
L’articolo analizza come l’uso crescente di cellulari e smartphone abbia trasformato le relazioni sociali, riducendo il dialogo diretto e favorendo solitudine e alienazione, e invita a riscoprire l’incontro autentico e la responsabilità nell’era digitale. - Unita.tv
L’ingresso dei cellulari dagli anni ’90 ha mutato la vita quotidiana, ridefinendo le relazioni sociali e la percezione di sé. Con l’arrivo degli smartphone, questa trasformazione si è intensificata, segnando un cambiamento che coinvolge comunicazione, identità e la stessa esperienza del corpo e dell’altro. Osservando persone per strada o nei luoghi pubblici emerge un quadro in cui lo smartphone diventa quasi un’estensione dell’individuo, con conseguenze che investono il senso profondo dell’incontro umano.
L’evoluzione della comunicazione e la sua influenza sui rapporti sociali
L’avvento del telefono cellulare ha inaugurato un modo diverso di restare in contatto, semplificando la comunicazione a distanza. Gli smartphone, evolvendosi, hanno ampliato questa dimensione rendendo possibile una connessione continua e ubiqua. Questa costante presenza ha finito per sostituire progressivamente il dialogo diretto, a favore di interazioni mediate dallo schermo.
Non è raro vedere persone immerse davanti ai display, con sguardi fissi e auricolari, spesso in contesti sociali come i mezzi pubblici o i ristoranti, dove la conversazione faccia a faccia dovrebbe prevalere. Questo comportamento segna un’allontanamento dal contatto visivo autentico, riducendo l’altro a una voce o a un messaggio digitale. La digitalizzazione della relazione sociale riflette, in termini pratici, un mutamento profondo nel modo di “essere insieme”.
Osservazioni di david le breton
David Le Breton, sociologo francese, ha evidenziato come oggi il legame sociale spesso si presenti più come un contesto ambientale che un bisogno morale. Alcune persone, infatti, scelgono il distacco dalle relazioni interpersonali reali, preferendo ambienti sociali che favoriscono l’autorealizzazione individuale. Questa tendenza ha portato a una trasformazione radicale dell’incontro con l’altro, che non è più considerato un evento necessario, ma una possibilità opzionale.
Il declino del dialogo e la crisi del rapporto corporeo con l’altro
Con la riduzione del dialogo diretto, il valore del linguaggio come strumento insostituibile di comunicazione umana diminuisce. L’uomo, unico essere dotato di linguaggio complesso, perde progressivamente la pratica del confronto immediato, preferendo interazioni fugaci mediate da dispositivi digitali.
Parallelamente si assiste a una trasformazione della percezione del proprio corpo. La mobilità si riduce e l’esperienza corporea si frammenta in spostamenti limitati, spesso accompagnati da strumenti tecnologici che ne facilitano l’uso senza coinvolgimento pieno. Il corpo diventa quasi un oggetto da portare con sé, più che un valore da vivere in relazione con l’ambiente e con l’altro.
Questa situazione influenza anche la consapevolezza sulla propria esistenza e sul bisogno d’incontro. L’elemento umano – quello che si manifesta nel “decidersi a iniziare qualcosa con se stessi” prendendo sul serio il tempo e la relazione con l’altro – sembra attenuarsi. La presenza corporea reale, con tutta la sua complessità, perde spazio, allontanandosi dalla dimensione dialogica.
Solitudine e alienazione sociale nell’era della connessione digitale
Jonathan Sacks ha descritto quella che oggi viene definita una nuova povertà sociale: la solitudine. Malgrado la presenza costante nelle reti digitali, molte persone vivono un senso di isolamento profondo, aggravato da un’assenza di relazioni significative. La fuga da se stessi o lo scivolamento in uno stato di apatia emotiva riguardano diverse fasi della vita e manifestano la chiusura all’evento, inteso come apertura all’incontro con l’altro.
L’opinione di franco arminio
Franco Arminio, nel suo lavoro “Accorgersi di essere vivi”, chiama a un ripensamento radicale del concetto di umanità. Le sue parole indicano una realtà in cui le comunità si dissolvono in gruppi provvisori e individui soli, impegnati in un’esistenza segnata dall’egocentrismo e dalla difficoltà di stabilire legami profondi.
Questa descrizione corrisponde a una condizione diffusa, in cui lo spazio sociale tradizionale perde significato. L’intreccio fra solitudine e connessione digitale crea un paradosso: più si è raggiungibili, meno si sperimenta il contatto autentico. Il tema della responsabilità nei confronti dell’altro emerge come centrale nella riconquista di una socialità autentica.
Un invito a riscoprire l’incontro autentico e la responsabilità nell’epoca digitale
L’attenzione si sposta sull’importanza dell’incontro, soprattutto nella sua forma irregolare e asincrona, contrapponendosi a una comunicazione sempre più immediata e superficiale. Emmanuel Levinas ha proposto l’idea che la parola autentica si manifesti in un “tempo che scorre trasversalmente”, un intervallo capace di rompere l’isolamento e aprire alla relazione con l’altro.
Nel contesto attuale, questo significa riflettere sulla parola come evento morale, che permette di riconoscere il volto dietro le apparenze e le maschere sociali. La vera responsabilità nasce da questo spazio relazionale, dal rispetto della temporalità individuale che accompagna ogni dialogo.
Ripensare il senso dell’esserci implica quindi riscoprire la carne e sangue dell’umanità, nonché la propria collocazione nel tempo, cogliendo nella relazione con l’altro il fondamento della dignità personale. Il cambiamento indotto dalla tecnologia costringe a mettere in discussione la forma stessa dell’esistenza quotidiana, chiamando a scegliere fra una vita autentica o una mera sopravvivenza digitale.