L’importanza della memoria contadina: il racconto di Nino Smacchia e il suo legame con la terra

Nino Smacchia, nel suo libro “La valle scomparsa”, esplora la vita contadina ad Acqualagna, evidenziando il legame tra uomo e natura e l’importanza della memoria in un’epoca dominata dalla tecnologia.
L'importanza della memoria contadina: il racconto di Nino Smacchia e il suo legame con la terra L'importanza della memoria contadina: il racconto di Nino Smacchia e il suo legame con la terra
L'importanza della memoria contadina: il racconto di Nino Smacchia e il suo legame con la terra - unita.tv

Il mondo agricolo, spesso considerato obsoleto nell’era dell’automazione e dell’intelligenza artificiale, continua a racchiudere valori fondamentali per l’umanità. Nino Smacchia, nel suo libro “La valle scomparsa“, ci invita a riflettere su un passato che, sebbene lontano, offre insegnamenti preziosi. Attraverso le sue memorie, l’autore esplora la vita contadina nelle Marche, evidenziando il profondo legame tra l’uomo e la natura.

Un passato che parla di agricoltura e dignità

Fino a settant’anni fa, l’agricoltura giocava un ruolo cruciale nell’economia italiana, con circa il 40% della popolazione attiva impegnata nel settore primario. Tuttavia, con l’avvento del boom economico e l’espansione dei settori industriale e terziario, questa percentuale è drasticamente diminuita, attestandosi attualmente intorno al 3-4%. Questo cambiamento ha trasformato il lavoro agricolo, che non è più quello di un tempo, influenzato anche da scelte politiche come l’abolizione della mezzadria e la nascita di piccole e medie imprese agricole.

Il libro di Smacchia offre uno spaccato di vita contadina, dove la povertà si intreccia con la dignità. Attraverso i suoi diari, l’autore racconta la vita trascorsa in un casolare nel Comune di Acqualagna, in provincia di Pesaro e Urbino, prima di trasferirsi a Milano per lavorare. Le sue memorie evocano un’epoca in cui il lavoro nei campi era sinonimo di fatica ma anche di bellezza, un equilibrio che oggi sembra sfuggire.

La bellezza della vita contadina e il legame con la natura

Nino Smacchia descrive il suo rapporto con il padre, un contadino che amava profondamente la sua terra. “Faceva il suo lavoro con passione, conosceva ogni angolo dei suoi campi e godeva di una libertà invidiabile”, scrive l’autore, sottolineando come la libertà e la passione per il lavoro fossero valori da difendere. La domanda che il padre rivolge al figlio, “Lasceresti tutta questa bellezza?”, diventa emblematica di un conflitto generazionale tra il desiderio di emancipazione e l’attaccamento alle radici.

Le pagine del libro di Smacchia rivelano non solo la bellezza della natura, ma anche la semplicità dei rapporti umani che caratterizzavano la vita contadina. Tuttavia, l’autore non ignora la decadenza di questo mondo, evidenziando il progressivo abbandono dei vecchi casolari e la perdita di un modo di vivere che, sebbene faticoso, era ricco di significato.

La memoria come strumento di connessione tra passato e presente

Il racconto di Smacchia si apre con una fotografia ritrovata, che ritrae una tavolata per un matrimonio sull’aia del podere di famiglia. Questa immagine, che ricorda una scena del film “Vermiglio“, rappresenta un legame tra due storie di civiltà contadina, entrambe testimonianze di un’epoca in cui la vita rurale era al centro della società. La fotografia diventa simbolo di un passato che merita di essere ricordato e celebrato.

La narrazione di Smacchia non è solo un viaggio nella memoria, ma un invito a riflettere su quanto il mondo agricolo possa ancora insegnarci. In un’epoca in cui la tecnologia sembra dominare ogni aspetto della vita, il richiamo alla terra e ai valori umani fondamentali rappresenta una risorsa preziosa. La civiltà contadina, con le sue tradizioni e la sua saggezza, continua a vivere attraverso le parole di chi ha avuto la fortuna di conoscerla e di raccontarla.