La diminuzione dei tassi d’interesse sui prestiti alle imprese ha reso il credito bancario più accessibile, ma non si osserva ancora una ripresa significativa negli investimenti. La domanda di prestiti rimane bassa, frenata da un contesto macroeconomico che genera incertezza e rallenta le scelte di sviluppo delle imprese italiane.
Le condizioni di offerta del credito migliorano, ma lo stock prestiti continua a calare
Nei mesi più recenti, i tassi applicati sui prestiti alle imprese si sono ridotti in modo sensibile. Questa dinamica ha ampliato le possibilità per le aziende di accedere a risorse finanziarie a costi più contenuti rispetto al passato. Tuttavia, nonostante questo quadro meno oneroso, lo stock complessivo dei prestiti concessi alle imprese presenta ancora una diminuzione. I dati confermano come la riduzione dei tassi non abbia finora generato un aumento consistente delle erogazioni bancarie.
Le imprese mostrano una chiara preferenza per l’autofinanziamento, mantenendo stabile la qualità del credito utilizzato. In altre parole, molte organizzazioni scelgono di investire risorse proprie piuttosto che aumentare il ricorso a finanziamenti esterni. Questa strategia riduce, in parte, la dipendenza dal sistema bancario, ma limita il potenziale rilancio degli investimenti di medio-lungo termine.
Da segnalare è l’andamento differenziato tra tipologie di prestiti: mentre quelli a lungo termine, destinati a progetti strutturali, segnano una contrazione, cresce la richiesta di finanziamenti a breve e medio termine, più flessibili e meno rischiosi per le banche e le imprese.
Incertezza geopolitica e burocratica frenano la fiducia e gli investimenti
Le imprese segnalano un clima di grande incertezza come ostacolo principale alla ripresa economica. La situazione internazionale, con conflitti aperti, dazi commerciali e tensioni geopolitiche, alimenta un senso di rischio che pesa sulle decisioni di investimento. Questa instabilità si combina con la persistente presenza di burocrazia, ritenuta eccessiva e rallentante.
Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto Est, sottolinea come la crescita dell’economia dipenda dalla capacità di superare queste criticità. Le aziende necessitano di certezze e condizioni chiare per attivare piani di sviluppo. Il clima di sfiducia attuale, invece, spinge molte realtà a posticipare o ridurre i propri impegni produttivi e finanziari.
La difficoltà nel prevedere l’andamento futuro sia dell’economia italiana sia dei mercati globali limita la propensione al rischio e induce a scelte di prudenza, rallentando nuovi investimenti e, con essi, la domanda di credito.
La domanda di credito resta contenuta nonostante i piani di investimento
Secondo l’indagine Monitor del Credito realizzata da FinMonitor a fine 2024, il 71% delle imprese non prevede di richiedere nuovo credito nel corso del 2025. Questa percentuale indica un forte ridimensionamento della domanda bancaria, anche in presenza di programmi di investimento.
Il 40% delle aziende intervistate ammette di avere progetti di sviluppo in corso o in programma, ma solo il 17% ritiene necessario il supporto bancario per realizzarli. Si tratta di un segnale di prudenza che deriva dal quadro incerto descritto. Le imprese preferiscono affidarsi alle risorse interne, limitando la propria esposizione finanziaria verso il sistema bancario.
Il sistema creditizio, pur mantenendo un’attitudine favorevole nei confronti dei finanziamenti, incontra così un ridotto interesse da parte delle aziende. Le banche restano disponibili a sostenere le iniziative di crescita, ma la domanda rimane bassa per motivi non legati all’offerta, bensì alle scelte strategiche delle imprese.
Il ruolo delle banche e le aspettative sulle politiche pubbliche nel sostenere gli investimenti
Confindustria Veneto Est evidenzia il ruolo che le banche continuano a svolgere nel supportare le imprese. Le relazioni tra istituti di credito e aziende restano stabili e improntate alla collaborazione. Il sistema finanziario mantiene un’apertura verso progetti validi, offrendo strumenti e servizi specifici per agevolare i piani di sviluppo, nonostante la domanda contenuta.
Accanto a questo, viene ribadita l’importanza dell’intervento pubblico, in particolare l’effettiva attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza . Il sostegno istituzionale, unito a una più efficiente gestione della burocrazia, rappresenta una leva indispensabile per migliorare l’ambiente per gli investimenti.
In tale contesto, si sottolinea anche la necessità di valorizzare il risparmio privato indirizzandolo verso l’economia reale. Solo il coinvolgimento congiunto di sistema bancario e istituzioni potrà invertire la tendenza e dare nuovo slancio agli investimenti, accompagnando così le imprese verso una maggiore competitività nel mercato globale.
Ultimo aggiornamento il 27 Agosto 2025 da Giulia Rinaldi