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Antonia e Pascal: il racconto di una Corsica in conflitto attraverso il film “À son image”

“À son image”, il film di Thierry de Peretti, esplora la Corsica degli anni ’80 e ’90 attraverso le vite di Antonia e Pascal, affrontando temi di violenza, militanza e ricerca identitaria.

Antonia e Pascal: il racconto di una Corsica in conflitto attraverso il film "À son image"

Antonia e Pascal: il racconto di una Corsica in conflitto attraverso il film "À son image" - unita.tv

Il film “À son image”, diretto da Thierry de Peretti, offre uno sguardo profondo e toccante sulla Corsica degli anni ’80 e ’90, esplorando le vite di Antonia e Pascal, due giovani intrappolati in un contesto di violenza e ideali politici. Attraverso la lente della fotografia e della militanza, il film racconta una storia di resistenza e disillusione, riflettendo su un periodo storico segnato da conflitti e tragedie.

La vita di Antonia: tra fotografia e militanza

Antonia, protagonista del film, è una giovane donna che ha sempre nutrito una passione per la fotografia. Cresciuta in una Corsica dove i costumi patriarcali dominano, si trova a dover affrontare le sfide di un ambiente familiare e sociale che non sempre accoglie le sue aspirazioni. Nonostante il suo sogno di diventare una reporter di grande impatto, si ritrova a lavorare come fotoreporter per il quotidiano locale Corse-Matin. La sua vita si intreccia con quella di Pascal, un ragazzo che, come molti della sua generazione, aspira a combattere contro quello che percepisce come uno “stato coloniale”.

Pascal, però, vive un’esistenza segnata da continui arresti e liberazioni, un ciclo che lo porta a oscillare tra l’idealismo e il terrorismo. Antonia, da parte sua, è costretta a rimanere in attesa, osservando impotente il disastro che la circonda, mentre il suo obiettivo fotografico cattura la conta dei morti e il dolore di una generazione. La sua posizione di osservatrice le consente di mantenere una certa distanza dalla violenza, ma al contempo la costringe a confrontarsi con la realtà cruda e tragica del suo tempo.

“À son image”: un film che racconta una disfatta

Il film “À son image”, presentato alla Quinzaine des cinéastes durante l’ultimo Festival di Cannes e in sala dal 3 aprile, si configura come una cronaca di una disfatta, non solo sul piano politico ma anche personale. La storia di Antonia e Pascal è emblematicamente legata ai decenni più tragici della Corsica, un affresco di una generazione che vive in un contesto di conflitto e morte. Thierry de Peretti, già noto per il suo lavoro su “Una vita violenta”, torna a esplorare la storia corsa, portando sullo schermo le tensioni e le contraddizioni di un’epoca.

Il regista, che interpreta anche un piccolo ma significativo ruolo nel film, quello di un prete, riflette sulla sua esperienza di vita e sulla difficoltà di affrontare una realtà così complessa. La sua affermazione che “il cinema, come la religione, non può fare molto” sottolinea la consapevolezza dei limiti dell’arte di fronte alla sofferenza umana. “À son image” si presenta quindi non solo come un’opera cinematografica, ma come un tentativo di dare voce a una storia che merita di essere raccontata e compresa.

La ricerca di un’identità attraverso la fotografia

Antonia rappresenta una figura atipica nel panorama della militanza corsa. La sua ambizione e il suo talento si scontrano con un ambiente segnato dal fallimento politico e dalla morte. La sua lotta per affermare la propria identità artistica si traduce in un viaggio interiore che la porta a riflettere sul significato della fotografia e sul suo ruolo nel rappresentare la realtà.

Il film invita a interrogarsi su cosa significhi realmente catturare un’immagine e su come queste possano contribuire a costruire o distruggere narrazioni. Antonia si rende conto che la sua professione è spesso utilizzata per convalidare delle messa in scena, e questo la spinge a cercare un significato più profondo nel suo lavoro. La sua decisione di partire per Vukovar, in Jugoslavia, rappresenta un tentativo di trovare un vero teatro di guerra, ma solleva anche interrogativi sulla validità di raccontare storie lontane da quella che è la sua esperienza diretta.

Riflessioni sul trauma collettivo e la memoria

Il film di Thierry de Peretti non si limita a raccontare una storia personale, ma si inserisce in un contesto più ampio di trauma collettivo. La Corsica, con la sua storia di conflitti e tensioni, è un luogo dove il passato pesa ancora come un macigno. La narrazione di Antonia e Pascal diventa così un modo per esplorare le ferite aperte di una società che non ha ancora elaborato il lutto per le violenze subite.

Il regista sottolinea l’importanza di affrontare questi temi, poiché la mancata elaborazione del trauma può portare a nuove forme di violenza. La riflessione sulla rappresentazione e sulla memoria diventa centrale nel film, invitando lo spettatore a considerare come le immagini e le storie vengano costruite e come possano influenzare la percezione della realtà. “À son image” si propone quindi come un’opera che non solo racconta una storia, ma invita a una profonda introspezione su ciò che significa vivere in un contesto di conflitto e come le esperienze personali possano riflettersi in una narrazione collettiva.