Andrea Bajani torna a scavare nella sua esperienza personale con il romanzo L’anniversario , che ha conquistato il Premio Strega 2025. Il libro affronta un tema delicato e complesso: la separazione emotiva di un figlio dai genitori, in particolare da un padre autoritario e violento. Attraverso una narrazione intensa e misurata, Bajani esplora le dinamiche familiari segnate dalla sofferenza, dalla repressione e dal lento cammino verso la libertà interiore.
La madre come simbolo di rinuncia e apatia
La prima parte del romanzo si concentra sulla figura della madre, ritratta come una donna che ha sacrificato sé stessa per vivere all’ombra di un marito dominante. La sua esistenza appare segnata da una rinuncia totale alle proprie passioni e desideri personali. Ogni tentativo di affermare una propria autonomia sembra svanire rapidamente, schiacciato da un senso profondo di impotenza.
La madre accetta tutto senza reagire davvero: sopporta situazioni che andrebbero rifiutate o cambiate ma resta immobile davanti alla sofferenza quotidiana. Questa condizione genera in lei uno stato di apatia così forte da rendere indifferenti persino eventi estremi come la vita o la morte. Nel racconto emerge quindi l’immagine di una donna intrappolata in una realtà dove nulla sembra avere peso o valore reale.
Questa rappresentazione non è solo personale ma riflette anche uno scenario familiare più ampio dove i ruoli sono rigidi e le emozioni spesso represse per evitare conflitti troppo dolorosi o pericolosi. La madre diventa così simbolo della sottomissione silenziosa che può nascere in contesti familiari dominati dalla paura.
Il padre tra ricatto psicologico e violenza domestica
Il racconto si sposta poi sul padre, descritto come uomo autoritario capace di imporre il proprio dominio attraverso metodi crudeli soprattutto a livello psicologico prima ancora che fisico. È lui a tenere sotto controllo tutta la famiglia con atteggiamenti manipolatori che trasformano l’abitazione in uno spazio opprimente.
Nel romanzo emerge chiaramente quanto sia difficile sottrarsi a questa forma di potere esercitata non solo con minacce esplicite ma anche tramite continue pressioni emotive capaci di annientare ogni resistenza individuale. Il protagonista vive questo clima familiare come un incubo quotidiano dal quale sembra impossibile fuggire perché ogni tentativo viene neutralizzato dall’inganno emotivo del genitore tiranno.
Anche gli altri membri della famiglia subiscono questa oppressione; oltre al figlio narrante c’è infatti anche la sorella coinvolta nelle dinamiche distruttive messe in atto dal padre-padrone. L’ambiente domestico diventa così teatro costante dell’esercizio del potere coercitivo maschile tradizionale nel suo aspetto più oscuro ed esasperato.
Il percorso doloroso verso l’indipendenza personale
Dopo aver descritto i genitori, Andrea Bajani prende direttamente parola per raccontare se stesso: mostra come sia stato inizialmente intrappolato nella rete delle relazioni familiari tossiche fino al momento decisivo della liberazione personale avvenuta intorno ai 41 anni d’età.
Il processo verso l’autonomia passa attraverso scelte difficili: ricorrere alla psicoterapia per affrontare traumi profondi; allontanarsi fisicamente dai luoghi legati ai genitori; mettere distanza emotiva necessaria per recuperare identità propria lontano dall’influenza negativa ricevuta fin dall’infanzia.
L’anniversario evocato nel titolo è quello del decimo anno trascorso dalla decisione definitiva dell’autore—di scrivere questa storia proprio oggi. Celebrare quel distacco significa riconoscere quanto costa prendere le distanze dalle radici famigliari quando queste sono fonte primaria d’oppressione invece che sostegno affettivo.
La scrittura come mezzo di liberazione
La scrittura qui assume ruolo fondamentale perché permette all’autore non solo di dare forma alle proprie memorie frammentate ma anche mantenere quel distacco necessario a trattare temi tanto pesanti senza perdere lucidità narrativa né cadere nell’eccesso emotivo gratuito.