L’impatto dei dazi di Trump sui vini europei: cosa cambia per il mercato di New York

La minaccia di dazi al 200% sui vini europei da parte dell’amministrazione Trump crea incertezza nel mercato di New York, costringendo importatori e ristoranti a rivedere le loro strategie.
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La recente minaccia di dazi al 200% sui vini e alcolici europei da parte dell’amministrazione Trump ha generato una notevole incertezza nel mercato statunitense, in particolare a New York. Questa situazione ha costretto molti importatori a rivedere le loro strategie di approvvigionamento, mentre i consumatori si preparano a possibili cambiamenti nei loro vini preferiti. Con l’arrivo di alternative provenienti da Cile, Argentina e Nuova Zelanda, il panorama vinicolo potrebbe subire una trasformazione significativa.

La minaccia dei dazi e le reazioni del mercato

La questione dei dazi sui vini europei è emersa in risposta a tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea. Dopo che l’UE ha annunciato dazi sul whiskey americano, Trump ha reagito con l’intenzione di applicare tariffe elevate sui vini europei. Attualmente, l’UE ha deciso di posticipare l’attuazione delle proprie misure, dando tempo per valutare le azioni statunitensi previste per il 2 aprile. Questa incertezza ha portato a una corsa agli approvvigionamenti da parte di alcuni importatori, che cercano di proteggere i loro interessi prima dell’entrata in vigore dei dazi.

Un proprietario di un’enoteca a Prospect Heights, Brooklyn, ha riferito che molti importatori hanno accumulato scorte per un anno, sperando che l’Europa non ceda alle pressioni di Trump. Al contrario, un altro negoziante italiano, che ha recentemente aperto un wine bar, si trova in una posizione difficile, poiché non ha grandi scorte e potrebbe dover puntare maggiormente su vini locali per affrontare la situazione.

Le conseguenze per i produttori di vino

La potenziale applicazione di dazi così elevati potrebbe avere ripercussioni devastanti per i piccoli importatori e produttori di vino. Hank Zona, esperto del settore, ha sottolineato che i grandi importatori, pur essendo più protetti, non possono fare scorte illimitate. La realtà è che i produttori americani non sono in grado di sostituire completamente i vini europei, e l’aumento dei costi e le interruzioni delle forniture potrebbero danneggiare anche le cantine statunitensi.

Zona ha evidenziato che i vini importati dall’Europa non solo rappresentano una parte significativa del mercato, ma sono anche essenziali per la promozione e la vendita dei vini locali. La mancanza di personale e le difficoltà di approvvigionamento potrebbero ridurre ulteriormente le vendite, creando un circolo vizioso che colpirà l’intero settore.

Il valore dell’importazione di vini italiani

L’importazione di vini italiani negli Stati Uniti ha un valore di circa due miliardi di euro all’anno. Tuttavia, l’incertezza riguardo all’entrata in vigore dei dazi ha spinto la US Wine Trade Association a consigliare agli importatori di sospendere le importazioni dall’Europa. Questo ha portato a una situazione in cui molti importatori temono di perdere ingenti somme di denaro se i dazi dovessero entrare in vigore prima dell’arrivo delle loro spedizioni.

Un importatore ha già in arrivo 16 container di vino dall’Europa, e se i dazi del 200% dovessero colpirli, il valore netto delle spedizioni sarebbe completamente annullato. La situazione è ulteriormente complicata dalla pandemia, che ha già creato problemi di approvvigionamento e ha costretto molti importatori a fronteggiare costi extra.

Il futuro dei vini italiani nel mercato statunitense

Il destino dei vini italiani dipenderà in gran parte dall’entità dei dazi che verranno imposti. Se i dazi dovessero essere fissati al 50%, i produttori potrebbero trovare un modo per adattarsi, ma un dazio del 200% rappresenterebbe una sfida insormontabile. I vini più popolari, come Prosecco e Pinot Grigio, potrebbero non reggere a tali tariffe, mentre i prodotti di nicchia come Barolo e vini dell’Etna potrebbero perdere quote di mercato senza essere sostituiti.

Maurizio Muzzetta, presidente di Fiere Italiane, ha sottolineato che l’Italia ha una rete distributiva forte nel settore della ristorazione, rappresentando il 20% del mercato statunitense. Questo potrebbe offrire un vantaggio rispetto ad altri paesi, consentendo ai ristoranti italiani di mantenere i vini italiani nel loro assortimento, anche se potrebbero dover introdurre prodotti non italiani per bilanciare i costi.

In un contesto di crescente incertezza, il mercato vinicolo di New York si prepara a una possibile trasformazione, con l’arrivo di vini provenienti da altre nazioni e una ristrutturazione delle strategie di approvvigionamento da parte degli importatori.