Home Via Paolo Sarpi a Milano tra tradizione italiana e anima orientale: come cambia il cuore di Chinatown

Via Paolo Sarpi a Milano tra tradizione italiana e anima orientale: come cambia il cuore di Chinatown

Via Paolo Sarpi a Milano si distingue per la fusione di botteghe storiche italiane e ristoranti cinesi, riflettendo le trasformazioni culturali e commerciali della città in continua evoluzione.

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Via Paolo Sarpi a Milano è un vivace crocevia culturale e gastronomico dove convivono botteghe italiane storiche e nuove attività cinesi, riflettendo l’evoluzione sociale e commerciale della città. - Unita.tv

Nel cuore di Milano, via Paolo Sarpi ha da tempo superato i confini della tradizionale zona commerciale per trasformarsi in un crocevia gastronomico e culturale unico. Qui si incrociano la storia delle botteghe storiche italiane e la crescente presenza della comunità cinese, la quale ha saputo dare nuova vita a una delle vie più antiche della città. Questo intreccio crea una realtà complessa ma affascinante, che riflette le trasformazioni sociali e urbane di una metropoli in continua evoluzione.

La doppia anima di via Paolo Sarpi tra botteghe storiche e nuove attività etniche

Via Paolo Sarpi rappresenta un caso particolare tra le molte Chinatown sparse nel mondo. Non è soltanto un luogo dedicato alle attività commerciali asiatiche, ma custodisce ancora solide tracce del passato commerciale italiano. Fino a pochi decenni fa era la terza arteria più importante per lo shopping in città, subito dopo corso Vercelli e corso Buenos Aires. La presenza di negozi all’ingrosso ha segnato un primo cambiamento, ma la vera svolta è arrivata con la pedonalizzazione della via.

Francesco Novetti, figlio di una storica famiglia di commercianti, gestisce un’erboristeria in via Sarpi dal 1950 circa. Ricorda come la pedonalizzazione abbia contribuito a trasformare radicalmente l’identità della strada. I grandi magazzini all’ingrosso hanno lasciato spazio a ristoranti, bar e botteghe di nuova generazione, spesso orientali. Le botteghe tradizionali italiane si sono ridotte di numero, sopravvivendo grazie a un forte attaccamento, ma non è facile.

La divisione simbolica della via rosmini

La divisione più evidente è marcata dalla via Rosmini, che fa da confine simbolico tra le due anime presenti. Da una parte i negozi storici italiani, dall’altra i nuovi ristoranti e attività cinesi, specializzati soprattutto in ambito gastronomico. Questo contrasto ha modificato il modo in cui si vive e si frequenta via Paolo Sarpi.

La rinascita di una via storica tra pedonalizzazione e nuova offerta commerciale

La pedonalizzazione ha segnato un punto di svolta per via Paolo Sarpi, che era in declino a causa della predominanza di negozi all’ingrosso non in linea con la tradizione commerciale della zona. Laura Russo, erede della profumeria Lorenzi, presente in via Sarpi da oltre un secolo, racconta che prima di questo intervento la strada stava attraversando un periodo difficile.

Con il passare del tempo, i negozi specializzati al dettaglio hanno ceduto il passo ai locali dedicati al cibo e ai ristoranti asiatici, trasformando il flusso pedonale e le abitudini dei frequentatori. La via ha perso la sua funzione di passeggiata commerciale tradizionale, diventando più un luogo di destinazione precisa, dove si va per mangiare o frequentare locali specifici.

Il panorama commerciale è dunque cambiato, lasciando solo poche botteghe storiche italiane che resistono alla pressione della nuova economia. L’orizzonte ora vede un via vai di turisti e residenti soprattutto attratti dalla varietà della cucina orientale, soprattutto nei weekend.

I contrasti e le tensioni tra commercianti italiani ed esportatori della cultura cinese

Il confronto tra le componenti italiane e cinesi della via è un tema persistente. Luigi Guidi, titolare di una gastronomia e in passato macellaio, sottolinea come la presenza dominante dei ristoranti cinesi abbia modificato l’equilibrio commerciale della zona. Secondo lui, via Paolo Sarpi non può essere definita solo Chinatown, visto che ospita molte attività italiane.

Il popolo locale si divide tra chi riconosce il valore della convivenza e chi vede il mercato della via squilibrato. I ristoranti orientali attirano la maggior parte delle persone, ma ora alcuni locali tradizionali arrancano o hanno chiuso. Non si registrano conflitti aperti di natura razziale o culturale, ma manca un dialogo più stretto tra le comunità presenti.

La barriera linguistica come difficoltà maggiore

La difficoltà di comunicazione passa anche attraverso la lingua. Molti membri della comunità cinese hanno limitate competenze linguistiche in italiano, e questo alimenta una sorta di distanza apparente. Non si tratta però di un rifiuto reale, ma di una barriera con cui confrontarsi.

Le storie di chi vive via paolo sarpi e costruisce un rapporto con la città

Dietro le attività di via Paolo Sarpi ci sono tante storie di persone che provano ad intrecciare legami tra culture diverse senza rinunciare alla propria identità. Lina Hu, alla guida di Party Wan – negozio di articoli per feste – racconta che la fama di comunità chiusa è un cliché, almeno in parte. Il loro negozio serve molti clienti italiani e ha rapporti cordiali con gli altri negozianti, sia italiani che cinesi.

Un altro esempio è Mike Wu, figlio del titolare del Bar Amico, il primo bar cinese della via: qui sono da 25 anni, hanno cercato di integrarsi subito rispettando le regole e la città che li ospita. La loro presenza è apprezzata ed è difficile trovare lamentele da parte dei residenti.

Origini profonde e identità milanese

Luca Hu, proprietario dell’enoteca alla Goccia, evidenzia come la comunità cinese a Milano abbia radici profonde. Lui è arrivato negli anni ’70 e oggi si definisce milanese, nel cuore e nelle attività. Gestisce un locale dedicato ai vini italiani, segno di integrazione culturale e commerciale.

Via Paolo Sarpi continua a essere una strada in trasformazione, con volti, negozi e sapori che raccontano diverse realtà e storie che si sovrappongono nel tessuto urbano milanese.