Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina stanno raggiungendo livelli critici, con la possibilità di una guerra commerciale che si fa sempre più concreta. Mentre la diplomazia rimane la via preferita per risolvere le controversie sui dazi imposti da Washington, Pechino si sta preparando a ogni eventualità, inclusa una risposta drastica contro le politiche del presidente americano Donald Trump. Secondo quanto riportato dal Telegraph, la Cina potrebbe considerare l’“opzione nucleare” per colpire gli interessi economici americani, minacciando di vendere una parte significativa dei titoli del Tesoro statunitense, di cui anche l’Unione Europea detiene una quota.
La minaccia della vendita dei titoli del Tesoro
La Cina è il secondo maggiore detentore di debito statunitense, con una cifra che a gennaio 2025 ammontava a circa 761 miliardi di dollari in titoli di Stato. Questa posizione le conferisce un potere notevole, e se Pechino decidesse di liquidare una parte di questi titoli, le conseguenze per l’economia americana sarebbero devastanti. Un’azione di questo tipo potrebbe provocare un crollo del valore del debito, facendo schizzare i rendimenti alle stelle e aumentando i costi di indebitamento per il governo statunitense. Gli esperti avvertono che una simile manovra sarebbe altamente destabilizzante e potrebbe avere ripercussioni anche per la Cina stessa.
Mark Williams, capo economista per l’Asia di Capital Economics, ha paragonato questa eventualità a “lanciare una bomba a mano contro qualcuno seduto di fronte a te in una stanza”, sottolineando che le conseguenze sarebbero dannose per entrambe le parti. La Cina, infatti, possiede circa 3mila miliardi di dollari in attività, e un crollo del dollaro potrebbe ridurre il valore delle sue rimanenti partecipazioni in valuta americana. Inoltre, riportare i proventi delle vendite in Cina potrebbe influenzare negativamente il valore dello yuan, rendendo le esportazioni più costose e complicando ulteriormente la situazione economica interna.
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La strategia diplomatica dell’Unione Europea
In risposta alle crescenti tensioni, l’Unione Europea sta cercando di stabilire un dialogo costruttivo con la Cina per evitare un’escalation della crisi commerciale. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha recentemente dichiarato che l’UE desidera lavorare a una “risoluzione negoziata” con Pechino, al fine di garantire stabilità e prevedibilità all’economia globale. Questo approccio mira a contenere i danni economici derivanti dai dazi americani e a mantenere aperti i canali commerciali tra le tre principali economie mondiali: Stati Uniti, Cina e Unione Europea.
Tuttavia, esiste anche un timore crescente in Europa riguardo alla possibilità che le esportazioni cinesi, colpite dai dazi americani, possano essere dirottate verso il mercato europeo. Ciò potrebbe aggravare ulteriormente la situazione per i produttori nazionali, già sotto pressione. Per affrontare questa potenziale crisi, Bruxelles e Pechino stanno considerando l’implementazione di un meccanismo di monitoraggio per tenere sotto controllo le deviazioni commerciali che potrebbero derivare dalle nuove politiche tariffarie.
La posizione della Cina e le sue prospettive future
La Cina, consapevole della delicatezza della situazione, sta valutando attentamente le proprie opzioni. Sebbene la vendita massiccia di titoli di Stato americani possa sembrare una mossa allettante, gli esperti avvertono che potrebbe rivelarsi un’azione autolesionistica. Duncan Wrigley, capo economista per la Cina di Pantheon Macroeconomics, ha affermato che Pechino potrebbe utilizzare la minaccia di vendere i titoli come leva per esercitare pressione sugli Stati Uniti, piuttosto che attuare una strategia così distruttiva.
In questo contesto, la Cina sta cercando di navigare tra le sfide interne ed esterne, mantenendo un equilibrio tra la necessità di proteggere i propri interessi economici e la volontà di evitare un conflitto commerciale aperto. La situazione rimane fluida, e le prossime mosse delle due potenze economiche saranno cruciali per determinare il futuro delle relazioni commerciali globali.