Carolina Bianchi premiata al Leone d’Argento della Biennale Danza: un riconoscimento alla sua arte audace

Carolina Bianchi, artista brasiliana con radici italiane, riceverà il Leone d’Argento alla Biennale Danza di Venezia per la sua audace esplorazione di temi complessi attraverso performance provocatorie e innovative.
Carolina Bianchi premiata al Leone d’Argento della Biennale Danza: un riconoscimento alla sua arte audace Carolina Bianchi premiata al Leone d’Argento della Biennale Danza: un riconoscimento alla sua arte audace
Carolina Bianchi premiata al Leone d’Argento della Biennale Danza: un riconoscimento alla sua arte audace - unita.tv

Carolina Bianchi, artista brasiliana con radici italiane, si prepara a ricevere il Leone d’Argento della Biennale Danza di Venezia, un premio che celebra la sua innovativa e provocatoria visione artistica. Diretta da Wayne McGregor, la manifestazione si svolgerà dal 17 luglio al 2 agosto e rappresenta un palcoscenico di grande prestigio per la danza contemporanea. Bianchi, nonostante la sua carriera di 40 anni nel campo delle performance, ha recentemente iniziato a ricevere un sostegno economico significativo, il che rende questo riconoscimento ancora più significativo. La sua arte, che sfida le convenzioni e mescola linguaggi diversi, si concentra sul testo come elemento centrale della sua pratica.

L’arte di Carolina Bianchi: un viaggio tra tradizione e innovazione

Carolina Bianchi si distingue nel panorama della danza contemporanea per la sua capacità di utilizzare il corpo come strumento di espressione e riflessione. Wayne McGregor, nel motivare il premio, ha sottolineato come l’artista radichi il proprio lavoro nella tradizione della performance femminile, pur mettendola in discussione. La sua ricerca artistica si colloca all’interno di un’“avanguardia radicale”, un termine che riflette la sua volontà di esplorare temi complessi e spesso scomodi.

Nel 2024, Bianchi ha presentato opere come “La Sposa” e “Buonanotte Cenerentola” al festival Fog di Triennale Milano Teatro, diretto da Umberto Angelini. Queste performance hanno catturato l’attenzione del pubblico per la loro profondità intellettuale e la loro capacità di affrontare questioni di genere e violenza. La trilogia “Cadela Força” si apre con una conferenza che intreccia citazioni letterarie e storie di vita, creando un dialogo tra arte e realtà. La scelta di utilizzare riferimenti a Dante e Botticelli dimostra la sua intenzione di connettere il passato con il presente, rendendo la sua arte accessibile e significativa.

Un atto di vulnerabilità e provocazione

Uno degli aspetti più scioccanti delle sue performance è l’uso di elementi provocatori per mettere in luce la vulnerabilità umana. In “Buonanotte Cenerentola“, Bianchi si addormenta dopo aver bevuto un cocktail contenente la cosiddetta “droga dello stupro”, dando vita a una scena in cui i membri della compagnia eseguono una sorta di visita ginecologica su di lei. Questo gesto, lungi dall’essere gratuito, serve a evidenziare la fragilità delle vittime di violenza e a stimolare una profonda empatia nel pubblico. La scelta di affrontare tali tematiche delicate richiede un coraggio notevole e un’alta consapevolezza del costo personale che comporta.

Bianchi ha dichiarato che il suo lavoro è il risultato di un lungo processo di sperimentazione, nel quale ha cercato di comprendere come affrontare esperienze traumatiche sul palco. La sua arte non è solo un mezzo di espressione, ma anche un modo per esplorare e condividere le cicatrici lasciate dal trauma. La filosofa brasiliana Suely Rolnik ha influenzato profondamente il suo approccio, ispirandola a trasformare il dolore in una forma di conoscenza e consapevolezza.

La trilogia e il futuro della sua arte

Attualmente, Carolina Bianchi sta completando la trilogia iniziata con “La Sposa” e “Buonanotte Cenerentola“. Il secondo capitolo, intitolato “The Brotherhood“, si concentrerà sul tema del risveglio e sulla collettività che circonda chi ha vissuto esperienze traumatiche. L’artista intende esplorare il concetto di “fratellanza” e interrogarsi su come la società possa offrire supporto a chi torna a vivere dopo un evento devastante. La sua riflessione si estende anche al ruolo delle donne nel teatro, un campo tradizionalmente dominato da figure maschili.

Bianchi prevede di integrare riferimenti alla letteratura e alle arti visive nel suo lavoro, citando autrici come Sarah Kane ed Emily Brontë. La sua intenzione è quella di creare un dialogo tra diverse forme d’arte, utilizzando la performance come strumento per affrontare questioni sociali e culturali. Nonostante la sua arte possa contenere elementi scioccanti, l’obiettivo di Bianchi è stimolare una riflessione profonda piuttosto che cercare il mero shock.

L’identità artistica e il rifiuto delle etichette

Carolina Bianchi si definisce femminista nella vita quotidiana, ma rifiuta di etichettare i suoi spettacoli come tali. Crede che le etichette possano limitare la comprensione della sua arte, riducendo la complessità delle sue opere a semplici categorie. La sua visione è quella di creare uno spazio in cui le donne possano esprimersi liberamente, senza dover conformarsi a stereotipi o aspettative.

La sua infanzia, segnata da una forte immaginazione e da una passione per la scrittura, ha giocato un ruolo cruciale nel suo sviluppo artistico. A 12 anni, ha scoperto il teatro, riconoscendo immediatamente che quello era il suo posto. La sua evoluzione come artista è stata graduale, ma ha sempre mantenuto il corpo al centro della sua espressione, esplorando il confine tra arte e vita.

Carolina Bianchi si prepara a presentare il suo lavoro a Venezia, dove il suo approccio audace e innovativo continuerà a sfidare le convenzioni e a stimolare il dibattito. La sua arte rappresenta una voce potente e necessaria nel panorama contemporaneo, capace di affrontare temi complessi con sensibilità e profondità.