
Il collettivo teatrale belga fc bergman ha portato al Piccolo Teatro Strehler di Milano lo spettacolo "Works and Days", ispirato al poema di Esiodo, che unisce immagine, corpo e musica per riflettere sul rapporto tra uomo, lavoro e natura in chiave contemporanea. - Unita.tv
Il collettivo teatrale belga fc bergman è tornato sul palcoscenico del piccolo teatro strehler di milano nel maggio 2025 con “works and days”, uno spettacolo che riprende il poema di esiodo dell’VIII secolo a.C. Questa produzione internazionale, frutto della collaborazione tra toneelhuis e il piccolo teatro, ha offerto tre repliche molto attese a fine maggio, confermando la vocazione del collettivo a fondere immagine e corpo con la parola, privilegiando un linguaggio visivo forte e coinvolgente. Lo spettacolo evoca la relazione tra uomo, lavoro e natura offrendo una riflessione antica attraverso una messa in scena contemporanea.
Il ritorno di fc bergman a milano e la genesi dello spettacolo
Il gruppo teatrale fc bergman era stato invitato da claudio longhi nel 2020 al vie festival di emilia romagna teatro, ma l’evento fu annullato per la pandemia. Cinque anni dopo, fc bergman ha riportato in vita quell’invito con un progetto ispirato a “le opere e i giorni” di esiodo, riflettendo sui temi del lavoro, del tempo e dell’antichità. La collaborazione con toneelhuis e il piccolo teatro ha permesso di realizzare uno spettacolo intenso, rappresentato per sole tre sere al piccolo teatro strehler di milano.
L’allestimento si basa su un teatro in cui le immagini sostituiscono la narrazione verbale consolidata. Non si tratta tanto di raccontare una storia quanto di far vivere uno stato d’animo e un ciclo di rituali legati ai ritmi naturali e sociali dell’uomo antico. Le prime scene mostrano attori che arano il palcoscenico, mentre schegge di legno volteggiano fra il pubblico. Da quel gesto nasce un rituale collettivo che si sviluppa attraverso il movimento e la musica, rappresentando feste, lavoro, riposo e miti. Questo impatto visivo rende chiaro il messaggio dello spettacolo: l’uomo antico viveva in simbiosi con la natura, mentre oggi si è allontanato da questa dimensione.
La traduzione scenica del poema di esiodo e il lavoro come tema centrale
Esiodo, nel suo poema dedicato al fratello, combina consigli pratici sul lavoro nei campi con una riflessione morale sull’uomo moderno, definito corrotto e lontano dall’età dell’oro. Il lavoro, pur faticoso, si configura come via obbligata per la sopravvivenza e una possibile forma di redenzione. L’idea che “il lavoro nobilita l’uomo” viene materialmente rappresentata dagli otto attori che, dopo aver arato la scena, raccolgono i frammenti di legno per costruire una struttura simile a una cattedrale vuota.
Questa costruzione, agita con ritualità vicine al rito e al mito, diventa simbolo di un tentativo di ricomporre un equilibrio antico, riflesso nel tono delle azioni: l’aggregazione intorno a un totem spoglio, la fusione tra uomo e donna, e momenti di riposo o festa scandiscono la performance. La tensione tra fatica e rito, passato e presente, emerge con forza anche grazie a una scena in cui un elefante di stoffa gigante viene smembrato e i suoi tessuti rossi si adagiano sulle architravi, suggerendo la decadenza del tempo vissuto.
Il linguaggio visivo, la danza e la musica al centro della messa in scena
La scrittura coreografica si ispira in modo riconoscibile a pni bausch, con movimenti che tratteggiano tensioni e rilassamenti, memorie pittoriche e forme plastiche. Le scene sono alternate da tableaux vivants che evocano diversi stili artistici, dal sintetismo di gauguin alla sensualità materica di matisse, offrendo continui richiami visivi. Questa scelta concentra lo sguardo sulle immagini mentre la parola si fa minimale.
La musica dal vivo, a cura di joachim badenhorst e sean carpio, si fonde con il ritmo del corpo degli attori, diventando un elemento che non si staglia a parte ma si integra completamente nella narrazione scenica. Il suono accompagna e amplifica i rituali, scandendo momenti di calma o agitazione, lavorando come una cassa di risonanza emotiva più che descrittiva.
Simboli e immagini forti tra mito, mito e attualità
Il racconto scenico riprende elementi mitici nella seconda parte, quando un fumo denso cede il passo a un oggetto insolito: una macchina a vapore ottocentesca. Non viene spiegata la funzione di questa caldaia, ma la sua presenza obbliga gli attori a una danza ossessiva intorno a questo simbolo di modernità e meccanizzazione. In contrasto, fa la sua comparsa una figura femminile vestita da babushka, che evocando tempo e memoria, ricomincia a scavare il solco del passato.
Una figura molto impattante ricorrente è anche quella di un uomo anziano nudo, che richiama lo scheletro dell’elefante smembrato, e che accompagna una bambina nata dalla scena precedente, creando un’atmosfera delicata e perturbante. La chiusura dello spettacolo vede comparire un cane robotico con fari accesi che fissa il pubblico, suggerendo una cesura fra passato e futuro.
Il valore di works and days nella scena europea contemporanea
“works and days” non si propone come una semplice messa in scena didattica o letteraria ma come un’esperienza da vivere in modo sensoriale, che stimola più che altro l’emotività dello spettatore. La stratificazione di immagini e simboli può risultare complessa o a tratti opprimente, impedendo di individuare un significato unico e chiaro. Al contrario, questa dimensione lascia libero spazio a sensazioni e suggestioni.
fc bergman conferma la propria posizione tra i gruppi teatrali più innovativi d’europa, interessati a esplorare linguaggi che uniscono corpo, immagine e musica per raccontare temi profondi legati alla condizione umana e alla storia. L’uso del mito antico come base per una riflessione contemporanea mette in luce quanto il rapporto tra uomo, natura, lavoro e tempo resti attuale benché cambi il contesto culturale e storico.