Crisi del vino italiano: la Federvini lancia l’allerta sui dazi americani

Il settore vinicolo italiano affronta una crisi a causa delle richieste di sospensione delle spedizioni da parte degli importatori, mentre Micaela Pallini chiede interventi al governo per evitare danni irreparabili.
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Crisi del vino italiano: la Federvini lancia l'allerta sui dazi americani - unita.tv

La situazione del settore vinicolo italiano si fa sempre più critica, con gli operatori che si trovano a fronteggiare una potenziale crisi a causa delle incertezze legate ai dazi americani. Micaela Pallini, presidente di Federvini, ha recentemente condiviso le preoccupazioni degli associati, sottolineando come la richiesta di sospendere le spedizioni da parte degli importatori stia creando un clima di tensione e incertezza. Le conseguenze di questa situazione potrebbero avere un impatto significativo sull’intero settore, già provato da anni di sfide.

La preoccupazione degli operatori del settore

Micaela Pallini, rientrata da un viaggio negli Stati Uniti, ha evidenziato la crescente ansia tra i ristoratori e i distributori. «Tutti i nostri associati hanno ricevuto dagli importatori la richiesta di sospendere le spedizioni», ha dichiarato, spiegando che gli operatori non vogliono rischiare che le bottiglie vengano colpite da dazi prima di arrivare sul mercato americano. La situazione è allarmante: i ristoranti iniziano a trovarsi senza bottiglie, e quelle disponibili hanno un prezzo notevolmente aumentato. Questo fenomeno è un chiaro segnale che la distribuzione sta cercando di evitare un sovraccarico di magazzino in un contesto così incerto.

L’impatto del “front loading”

Con l’avvicinarsi della scadenza del 2 aprile, Pallini ha confermato che il fenomeno del “front loading” è giunto al termine. Gli operatori hanno anticipato gli ordini e spedito quanto possibile, ma ora la situazione è stagnante. Gli importatori, spaventati dalle possibili conseguenze dei dazi, hanno bloccato ulteriori spedizioni. Questo ha già iniziato a generare effetti negativi sul mercato, con un aumento dei costi di magazzino e dei noli, che si riflettono inevitabilmente sui prezzi finali.

La minaccia dei dazi e le sue conseguenze

Il settore vinicolo si trova di fronte a una minaccia concreta: l’introduzione di un dazio del 200% sui vini e gli alcolici. Pallini ha espresso la sua speranza che si tratti solo di una speculazione, poiché un simile provvedimento metterebbe a rischio non solo l’industria europea, ma anche quella americana, con conseguenze devastanti per centinaia di migliaia di posti di lavoro negli Stati Uniti. Anche un dazio del 25% avrebbe un impatto pesante, portando a un aumento del 50% sul prezzo al pubblico, un colpo duro per i consumatori e per l’intero sistema di distribuzione.

Le richieste al governo e l’importanza della diversificazione

In questo contesto di incertezze, la Federvini ha fatto appello al governo italiano per affrontare la situazione. Pallini ha comunicato che sono stati informati il ministro competente e la presidente del Consiglio, e che ci si sta muovendo anche a livello europeo. L’obiettivo è evitare che il settore vinicolo diventi ostaggio di dispute commerciali che non lo riguardano direttamente.

La diversificazione dei mercati è un tema ricorrente, ma Pallini ha messo in guardia: «Non è pensabile sostituire gli Stati Uniti dall’oggi al domani». Sebbene sia fondamentale iniziare a investire su altri mercati, la realtà è che l’export verso gli Stati Uniti rappresenta una fetta significativa, pari a circa 2 miliardi di euro, e non è realistico pensare di sostituirlo nel breve termine. La situazione attuale richiede una strategia ponderata e una risposta concertata per garantire la sopravvivenza del settore vinicolo italiano.