La pubblicazione di “Ossi di seppia” di Eugenio Montale, avvenuta nel 1925 per le edizioni di Piero Gobetti, segna un momento cruciale nella storia della poesia italiana. Questo lavoro, che ha visto la luce in un periodo di grande tumulto politico e sociale, è stato arricchito da una seconda edizione nel 1928, curata dall’editore Ribet, che ha incluso sei nuove poesie, tra cui “Arsenio”. Quest’ultima è considerata una sorta di autobiografia in versi dell’autore e ha trovato immediata risonanza internazionale, venendo tradotta in inglese per la rivista “The Criterion” di T.S. Eliot, con il quale Montale condivideva affinità stilistiche e tematiche.
La nuova edizione di Montale: un’opera da riscoprire
Recentemente, Mondadori ha riproposto un’edizione aggiornata e commentata di “Ossi di seppia”, curata da Pietro Cataldi e Floriana D’Amely. Questa edizione si distingue per l’inclusione di un saggio di Pier Vincenzo Mengaldo e di un intervento di Sergio Solmi risalente al 1926, il quale offre un’interessante prospettiva sull’opera. La chiarezza e la precisione delle informazioni contenute in questa edizione la rendono accessibile non solo agli studiosi, ma anche a lettori non esperti, favorendo una comprensione più profonda del testo e del suo significato.
L’importanza di Ossi di seppia nella poesia di Montale
“Ossi di seppia” rappresenta un punto di svolta nella carriera di Montale e nella poesia del Novecento. Sebbene le raccolte successive come “Le Occasioni” e “La bufera e altro” abbiano raggiunto risultati poetici di grande rilievo, non si può negare che il primo libro di Montale contenga gran parte dei temi e delle innovazioni linguistiche che caratterizzeranno la sua opera. La sua diffusione e il numero di studi dedicati ne fanno ancora oggi un testo fondamentale per comprendere l’evoluzione della poesia italiana.
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Quando eravamo studenti, la nostra attenzione era spesso catturata da poeti come Giuseppe Ungaretti, la cui intensa adesione alla vita e la ricerca dell’Assoluto ci affascinavano. La poesia di Ungaretti, con il suo “grido unanime” e la sua profonda umanità, sembrava più accessibile rispetto a quella di Montale, che appariva più fredda e intellettualistica. La difficoltà di decifrare il lessico aulico di Montale, con incipit come “Arremba su la strinata proda”, rendeva le sue opere una sfida per molti lettori.
L’evoluzione della percezione di Montale
Con il passare del tempo e l’acquisizione di esperienza, la percezione di Montale è cambiata. Da insegnanti, abbiamo notato come i nostri studenti reagissero con entusiasmo a poeti come Ungaretti, mentre le opere di Montale, pur essendo ricche di significato, richiedevano un approccio più profondo per essere apprezzate. La poesia di Montale, con le sue immagini di “cocci aguzzi di bottiglia” e “la vita che si sgretola”, esprimeva una malinconia e un pessimismo che, inizialmente, sembravano meno immediati rispetto ai versi di Ungaretti.
Solo con il tempo e attraverso l’analisi di opere come “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”, è diventato chiaro che Montale possedeva una voce poetica unica, capace di esprimere sentimenti complessi e profondi. La sua scrittura, pur apparendo inizialmente ostica, nascondeva una ricchezza di significato che si rivelava solo a chi era disposto a esplorare i suoi barlumi di luce e ombra.
L’eredità di Montale e il suo posto nella poesia contemporanea
L’importanza di Montale nella letteratura del Novecento è indiscutibile. La sua vasta bibliografia, i riconoscimenti internazionali, tra cui il premio Nobel del 1975, e le traduzioni delle sue opere in tutto il mondo, testimoniano la sua influenza duratura. Tuttavia, come osserva Mengaldo, la sua poesia potrebbe risultare meno amata rispetto ad altri autori, forse a causa della sua distanza da una tradizione poetica più “italiana”. Montale, con il suo stile che si avvicina a una poesia metafisica anglosassone, ha lasciato un’impronta profonda, influenzando generazioni di poeti, da Mario Luzi a Fabio Pusterla.
In questo centenario dalla pubblicazione di “Ossi di seppia”, è opportuno riflettere sull’eredità di Montale e sul suo contributo alla poesia italiana, che continua a stimolare lettori e studiosi in tutto il mondo.