
L’Emiro di Sharjah ha donato all’Università Cattolica di Milano un manoscritto del 1624 sigillato da papa Urbano VIII, rafforzando la collaborazione culturale e il dialogo tra Sharjah e l’ateneo, in un evento che unisce studio, musica e promozione della cultura araba. - Unita.tv
Un documento risalente al 1624, sigillato a Roma da papa Urbano VIII, è stato consegnato all’Università Cattolica del Sacro Cuore dall’Emiro di Sharjah, Sultan bin Mohammed Al Qasimi. Il gesto è un segno evidente di collaborazione e di rispetto reciproco tra l’istituzione universitaria milanese e l’emirato arabo, rinsaldato nel corso degli ultimi anni, in particolare dopo l’apertura dell’Istituto di Cultura araba. La visita dell’Emiro a Milano ha sottolineato il valore di quell’intesa anche attraverso l’importanza della conservazione e della diffusione della cultura araba nei confronti dei giovani e degli studiosi.
Un dono storico per ribadire l’amicizia tra sharjah e l’università cattolica del sacro cuore
Il 14 agosto del 1624 un manoscritto prezioso venne sigillato nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma dal papa Urbano VIII. Ora, dopo quasi quattro secoli, questo documento è stato consegnato dall’Emiro di Sharjah in dono all’Università Cattolica del Sacro Cuore, un atto con un forte valore simbolico. La consegna è avvenuta durante una cerimonia che ha visto la presenza di docenti, studenti e anche rappresentanti di scuole locali. L’Emiro, già ospite dell’ateneo nell’estate 2024 per l’inaugurazione dell’Istituto di Cultura araba, ha voluto testimoniare ancora una volta il legame con Milano, consolidandolo anche nel segno dello scambio culturale e della cooperazione scientifica.
Un momento di dialogo e confronto
Il dono, insieme alla visita, rappresenta un momento di dialogo e confronto. L’Emiro è tornato da poco da Parigi, dove aveva illustrato a Unesco un progetto dedicato alla digitalizzazione di un archivio sulla cultura araba. La sosta a Milano è stata così un’occasione per rinsaldare i rapporti con l’Università Cattolica del Sacro Cuore che da anni ospita la cultura araba nel suo curriculum, promuovendo iniziative rivolte sia al mondo accademico che all’opinione pubblica italiana. Il rettore Elena Beccalli ha sottolineato che eventi come questo offrono ai giovani un esempio concreto su come l’amicizia fra realtà diverse possa non solo arricchire ma anche favorire la pace.
Il ruolo di sultan bin mohammed al qasimi come promotore della cultura araba nel mondo
Sultan bin Mohammed Al Qasimi è un leader noto per la sua dedizione alla valorizzazione della cultura araba, un impegno nato già ai tempi degli studi universitari sia in agraria che nel dottorato in Inghilterra. La sua guida ha trasformato Sharjah in un centro di riferimento non solo regionale, ma globale. La città è infatti considerata oggi la capitale del libro arabo, grazie alle politiche culturali e al patrocinio dato a numerosi progetti editoriali. L’Emiro ha contribuito anche alla nascita di istituti culturali e centri studi in 22 paesi, evidenziando un’attività diplomatica e culturale intensa.
La parola scritta come mezzo per promuovere la pace
Il professor Wael Farouq, responsabile dell’Istituto di Cultura araba dell’Università Cattolica, ha raccontato come la passione dell’Emiro per la cultura derivi da una convinzione profonda nella parola scritta come mezzo per promuovere la pace. Secondo Farouq, le iniziative avviate e sostenute da Al Qasimi vanno oltre il semplice esempio culturale; esse permettono di affrancare il patrimonio arabo dai vincoli temporali e geografici, rendendolo accessibile a un pubblico internazionale. I semi seminati in questo modo sono destinati a crescere, trasformandosi in radici solide per la conoscenza europea e araba allo stesso tempo.
Momenti di cultura e musica durante l’incontro con l’emiro a milano
L’evento del 28 maggio all’Università Cattolica del Sacro Cuore non si è limitato alla presentazione del manoscritto. È stato accompagnato da un momento musicale curato dal coro di lingua araba dell’ateneo. Diretti da Hani Gergi, i coristi hanno intonato canti tradizionali che hanno rappresentato una forma di dialogo immediato tra cultura araba e italiana. Le loro esibizioni hanno coinvolto il pubblico presente e hanno contribuito a creare un’atmosfera che va oltre il puro svolgimento formale.
Il patrimonio da condividere e studiare
La partecipazione di scolaresche, studenti e professori ha sottolineato quanto la cultura araba vada intesa come patrimonio da condividere e studiare in ogni sua forma. In questo contesto, la visita dell’Emiro e il dono di un manoscritto così antico sono stati un segno chiaro della volontà di mettere le basi per un rapporto più forte tra saperi, persone e popoli. L’università, così, si conferma un luogo aperto al mondo, capace di promuovere scambi culturali che risvegliano interesse e curiosità.