Il Giappone sta vivendo un periodo di significativi aumenti salariali, frutto di negoziati sindacali che avvengono senza il ricorso a scioperi. Questo fenomeno, che si manifesta attraverso il tradizionale rito primaverile noto come “shunto”, ha visto la Confederazione dei sindacati giapponesi, Rengo, ottenere un incremento medio delle retribuzioni del 5,5% per quest’anno. Si tratta del rialzo più consistente degli ultimi trent’anni, in un contesto economico che sta cercando di recuperare il potere d’acquisto dei lavoratori.
Il ruolo di Rengo e i risultati del “shunto”
Rengo, che rappresenta circa sette milioni di lavoratori in 760 categorie, è il principale attore nelle trattative annuali per il rinnovo dei contratti di lavoro. Quest’anno, il sindacato ha raggiunto un accordo che prevede un aumento medio del 5,5%, superando il +5,1% del 2024. Questo risultato è particolarmente significativo, considerando che le piccole e medie imprese, che impiegano meno di trecento dipendenti, hanno anch’esse deciso di aumentare le retribuzioni, con un incremento del 5,09%. È la prima volta dal 1992 che queste aziende superano il 5% di aumento, segnalando un cambiamento positivo nel panorama lavorativo giapponese.
Le trattative del “shunto” non si limitano a stabilire aumenti salariali, ma riflettono anche un’evoluzione culturale all’interno delle aziende. Tradizionalmente, gli aumenti erano maggiormente destinati ai lavoratori più anziani, ma quest’anno si è assistito a una preferenza per i giovani e i nuovi assunti, segnando un’inversione rispetto alle pratiche passate. Questa strategia mira a incentivare una forza lavoro più mobile e meno legata a un singolo datore di lavoro, rispondendo alle esigenze di un mercato del lavoro in evoluzione.
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Aumenti per i lavoratori part-time e l’evoluzione del mercato del lavoro
Un altro aspetto rilevante di questa stagione di rinnovi contrattuali è l’incremento degli stipendi per i lavoratori part-time, che hanno visto aumenti superiori alla media, attestandosi al +6,5%. Questo dato evidenzia come il mercato del lavoro giapponese stia cambiando, con una crescente valorizzazione delle forme di impiego flessibili. La crescente domanda di lavoro part-time e a tempo parziale ha portato le aziende a rivedere le loro politiche retributive, cercando di attrarre e mantenere talenti in un contesto competitivo.
Il contrasto tra la situazione giapponese e quella di altri paesi, come Francia e Italia, è evidente. Mentre in Europa si registrano frequenti scioperi e proteste, in Giappone la cultura del dialogo e della ricerca di accordi pacifici prevale. Un dirigente della banca centrale di Tokyo ha sottolineato come la conflittualità sociale non faccia parte della cultura giapponese, dove vi è una pressione implicita su entrambe le parti, sindacati e aziende, per trovare soluzioni senza ricorrere a misure estreme come lo sciopero.
Inflazione e potere d’acquisto: le sfide del Giappone
Nonostante i recenti aumenti salariali, il Giappone deve affrontare sfide significative legate all’inflazione. Per la prima volta dopo anni, il costo della vita a Tokyo ha registrato un incremento del 4% all’inizio di quest’anno. Il governo nipponico spera che gli aumenti salariali possano stimolare i consumi, ma è importante notare che gran parte di questi incrementi rischia di essere erosa dall’aumento dei prezzi. Negli anni del lungo stagnamento economico, i salari avevano subito un notevole calo, rendendo difficile il recupero del potere d’acquisto.
Inoltre, la recente rivalità economica con la Corea del Sud ha portato a una situazione in cui, per la prima volta, il PIL pro capite dei sudcoreani ha superato quello dei giapponesi. Questo evento è stato percepito come un campanello d’allarme, evidenziando la necessità di un ripensamento delle strategie economiche giapponesi, storicamente influenzate dal modello di sviluppo sudcoreano.
Il Giappone si trova quindi a un bivio: da un lato, il successo delle trattative sindacali e l’aumento dei salari rappresentano un passo importante verso il miglioramento delle condizioni lavorative; dall’altro, la necessità di affrontare l’inflazione e la crescente competitività internazionale richiede un approccio strategico e lungimirante.