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Dazi americani e export italiano, l’impatto economico stimato tra 3,5 e 12 miliardi di euro

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L’Italia mantiene un legame stretto con il mercato statunitense grazie alle esportazioni che nel 2024 hanno raggiunto quota 64,7 miliardi di euro. Tuttavia, l’ipotesi di un aumento dei dazi doganali imposti dagli Stati Uniti rischia di compromettere questo flusso commerciale. Le stime recenti della Cgia basate su dati Ocse indicano perdite economiche significative per il nostro paese, che variano in base all’entità delle tariffe applicate. La situazione rimane in attesa di chiarimenti ufficiali sulla politica tariffaria americana.

L’esposizione dell’Italia al mercato Usa attraverso le esportazioni

Nel corso del 2024 l’Italia ha esportato verso gli Stati Uniti prodotti per un valore complessivo superiore a 64 miliardi di euro. Questo dato conferma la rilevanza degli Usa come destinazione commerciale per molte imprese italiane. Il settore dell’export italiano si caratterizza soprattutto per la qualità dei beni venduti: circa il 43% è costituito da prodotti ad alta qualità e quasi metà restante da prodotti a media qualità secondo le valutazioni della Banca d’Italia. Questi segmenti sono generalmente rivolti a consumatori con redditi elevati.

La domanda che si pone è se i clienti americani potrebbero rinunciare ai beni italiani preferendo alternative locali o offerte provenienti da altri mercati qualora i prezzi aumentassero a causa dei nuovi dazi doganali. Nonostante l’incertezza legata alla reazione del mercato Usa, la presenza forte dei prodotti italiani nei segmenti medio-alti potrebbe garantire una certa tenuta nella domanda anche se i costi dovessero salire.

Le conseguenze economiche delle tariffe doganali sul sistema produttivo italiano

Gli effetti diretti dell’aumento delle tariffe doganali si manifesterebbero sotto forma di minori volumi d’export e potenziali perdite finanziarie per le imprese italiane coinvolte nell’interscambio con gli Stati Uniti. Secondo la Cgia se i livelli attuali dei dazi rimanessero invariati si prospetterebbe una riduzione pari a circa 3,5 miliardi di euro nelle esportazioni italiane verso gli Usa.

Se invece le tariffe dovessero salire fino al 20%, il danno stimato supererebbe i 12 miliardi di euro in termini mancati ricavi dall’estero. In questa ipotesi molte aziende potrebbero essere costrette ad affrontare pressioni sui prezzi o riduzioni nei margini operativi.

Dal punto di vista operativo come reagiscono le imprese italiane

Le aziende italiane non dipendono esclusivamente dal mercato statunitense: mediamente solo il 5,5% del fatturato totale proviene dalle vendite negli Usa secondo quanto riportato dalla Banca d’Italia. Il margine operativo lordo medio delle imprese è intorno al 10% dei ricavi totali.

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Questi numeri indicano una esposizione limitata al rischio derivante dall’aumento delle barriere tariffarie americane nel breve termine; tuttavia non significa assenza completa d’impatto sulle attività aziendali interessate all’export verso quel paese.

In caso l’aumento dei prezzi rendesse meno appetibili i beni italiani negli Usa alcune realtà produttive potrebbero assorbire parte della perdita tagliando margini o rivedendo strategie commerciali senza necessariamente aumentare subito i listini finali ai consumatori esteri.

Questo equilibrio tra prezzo e marginalità diventerà decisivo nelle prossime fasi mentre si attendono decisioni definitive sulle politiche commerciali statunitensi riguardo alle importazioni europee ed italiane in particolare.

Written by
Giulia Rinaldi

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