Il debito globale, che comprende sia quello dei governi sia quello delle imprese, ha superato la soglia dei 100 mila miliardi di dollari, rappresentando l’85% del Prodotto Interno Lordo mondiale. Questo dato, raddoppiato rispetto al 2007, evidenzia un trend preoccupante, accentuato da eventi come la pandemia. Un recente rapporto dell’OCSE, pubblicato il 24 gennaio 2025, analizza la situazione di 35 Paesi, con particolare attenzione al contributo del rappresentante italiano Carmine Di Noia. L’OCSE avverte che circa un terzo del debito mondiale scadrà nei prossimi tre anni, con un rifinanziamento che si preannuncia costoso.
La situazione del debito globale
Il debito mondiale ha raggiunto livelli senza precedenti, con un incremento significativo negli ultimi anni. L’85% del Prodotto Globale rappresenta un dato allarmante, soprattutto considerando che la percentuale era molto più bassa nel 2007. Le crisi economiche, tra cui la recente pandemia, hanno contribuito a questa crescita esponenziale. Il rapporto dell’OCSE mette in luce come la situazione sia particolarmente critica, con un terzo del debito globale in scadenza entro tre anni. Questo implica che molti Paesi dovranno affrontare il rifinanziamento di debiti a costi potenzialmente elevati, il che potrebbe mettere a rischio la stabilità economica di diverse nazioni.
La risposta della Germania e le conseguenze per l’Eurozona
Un elemento chiave emerso recentemente è la decisione della Germania di derogare al freno costituzionale sul debito. Questa scelta, approvata dal Bundestag, è stata motivata dalla necessità di finanziare investimenti, in particolare nel settore della Difesa. Tuttavia, questa mossa ha avuto ripercussioni immediate, con un aumento dei rendimenti dei titoli tedeschi che ha influenzato il costo dell’indebitamento in tutta l’Eurozona. La reazione del Tesoro italiano è stata di preoccupazione, considerando che il debito nazionale è tra i più elevati al mondo. La prudenza del ministro Giorgetti appare quindi giustificata, dato che l’eccesso di liquidità può nascondere fragilità economiche.
Leggi anche:
Le sfide per i Paesi emergenti
Il rapporto dell’OCSE evidenzia anche le difficoltà che i Paesi emergenti incontrano nell’accesso ai mercati dei capitali internazionali. Questi Paesi, a differenza degli Stati Uniti, che riescono a drenare risorse per sostenere il loro ingente debito, faticano a ottenere finanziamenti. La situazione è complessa, poiché le nuove sfide globali, come la sicurezza e la transizione energetica, richiedono investimenti significativi. La lezione principale che emerge è l’importanza di concentrare le spese in investimenti produttivi, piuttosto che in operazioni che favoriscono solo gli azionisti e i manager delle aziende.
L’importanza degli investimenti produttivi
Un aspetto cruciale sottolineato dal rapporto OCSE è la necessità di dimostrare che le spese siano destinate a investimenti realmente produttivi. Nonostante ciò, molte imprese private non hanno adottato un approccio saggio in questo senso, privilegiando il pagamento di dividendi e l’acquisto di azioni a scapito di investimenti strategici. Questo comportamento potrebbe rivelarsi controproducente nel lungo termine, poiché la sostenibilità del debito dipende dalla capacità di generare crescita economica attraverso investimenti mirati. La situazione attuale richiede una riflessione profonda sulle scelte economiche e finanziarie, affinché si possano affrontare le sfide future con maggiore resilienza.