanto riportato da Axios, e sono stati decisi in risposta alla mancanza di progressi nei negoziati per estendere il cessate il fuoco. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che i colloqui di pace potranno proseguire solo “sotto il fuoco”, mentre il ministro della Difesa Israel Katz ha promesso un’intensificazione delle operazioni militari.

La situazione nelle strade di Gaza è diventata caotica. Con l’avvicinarsi della preghiera del mattino, i residenti hanno assistito a scene strazianti, con carretti trainati da cavalli trasformati in ambulanze e sudari bianchi utilizzati per coprire i corpi delle vittime. Gli ospedali, già sovraccarichi, si trovano a dover amputare arti senza anestesia, mentre i residenti ricevono ordini di evacuazione. Claire Nicolet, coordinatrice delle emergenze di Medici Senza Frontiere, ha descritto la situazione come simile ai primi giorni di guerra, con la popolazione che porta il peso di 17 mesi di bombardamenti e l’assenza di aiuti umanitari da due settimane.

La crisi umanitaria e il ruolo delle organizzazioni internazionali

La ripresa dei bombardamenti ha avuto un impatto devastante sulla popolazione civile, in particolare su donne e bambini. Shaima Al-Obaidi, portavoce di Save the Children, ha sottolineato come la fine del cessate il fuoco rappresenti un colpo durissimo per i più vulnerabili. Molti bambini, invece di frequentare la scuola, sono costretti a imparare a schivare proiettili e a procurarsi cibo e acqua in condizioni di estrema precarietà. Le cicatrici psicologiche di questa guerra, avverte Al-Obaidi, rimarranno per sempre.

Tommaso Della Longa, portavoce della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, ha descritto le strutture mediche come “sopraffatte”. Le ambulanze della Mezzaluna Palestinese stanno affrontando gravi difficoltà operative a causa della mancanza di carburante, complicando ulteriormente la risposta alle emergenze.

Giorgio Monti, coordinatore medico di Emergency a Gaza, ha evidenziato come la situazione sia diventata insostenibile per gli operatori umanitari. Prima della tregua, esisteva una procedura di “deconfliction” che garantiva la sicurezza degli operatori umanitari, ma ora, con la ripresa dei bombardamenti, non è chiaro se tali misure possano essere ripristinate.

Le reazioni internazionali e le prospettive future

La ripresa delle ostilità ha suscitato reazioni di condanna da parte di vari Paesi del Medio Oriente, tra cui la Turchia e la Cina, mentre l’Europa, inclusa l’Italia, ha espresso preoccupazione per la situazione. L’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Turk, ha dichiarato di essere “inorridito” dagli eventi in corso.

Mentre il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha espresso soddisfazione per la ripresa dei bombardamenti, l’ex ministro Itamar Ben Gvir ha annunciato il rientro del suo partito nel governo. La situazione rimane tesa, con i gruppi armati di Hamas che avvertono che i raid israeliani mettono a repentaglio il destino degli ostaggi, mentre i familiari di questi ultimi continuano a organizzare proteste per chiedere il loro rilascio.

In un contesto di crescente violenza, gli Houthi yemeniti, alleati dell’Iran, hanno rivendicato attacchi missilistici contro Israele in risposta agli attacchi a Gaza, promettendo di continuare le operazioni finché la guerra non si fermerà. La spirale di violenza sembra destinata a proseguire, con il rischio di un ulteriore deterioramento della situazione umanitaria nella regione.