Bruce Springsteen torna a Milano con un concerto di tre ore davanti a quasi sessantamila persone, riportando la politica al centro dell’attenzione. In un’epoca dominata da social network e disinteresse verso le urne, il Boss sceglie San Siro per ribadire l’importanza della partecipazione civile e dei diritti. Il suo spettacolo, senza effetti speciali o scenografie elaborate, punta tutto sulla musica e sul messaggio.
La musica come strumento di impegno politico negli anni sessanta e oggi
Negli anni Sessanta e Settanta la musica era profondamente intrecciata alla politica: ogni canzone poteva diventare una protesta o una dichiarazione di intenti. Oggi sembra che questo legame si sia dissolto; i giovani passano ore scrollando i social senza coinvolgimento reale, mentre l’affluenza alle urne cala drasticamente. In questo contesto emerge l’immagine di Bruce Springsteen come voce fuori dal coro.
Il Boss non limita il suo discorso a critiche dirette – come quelle rivolte all’ex presidente Donald Trump – ma rilancia una visione della politica intesa come speranza concreta per il futuro. Per lui è ancora possibile vedere nella democrazia uno spazio sacro dove difendere i diritti dei più deboli, dare voce agli esclusi e mantenere vivo quel sogno americano fatto di dibattito aperto e libertà critica.
La sua posizione richiama un ritorno ai valori fondamentali della convivenza civile: non esibizione ostentata di ricchezza o potere aggressivo ma confronto rispettoso basato su idee diverse che possono convivere nel dialogo pubblico.
San siro gremito per il boss tra bandiere nazionali ed emozioni condivise
Il palco allestito per lo show è essenziale: due bandiere svettano sopra gli strumenti quella americana accanto a quella italiana segnano simbolicamente lo scambio culturale tra le due nazioni presenti nel cuore del pubblico milanese. Nessun effetto speciale distrae dall’essenza dello spettacolo: Bruce indossa solo il gilet classico, impugna la chitarra elettrica ed esplode con la sua voce graffiante che trascina tutti nell’atmosfera unica delle sue canzoni.
Tra gli spettatori spicca una folta presenza di capelli bianchi segno evidente dell’età media elevata ma anche del legame profondo che lega generazioni diverse sotto lo stesso tetto musicale. Il concerto diventa così occasione d’incontro fra genitori figli nonni zii nipoti chi ha vissuto l’era degli album in vinile insieme ai nativi digitali cresciuti con YouTube TikTok.
Accanto allo scrivente c’è un bambino piccolo dotato delle cuffie antirumore necessario in ambienti così rumorosi poco distante altri bimbi ancor più piccoli sono tenuti in braccio dai nonni anch’essi protetti dalle cuffie perché già da neonati ci si immerge nell’esperienza live firmata Springsteen vivendo appieno quell’atmosfera fatta anche d’emozioni condivise tra chi c’era ieri e chi vuole esserci domani.
Scaletta potente tra rock epico ricordi degli anni ottanta e solidarietà sul palco
L’apertura arriva prima ancora che cali completamente il sole sulle note potenti del rock epico No Surrender seguito subito da My Love Will Not Let You Down due pezzi fortemente evocativi risalenti all’era Born in the USA quando Springsteen polemizzava apertamente contro Ronald Reagan. Quel periodo raccontava però un’altra america diversa da quella edonista degli anni Ottanta fatta soprattutto d’apparenze superficiali.
Sul palco con lui Stevie Van Zandt storico compagno d’avventura musicale reduce da un recente intervento chirurgico urgente dovuto ad appendicite subito durante alcune tappe europee. Nonostante qualche limitazione nei duetti abituali, Van Swayndt resiste alla fatica dimostrando attaccamento alla bandiera sonora costruita negli ultimi decenni.
Un concerto simbolico e collettivo a trent’anni dal primo live italiano
Questa tappa milanese assume inoltre valore simbolico perché coincide col trentesimo anniversario del primo memorabile concerto italiano avvenuto proprio qui a San Siro nel giugno 1985. Quell’appuntamento ha segnato molte vite diventando motivo d’identità collettiva, orgoglio personale, testimonianza storica trasmessa poi alle nuove generazioni pronte ad assaporare quel fuoco sacro sprigionato dalla musica autentica live.
Springsteen conferma così quanto possa essere forte ancora oggi quel legame unico capace di attraversare decenni differenti radunando migliaia sotto uno stesso cielo sonoro pieno d’emozione vera.
Ultimo aggiornamento il 1 Luglio 2025 da Giulia Rinaldi