Negli ultimi giorni, un’importante evoluzione ha coinvolto la definizione di “fumettista” nel vocabolario Treccani, uno dei più prestigiosi dizionari della lingua italiana. Questa modifica è il risultato di una petizione avviata dalla rivista di graphic journalism La Revue, che ha messo in luce l’importanza culturale e artistica del fumetto. La nuova definizione elimina l’accezione negativa che associava il termine a opere di scarso valore, riconoscendo finalmente il fumetto come una forma d’arte dignitosa e rispettabile.
La battaglia per il riconoscimento del fumetto
La questione è emersa quando Massimo Colella, direttore editoriale di La Revue, ha notato la definizione di “fumettista” presente in vari dizionari, tra cui Treccani, Garzanti e De Mauro. Colella è stato spinto a esplorare questo tema dopo aver ascoltato l’indignazione di Giusy Gallizia, fumettista e illustratrice, che ha condiviso le sue preoccupazioni sui social media. “Ho scoperto che la definizione era ricorrente e presentava un’immagine negativa del nostro lavoro”, ha dichiarato Colella. “Molti dizionari descrivevano il fumettista come un autore di opere superficiali e di facile effetto, senza alcuna contestualizzazione adeguata”. Questa mancanza di chiarezza ha spinto Colella a lanciare una petizione per richiedere un aggiornamento delle definizioni.
La petizione e la risposta di Treccani
La petizione ha rapidamente guadagnato supporto, raccogliendo oltre 1300 firme in pochi mesi. “Non sono numeri enormi, ma rappresentano un gruppo significativo di illustratori, fumettisti e lettori che hanno compreso l’importanza della questione”, ha spiegato Colella. Una volta raggiunta la soglia di mille firme, Colella ha contattato Treccani, Garzanti, De Mauro e altri istituti linguistici. Treccani ha risposto per prima, riconoscendo che la definizione era obsoleta e necessitava di un aggiornamento. Questo cambiamento ha segnato un passo importante verso il riconoscimento del valore del fumetto nella cultura contemporanea.
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L’importanza culturale del cambiamento
Colella sottolinea che questa battaglia non è solo una questione di linguaggio, ma ha implicazioni più ampie per la percezione del fumetto. “Il linguaggio modella la nostra realtà. Se un bambino sogna di diventare fumettista e legge che il termine significa ‘autore di opere mediocri’, quale immagine avrà di questo mestiere?”, si chiede. Il riconoscimento ufficiale del fumetto è cruciale, soprattutto considerando il suo crescente impatto nel panorama culturale globale. “In Francia, il fumetto è considerato alla stregua della letteratura”, osserva Colella, che dirige la rivista dalla capitale francese. In Italia, la situazione sta cambiando: le librerie dedicano spazi ai fumetti, le graphic novel ricevono premi e il fumetto viene studiato nelle scuole. L’aggiornamento della definizione è un passo significativo verso una maggiore valorizzazione di questa forma d’arte.
Un settore ancora in cerca di supporto
Nonostante il successo della petizione, Colella ha notato una certa reticenza da parte del mondo editoriale. “Molti autori hanno risposto con entusiasmo, ma ci si aspettava una maggiore reazione da parte degli editori e delle grandi case editrici”, ha affermato. “Solo un editore, Topipittori, ha mostrato interesse per la nostra iniziativa”. La Revue, promotrice della petizione, rappresenta un esempio di come il fumetto possa essere utilizzato come strumento di informazione. “Il nostro obiettivo è sempre stato quello di elevare il livello del fumetto, dimostrando che può essere un mezzo serio di giornalismo”, ha dichiarato Colella. La rivista combina la forza visiva del disegno con l’approfondimento del giornalismo d’inchiesta, creando un formato accessibile che non sacrifica la profondità. Grazie al lavoro di Lorenzo Palloni, editor che coordina i giornalisti e i disegnatori, e di Andrea Coccia, direttore responsabile, La Revue continua a esplorare temi complessi attraverso storie illustrate, contribuendo a una maggiore comprensione e apprezzamento del fumetto come forma d’arte.