Un episodio di violenza scuote l’istituto Enaip di Varese, dove un giovane ha accoltellato la sua insegnante. La decisione del Tribunale per i Minorenni di Milano prevede che il ragazzo, accusato di tentato omicidio, trascorra i prossimi due anni in una comunità . Questo provvedimento, se rispettato, potrebbe portare all’estinzione del reato.
L’episodio violento e le conseguenze
Il 5 febbraio 2024, pochi istanti prima dell’inizio delle lezioni, un ragazzo di 17 anni ha aggredito la professoressa Sara Campiglio, colpendola con un coltello serramanico di 10 centimetri. L’insegnante, 58 anni, è stata ferita gravemente: tre colpi l’hanno raggiunta, uno dei quali ha lesionato un polmone. L’atto violento è avvenuto dopo che la professoressa aveva proposto la bocciatura del ragazzo, una decisione che era stata già discussa e accantonata in un colloquio con la famiglia.
Le indagini hanno rivelato che il giovane soffriva di disturbi bipolari e depressione, oltre a presentare problemi comportamentali. Durante l’interrogatorio, il ragazzo ha dichiarato di non aver avuto l’intenzione di uccidere l’insegnante, ammettendo di aver commesso un grave errore. La professoressa, dopo un lungo ricovero in ospedale e un intervento chirurgico, è stata dimessa quasi tre settimane dopo l’aggressione e ha ripreso le sue attività didattiche.
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La decisione del tribunale per i minorenni
Il Tribunale per i Minorenni di Milano ha stabilito che il 17enne dovrà rimanere in comunità per un periodo di 24 mesi, durante il quale potrà uscire solo per motivi di studio o lavoro. Questo provvedimento di messa alla prova sospende di fatto il processo per tentato omicidio. Se il giovane rispetterà le condizioni imposte, avrà la possibilità di vedere estinto il reato a suo carico.
La decisione ha suscitato reazioni contrastanti. La professoressa Campiglio ha scelto di non commentare pubblicamente il verdetto, mentre il suo avvocato, Fabrizio Busignani, ha espresso il suo disappunto. Ha sottolineato che la famiglia del ragazzo non ha ancora risarcito i danni subiti dalla sua assistita, che ha rischiato la vita a causa dell’aggressione.
Implicazioni e riflessioni sul caso
Questo caso solleva interrogativi importanti riguardo alla gestione della violenza giovanile e alla salute mentale. La decisione del tribunale di optare per la messa alla prova riflette un approccio che cerca di bilanciare la giustizia con la possibilità di recupero per il giovane. Tuttavia, la mancanza di risarcimento per la vittima pone interrogativi sulla responsabilità e sul supporto che le famiglie devono fornire in situazioni di questo tipo.
La vicenda ha colpito non solo la comunità scolastica di Varese, ma ha anche acceso un dibattito più ampio sulla sicurezza nelle scuole e sull’importanza di affrontare i problemi di salute mentale tra i giovani. La speranza è che episodi come questo possano servire da monito per una maggiore attenzione e prevenzione in futuro.
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