
Giovanni Allevi racconta la sua esperienza di convivenza con il mieloma multiplo, trasformando il dolore in nuova consapevolezza attraverso la musica, la meditazione e la condivisione con il pubblico. - Unita.tv
Giovanni allevi, noto pianista e compositore, affronta da più di due anni la sfida del mieloma multiplo, un tumore raro che colpisce il midollo osseo. Nonostante il dolore costante e le limitazioni fisiche, ha continuato a comporre e suonare in pubblico, raccontando la sua esperienza dolorosa nel libro I nove doni. Questa testimonianza mostra un percorso segnato dalla sofferenza, ma anche da una nuova consapevolezza e da un rapporto diverso con la musica e la vita.
Il dolore come compagno di vita: un approccio tra accoglienza e osservazione
Allevi spiega che, per lui, accogliere il dolore non significa arrendersi o accettarne la sconfitta, bensì imparare a stare con esso in modo diverso. La sofferenza, che varia nelle forme e nell’intensità, diventa oggetto di osservazione continua. Tiene un diario dove annota i fattori che influenzano il malessere, come alimentazione, attività fisica e umore. Per esempio, le giornate serene e luminose sembrano alleviare la percezione del dolore, così come la qualità del respiro.
Questa prospettiva aiuta Allevi a controllare il dolore più che subirlo. La parola “accoglimento” mette in luce la capacità di lasciare fluire il disagio, senza opporsi inutilmente, per comprenderne le radici. La pratica della meditazione e la consapevolezza del corpo svolgono un ruolo chiave in questo processo di convivenza con il male fisico. Allevi evita di considerare il dolore come un nemico da combattere o una condanna definitiva.
Riflessioni spirituali e rapporto con la preghiera durante la malattia
Il confronto con il dolore ha aperto in Allevi domande profonde sull’esistenza. Ricorda il passo biblico di Giobbe, che nel suo dolore invoca Dio chiedendo perché sia stato colpito senza colpa. L’artista si è interrogato sul senso della sofferenza, soprattutto osservando la sofferenza di una bambina che aveva accanto durante un ricovero a Milano.
La fede personale e la preghiera rivestono un ruolo fondamentale nel suo cammino. Allevi non invoca la guarigione miracolosa, ma cerca forza per tollerare la sofferenza quotidiana. Ricorda l’infanzia e le visite al Rosario con sua madre catechista, esperienze che ha reinterpretato come meditazione. Le parole ripetute creavano un senso di calma simile a certe tecniche orientali di meditazione. La pratica lo aiuta a distaccarsi dai pensieri e dal dolore, a osservarli con distacco senza giudizio, trasformando la preghiera in una forma di presenza consapevole.
Da diagnosi e dolore lancinante a nuova consapevolezza personale
La scoperta del mieloma è arrivata dopo mesi di mal di schiena intenso, culminato in un dolore acuto durante un concerto a Vienna. All’inizio Allevi ha pensato alla possibilità di curare quel dolore lancinante, ma presto la malattia ha modificato il suo modo di vedere la vita.
Ha eliminato tutte le maschere sociali, le aspettative di successo e perfezione che spesso si attribuiscono agli artisti pubblici. Questa caduta di pretese è stata per lui un momento di liberazione. La malattia ha imposto un confronto con la realtà del corpo e del tempo, forzandolo ad abbandonare illusioni di invulnerabilità.
Allevi respinge la banalizzazione della frase “la malattia mi ha cambiato in meglio”. Spiega che non si può essere felici di aver affrontato la morte così da vicino. Ma ammette di cercare un senso a questa esperienza difficile, senza cedere alla disperazione.
La scelta di condividere la malattia sui social e il rapporto con il pubblico
Tra il 2019 e il 2020, Allevi aveva dovuto interrompere un tour a causa del Covid. Poi il decorso della malattia ha fermato ulteriormente i suoi progetti. Molti fan si chiedevano il motivo della sua assenza e lui ha deciso di rispondere senza nascondersi.
Ha pubblicato aggiornamenti, trasformando la sua esperienza personale in spunto per riflettere su come la società rifiuti il dolore e la morte. Allevi ha scelto di trasformare il proprio percorso in un dialogo aperto con il pubblico. Non ha paura che la sua immagine come uomo malato sovrasti la figura di musicista perché, dice, la sofferenza ha intensificato la sua capacità di esprimersi attraverso la musica.
La musica come strumento di trasformazione del dolore e nuova creatività
Il cuore del lavoro artistico di Allevi negli ultimi anni è stata la composizione. Seguendo un procedimento matematico usato da Bach, ha tradotto in note la parola “mieloma” per creare un concerto per violoncello e orchestra. Questa composizione rappresenta un diario sonoro delle emozioni vissute durante le lunghe giornate in ospedale.
Il malessere fisico ha inciso sul suo modo di suonare. Allevi racconta di aver perso l’inseguimento della perfezione tecnica, un’ossessione che lo aveva accompagnato a lungo prima della malattia. In ospedale ha scritto anche un brano, Two Fingers, pensato per le dita in caso di peggioramento del tremore. Negli ultimi concerti, ha dovuto interrompere l’esecuzione a Locarno a causa del tremore alle mani.
Ha capito però che il pubblico non vuole ascoltare una perfezione sterile ma una musica autentica, e questo gli ha restituito la gioia di suonare in pubblico senza maschere o pretese.
Influenze musicali e cambiamenti nello stile esecutivo
Allevi ha riscoperto alcune esecuzioni di Glenn Gould delle Variazioni Goldberg di Bach, notando come la seconda registrazione, più lenta e meditativa, rispecchi uno stato d’animo più riflessivo rispetto alla versione giovanile. Questa osservazione lo ha portato a notare cambiamenti nel proprio modo di eseguire i brani.
Un esempio è la differenza tra l’esecuzione di Back to life nel 2009 all’Arena di Verona e una più recente, caratterizzata da tempi più lenti e da una maggiore attenzione a ogni nota. Questo nuovo approccio riflette la relazione cambiata con il corpo e con il tempo, temi che emergono anche nella sua musica.
Il ruolo del gatto e la relazione con la natura nei momenti di meditazione
Durante la degenza, Allevi ha condiviso sui social una foto che lo ritrae sdraiato con un gattino addormentato sul petto. Quell’animale è diventato per lui un simbolo della natura con tutte le sue sfaccettature: bellezza, calma, accoglienza ma anche imprevedibilità.
Quando tiene il gatto durante la meditazione, sente di ricevere un abbraccio dalla natura intera. L’animale sembra rappresentare per Allevi un modo per ritrovare equilibrio, energia e un senso di connessione con il mondo, elementi che aiutano a sostenere la fatica fisica e emotiva legata alla malattia.
Piccoli piaceri e visione della guarigione oltre la medicina
Nonostante le attenzioni verso l’alimentazione sana, Allevi concede a sé stesso piaceri semplici come una fetta di torta al cioccolato prima dei concerti. Questa scelta, che prima gli sarebbe sembrata estranea, ora assume un significato profondo simile a un’esperienza estetica, paragonata alla musica di Wagner.
Sul concetto di guarigione, Allevi sa che il mieloma multiplo è una malattia cronica senza una guarigione definitiva al momento. Perciò ha cambiato prospettiva: non attende un giorno in cui il tumore sparirà del tutto, ma si impegna a “guarire” ogni giorno, coltivando la felicità e la qualità della vita.
Essere qui, sentire il sole o non lasciarsi sopraffare dal mal di schiena sono per lui segni di una guarigione reale, più che i risultati degli esami clinici.