Il film Vermiglio racconta uno spaccato di vita rurale e famigliare ambientato in Val di Sole, nel Trentino, durante gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale. La regista bolzanina Maura Delpero ha coinvolto gli abitanti di Vermiglio e delle località vicine, per dare veridicità ai personaggi e alle ambientazioni. Il progetto, nato nel 2020, ha portato sul grande schermo volti e storie che provengono da quella stessa valle e ha ottenuto riconoscimenti importanti come il Leone d’argento a Venezia e diversi David di Donatello, premiando la fedeltà storica e l’intensità dei protagonisti.
Attori bambini di vermiglio e le loro esperienze sul set
Anna e Luis Thaler, fratelli di 11 e 9 anni, hanno raccontato con semplicità la loro prima esperienza come attori professionisti. Per Anna, l’emozione di trovarsi davanti alla cinepresa era forte soprattutto durante i dialoghi, ma la gioia di recitare ha superato il timore iniziale. Per Luis, invece, l’aspetto meno piacevole è stato dover restare fermo per ore evitando di giocare nei prati per non rovinare i costumi di scena. Da grande, Anna sogna di studiare recitazione e farne la sua professione, mentre Luis preferisce intraprendere la strada del pastore. Accanto ai due bambini, la madre Laura ha svolto la funzione di accompagnamento e controllo, evitando che Luis corresse e si scorrazzasse durante le pause. La famiglia ha vissuto intensamente le riprese, con il piccolo Luis sempre con il cappellino tirolese, che non ha mai voluto togliere fino al momento del ciak.
Recitare con la comunità
Sul set, i bambini si sono trovati a recitare con altri abitanti di Vermiglio e delle località vicine, con il ruolo di creare un quadro di vita quotidiana semplice e autentico. Si è trattato di un’esperienza nuova che ha coinvolto tutte le generazioni, mettendo in luce il valore trasmesso attraverso la memoria di famiglia e il territorio.
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Ambientazioni reali e coinvolgimento delle comunità locali
Le scenografie del film si trovano ancora nel territorio della Val di Sole, tra Vermiglio e il Passo del Tonale. Le location scelte dalla regista seguono un percorso geografico e storico fedele agli eventi narrati. Dal 2020 la produzione ha avviato un casting organizzato direttamente tra gli abitanti, con una selezione partecipata e uno spirito di collaborazione tipico delle piccole comunità montane. Valentina Mariotti, vicesindaca di Vermiglio e attrice nel film nel ruolo di una suora, descrive bene quel clima di curiosità unito a un’attesa contenuta, comune nelle popolazioni abituate a una quotidianità fatta di ritmi regolari.
Uso di abiti e oggetti autentici
L’attore non professionista e quasi tutti i partecipanti sono cittadini del comune o vicini, che hanno messo a disposizione vestiti, oggetti e ambienti per ricostruire il periodo storico. L’uso di abiti autentici dei nonni e di attrezzature genuine ha contribuito a rendere ogni scena più credibile. La regista ha insistito sulla cura di ogni dettaglio, dalle espressioni dei volti, perfettamente funzionanti con la storia narrata, fino alle mani di una contadina, sporche del lavoro campestre e rese con grande realismo.
Oggetti di scena e vestiario: tra memoria e autenticità
Molte famiglie di Vermiglio e dintorni hanno fornito vestiti e strumenti appartenuti alle generazioni passate. Sono state usate vanghe, roncole, badili e altri attrezzi agricoli trovati in vecchi fienili o cantine. Erica, mamma di Melissa e Cecilia, racconta di aver recuperato quei pezzi di vita contadina dal nonno. L’Albergo Alpino, gestito dalla famiglia, è diventato almeno per quattro anni di lavorazione un punto di riferimento anche per la regista Maura Delpero, che vi ha soggiornato per le riprese.
Momenti di festa sul set
La partecipazione delle famiglie si è spinta a coinvolgere anche momenti di festa, come quello del ballo nel matrimonio, in cui Carola, cognata di Erica, ha danzato vestita con le stoffe d’epoca insieme a suo padre. Questo evento sul set ha lasciato un ricordo vivido e commovente, sottolineando il legame tra la storia raccontata e la comunità che l’ha vissuta davvero.
La regia di maura delpero e la rappresentazione della vita rurale di guerra
Il lavoro di Maura Delpero si distingue per la precisione e l’attenzione nel raccontare la vita concreta della Val di Sole durante la guerra. Il film rievoca conflitti familiari e sociali intrecciati con la durezza del tempo, con uno sguardo che sembra rifarsi alla scrittura di autori come Natalia Ginzburg. Le situazioni familiari, i dialoghi, il lessico usato sono stati studiati con metodo, ma senza perdere il tocco di realismo necessario affinché la storia risultasse viva.
Attori non professionisti e realtà di valle
Gli attori, molte volte non professionisti, si sono calati in una realtà che conoscono perché vicina all’atmosfera e alla tradizione della valle. Le sorelle Melissa e Cecilia hanno sperimentato quanto fosse importate restituire con i gesti, le espressioni, la fluidità del movimento la condizione di ragazze di paese in un tempo di guerra. Questo ha richiesto esercizio e impegno, ma anche la gioia di far parte di un racconto che parla della loro terra.
Il film Vermiglio coglie così un momento storico specifico senza perderne i dettagli umani più profondi, restituendo alla memoria collettiva quei volti e quei paesaggi, intrecciati inquietudine e solidarietà, in un percorso narrativo intenso che ha conquistato gli schermi nazionali e internazionali.