Confisca da 4,7 milioni a imprenditori agricoli padovani per frode ai fondi europei FEAGA

Sequestro da 4,7 milioni a imprenditori agricoli padovani per frode FEAGA - Unita.tv

Luca Moretti

28 Agosto 2025

La Guardia di Finanza di Padova ha eseguito una vasta operazione contro una frode ai danni del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia , con la confisca di beni per quasi 4,8 milioni di euro a carico di quattro imprenditori agricoli del territorio. Le indagini, avviate nel 2015, hanno smascherato un sistema illecito che ha coinvolto aziende in diverse province italiane, con ripercussioni giudiziarie e patrimoniali rilevanti.

La frode ai fondi europei per l’agricoltura e le sue modalità operative

Tra il 2015 e il 2020, quattro imprenditori padovani hanno ottenuto contributi del FEAGA facendo ricorso a prestanome e a una gestione fittizia di terreni agricoli. Questi imprenditori erano titolari di sei aziende distribuite tra le province di Padova, L’Aquila e Perugia. L’indagine ha rivelato che i protagonisti avevano aggirato i requisiti previsti dalla Politica Agricola Comune inserendo formalmente nel settore due giovani agricoltori, senza che questi svolgessero realmente alcuna attività agricola.

I terreni coinvolti nell’operazione si trovavano in province diverse, tra cui Bolzano, Trento, Perugia, Ascoli Piceno e L’Aquila, e venivano amministrati solo sulla carta per ottenere i contributi comunitari. I finanziamenti ricevuti, previsti per sostenere l’attività agricola, sono stati trasferiti attraverso operazioni societarie fittizie come fusioni e compravendite di aziende ad hoc, nascondendo così l’effettiva destinazione delle somme.

Il sistema ha consentito illecitamente ai quattro imprenditori di appropriarsi di contributi per complessivi 4,7 milioni di euro messi a disposizione dal Fondo Europeo. Le indagini hanno messo in luce l’artificiosità di queste manovre, finalizzate a mascherare l’assenza dei requisiti agricoli necessari per ricevere aiuti pubblici.

I risultati giudiziari: pene e condanne per i responsabili della frode

Il procedimento penale ha portato a condanne pesanti per i quattro imprenditori, con pene detentive comprese tra 1 anno e 8 mesi e 2 anni e 8 mesi di reclusione. Il tribunale di Padova ha emesso la sentenza che è stata poi confermata dalla Corte d’Appello di Venezia e, definitivamente, dalla Corte di Cassazione nel giugno 2025.

Oltre alla condanna penale, è stata disposta la confisca del profitto del reato. Sono stati sottoposti a vincolo partecipazioni societarie, beni immobili, polizze assicurative e un complesso aziendale, con un valore di circa 3,3 milioni di euro trasferiti al patrimonio dello Stato. La Procura Regionale della Corte dei Conti del Veneto ha inoltre rilevato un danno erariale, segnalando gli imputati e ottenendo il sequestro conservativo di beni per 3,9 milioni di euro.

La risposta della giustizia italiana rappresenta un caso concreto della lotta alla frode sui fondi europei, puntando non solo alla pena per i colpevoli, ma anche alla restituzione delle risorse sottratte indebitamente.

Il ruolo della guardia di finanza nelle indagini e il contrasto alle frodi comunitarie

La Guardia di Finanza di Padova ha svolto indagini sia penali sia patrimoniali per smantellare il meccanismo illecito ideato dagli imprenditori. Il lavoro degli investigatori è stato determinante nel ricostruire le operazioni societarie e finanziarie con cui sono stati prodotti i documenti falsi e le compravendite fittizie di aziende e terreni.

Attraverso controlli incrociati e analisi approfondite, i finanzieri hanno identificato il flusso dei contributi e accertato la gestione fittizia delle attività agricole. Questo ha permesso di evidenziare lo schema di frode che utilizzava prestanome per ottenere finanziamenti europei, non giustificati da alcuna attività reale.

L’attività di contrasto ha coinvolto più enti pubblici e giudiziari, facendo emergere la cooperazione tra forze dell’ordine, magistratura ordinaria e Corte dei Conti. L’intervento ha inoltre costretto al recupero delle risorse illegittimamente percepite, a tutela delle risorse pubbliche destinate all’agricoltura.

Impatti sulle province coinvolte e questioni di controllo nei fondi comunitari

Le province interessate dal caso spaziano da Padova fino al Trentino-Alto Adige e al Centro Italia, tra L’Aquila, Perugia e Ascoli Piceno. In queste aree, i terreni agricoli sono stati coinvolti solo formalmente nelle aziende interessate dalla frode, senza che ci fosse una reale attività produttiva.

Il caso evidenzia la difficoltà nel controllare efficacemente l’erogazione dei fondi FEAGA, spesso soggetti a tentativi di abuso attraverso meccanismi complessi di società e trasferimenti fittizi. La Commissione Europea ha intensificato negli ultimi anni le verifiche antifrode, ma episodi del genere sottolineano la necessità di monitoraggi serrati e investigazioni puntuali.

L’attenzione resta alta per evitare che i finanziamenti destinati agli agricoltori onesti vengano sottratti da chi sfrutta sistemi opachi per ottenere illecitamente risorse che devono sostenere l’economia agricola reale.

Questi sviluppi giudiziari e amministrativi mostrano come l’Italia affronti con rigore la questione della frode ai fondi comunitari, tutelando la trasparenza e la correttezza nella gestione degli aiuti pubblici.

Ultimo aggiornamento il 28 Agosto 2025 da Luca Moretti