Tre alpinisti milanesi sono rimasti bloccati ieri sera sulla via ferrata Costantini-Apollonio, alla Tofana di Rozes sopra Cortina d’Ampezzo, a circa 2800 metri di quota. L’intervento di soccorso si è prolungato per dodici ore a causa delle condizioni difficili e del maltempo in arrivo. Questo episodio conferma le sfide delle scalate in alta montagna e la complessità delle operazioni di recupero in ambiente impervio.
L’incidente durante la scalata sulla via ferrata Costantini-apollonio
L’episodio è avvenuto mentre i tre alpinisti, di 29, 40 e 56 anni, stavano percorrendo il quindicesimo tiro della via ferrata Costantini-Apollonio, una delle sezioni più impegnative che si snoda dentro camini verticali. Il primo della cordata ha perso l’appiglio ed è caduto senza riportare ferite. La caduta ha però causato il cedimento della sosta, ovvero il punto di ancoraggio che garantisce sicurezza alla cordata. Da quel momento i tre sono rimasti bloccati, impossibilitati a proseguire, e hanno lanciato l’allarme.
Per mantenersi saldi, i tre sono rimasti assicurati alla parete tramite friend, attrezzi mobili di protezione usati dagli scalatori per fissare temporaneamente la corda alle rocce. La posizione precaria e la minaccia di maltempo hanno reso urgente l’intervento dei soccorsi. Il luogo del blocco si trova ad un’altitudine elevata, tra 2800 e 2900 metri, in una parte di parete strapiombante e difficile da raggiungere.
Difficoltà e strategia del soccorso aereo e terrestre
Il primo tentativo di recupero è stato effettuato con l’elicottero “Falco” del Suem di Pieve di Cadore. L’elicottero ha provato a recuperare direttamente i tre alpinisti ma la morfologia della parete, strapiombante e con fitta nebbia, ha reso impossibile l’azione. Si è quindi deciso di imbarcare due tecnici del Soccorso alpino di Cortina per un’apertura di accesso più ravvicinato. Questi sono stati lasciati sullo Spigolo del Pilastro, un punto che si trovava il più vicino possibile in verticale rispetto agli alpinisti isolati.
Verso le 21, l’elicottero ha portato altri tre tecnici, tra cui un soccorritore della Guardia di Finanza. Con due calate di corda, i soccorritori hanno raggiunto la sosta preparata in precedenza dai colleghi più in alto. Da questo punto sono riusciti a discendere circa ottanta metri fino ad entrare in contatto diretto con gli alpinisti. Il tecnico più basso ha parlato con loro, raggiunto il primo della cordata e assicurato a catena tutto il gruppo.
Il recupero finale tra difficoltà notturne e maltempo
Un secondo elicottero, proveniente da Trento, è arrivato sul posto intorno a mezzanotte per rafforzare l’operazione. Ha tentato di utilizzare il verricello per avvicinare un tecnico di elisoccorso direttamente al punto di intervento ma la mancanza di visibilità ha fermato il tentativo. Un nuovo tentativo è stato sospeso all’alba a causa di un temporale in zona Trentino.
Alla fine, alle prime ore del mattino, sotto la pioggia, i soccorritori e i tre alpinisti sono usciti definitivamente dalla via ferrata. Sono stati accompagnati fino al campo base e da lì trasportati in jeep al Rifugio Dibona, dove sono arrivati verso le 6:30.
L’intervento lungo e complesso testimonia la preparazione richiesta nei soccorsi in montagna a grandi altezze, specie in condizioni notturne e con cambiamenti del tempo improvvisi. Gli alpinisti coinvolti non hanno riportato ferite gravi ma hanno vissuto una lunga attesa, affidandosi alle squadre di soccorso alpino e agli elicotteri di emergenza.
Ultimo aggiornamento il 21 Luglio 2025 da Luca Moretti