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Il racconto palestinese da ground zero tra dolore, vita quotidiana e speranze sotto le bombe di gaza

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Il conflitto in Palestina si racconta attraverso gli occhi di chi lo vive ogni giorno. Dal 2024, un progetto cinematografico collettivo porta sullo schermo storie di giovani rifugiati nella tendopoli più grande al mondo, ai piedi delle macerie di Gaza. Il film “From ground zero” restituisce una prospettiva umana e diretta su una realtà spesso ridotta a numeri o immagini distanti. Questo lavoro ha attirato l’attenzione internazionale, entrando nella short list degli Oscar 2025 e trovando spazio nelle sale italiane e oltre.

La genesi del progetto: raccontare la vita dietro le notizie

Nel corso del 2024 il regista palestinese Rashid Masharawi ha riunito un gruppo di giovani tra i 18 e i 29 anni per realizzare un film collettivo composto da ventidue cortometraggi brevi. L’obiettivo era mostrare non solo la distruzione causata dal conflitto con Israele ma anche la quotidianità che continua a scorrere in mezzo alle rovine. La tendopoli che ospita oltre un milione di rifugiati diventa così il palcoscenico naturale dove si intrecciano storie personali, testimonianze dirette e narrazioni costruite.

I corti durano dai tre ai sei minuti ciascuno ma insieme formano quasi due ore dense di contenuti visivi ed emotivi. Non si tratta solo di documentari ma anche di pezzi a soggetto che mettono in luce aspetti diversi della vita sotto assedio: dalla gestione dell’acqua alla convivenza forzata con sconosciuti, fino all’esperienza traumatica dei bombardamenti ripetuti nel giro di poche ore.

La forza del racconto diretto: umanità senza filtri né retorica

Le immagini raccolte non puntano alla spettacolarizzazione della sofferenza né cercano facili commozioni attraverso lacrime o scene drammatiche esagerate. Al contrario emerge una narrazione asciutta, fatta soprattutto dalle parole dei protagonisti stessi come Reema Mahmood che apre il primo corto con una lettera rivolta allo spettatore: «Ti auguro una vita bella migliore della mia».

Si vedono persone costrette a rubare sacchi per cadaveri perché hanno perso tutto nelle macerie delle loro case; altre usano l’acqua raccolta da una sola tanica per lavarsi, pulire le stoviglie o annaffiare piante fragili; qualcuno conta i morti come parte inevitabile della routine mentre cerca ancora uno spiraglio per vivere.

Questa rappresentazione mette in evidenza quanto la morte sia diventata parte integrante dell’esistenza quotidiana in Palestina. Le file davanti ai servizi essenziali convivono con lo strazio dei lutti continui senza mai perdere del tutto traccia dei piccoli gesti normali come guardare il mare o accendere un fuoco.

Sogni spezzati e momenti sospesi nei cortometraggi

Non mancano spazi dedicati alle speranze e agli attimi sospesi lontani dalla guerra aperta. Alcuni ragazzi danzano al ritmo improvvisato dei tamburi costruiti con materiali poveri; altri mettono in scena spettacoli improvvisati per intrattenere chi passa tra le tende; c’è chi riprende vecchi progetti universitari interrotti dai bombardamenti.

Il settimo corto è dedicato ai bambini chiamati a scegliere quale storia vogliono raccontare usando cartoncini colorati. I piccoli parlano delle loro madri che scrivono nomi sulle braccia prima della notte temendo nuove esplosioni sopra le loro teste: «Se ci bombardano ci faranno a pezzi» dice uno mentre mostra quel segno sulla pelle come fosse un ricordo doloroso inciso nel corpo stesso.

Questi momenti rivelano quanto sia profondo l’impatto psicologico sui più giovani costretti ad abituarsi alla paura continua pur mantenendo qualche brandello d’innocenza nei giochi creativi.

From ground zero arriva negli schermi italiani ed internazionali

Dopo essere entrato nella short list degli Oscar 2025 “From ground zero” è stato distribuito in Italia dalla società Revolver fondata da Paolo Maria Spina nel 2002. Il film ha raggiunto oltre settantacinque città italiane toccando più di centoventi schermi durante quattro mesi consecutivi. Tra giugno, luglio ed agosto verrà proiettato nuovamente all’aperto nelle arene estive, coinvolgendo almeno quaranta località.

Sono già previsti due sequel composti da quattro cortometraggi fiction ciascuno, ancora in fase finale. Ogni pellicola vedrà impegnate due registe e due registi diversi, ampliando ulteriormente lo sguardo sulle vicende palestinesi contemporanee. Parallelamente procede la produzione del making off originale previsto entro fine estate.

La portata internazionale del progetto è testimoniata anche dalla proiezione avvenuta nell’auditorium delle Nazioni Unite a New York lo scorso maggio durante il NACBA Day, evento dedicato alla commemorazione cui hanno partecipato rappresentanti provenienti dal mondo arabo, dall’Asia, dall’Africa fino al Sud America.

L’opera lascia emergere volti spesso invisibili dietro titoli freddi sui media tradizionali restituendo dignità alle storie individuali dentro uno scenario segnato da violenze continue ma popolato comunque da vite resistenti ogni giorno sotto assedio reale.

Written by
Rosanna Ricci

Rosanna Ricci racconta il presente come se stesse scrivendo una pagina di diario collettivo. La sua voce è intima, ma mai distante: attraversa con delicatezza temi complessi come cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute, cercando sempre il lato umano delle notizie. Ogni suo post è uno sguardo personale sul mondo, tra empatia e consapevolezza.

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