La Commissione europea ha presentato a metà luglio il progetto per il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034, un passaggio cruciale che riguarda il modo in cui saranno gestite le risorse comunitarie. La proposta ha attirato critiche da molte regioni, tra cui la Valle d’Aosta, che mettono in guardia contro un possibile accentramento delle decisioni a livello nazionale. Il presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin, ha espresso preoccupazione per il fatto che questa riorganizzazione rischi di limitare la capacità delle Regioni di partecipare attivamente e di tradurre le politiche europee sul territorio.
Le preoccupazioni della Valle D’Aosta sul rischio di ricentralizzazione delle risorse europee
Il progetto di revisione del Quadro Finanziario Pluriennale prevede di sostituire la tradizionale distinzione tra Politica Agricola Comune , fondi strutturali e fondi di coesione con una dotazione unica assegnata direttamente a ogni Stato membro. Secondo il presidente Alberto Bertin, questa soluzione comporta un pericolo concreto di ricentralizzazione delle decisioni strategiche. Attualmente, le Regioni hanno un ruolo fondamentale nell’applicare sul campo le politiche europee; se le risorse e le scelte fossero concentrate a livello nazionale, molte specificità locali rischierebbero di essere ignorate o sottovalutate.
In particolare, questo modello potrebbe penalizzare quei territori autonomi come la Valle d’Aosta, che hanno competenze legislative e amministrative proprie. L’allarme riguarda la possibilità che le Regioni diventino semplici esecutori delle decisioni prese altrove, senza potersi confrontare direttamente o contribuire in modo significativo. Un processo del genere indebolirebbe il principio di sussidiarietà, che vuole mantenere le decisioni il più possibile vicino ai cittadini e ai territori interessati. Bertin ricorda come questo principio sia alla base dell’architettura dell’Unione europea, e che svuotarlo di senso rischia di compromettere la credibilità e l’efficacia dell’azione comune.
Il valore della coesione territoriale e della politca agricola per l’identità europea
La proposta di semplificare il sistema finanziario europeo in un unico flusso di fondi rischia di mettere in secondo piano due pilastri storici delle politiche comunitarie: la politica agricola comune e i fondi di coesione. Entrambi rappresentano strumenti fondamentali per sostenere le aree rurali, le economie locali e il contrasto alle disuguaglianze regionali. In Valle d’Aosta, che ha una forte identità rurale e una lunga tradizione di autonomia, il taglio di queste risorse o la perdita di autonomia nella loro gestione preoccupa perché potrebbe tradursi in un calo della qualità della vita e dello sviluppo locale.
Questi strumenti finanziari permettono di mantenere un equilibrio tra territori più forti e più deboli, assicurando che tutte le parti dell’Europa ricevano un’attenzione adeguata alle specificità. Cambiare l’approccio, mettendo tutto in un unico fondo nazionale, potrebbe spostare il baricentro delle decisioni verso le capitali degli Stati membri, indebolendo il legame tra fondi europei e realtà locali. Questo allontanamento dal territorio può comprometterne l’efficacia, soprattutto in zone dove l’autonomia e la personalizzazione delle politiche rappresentano un asset fondamentale per lo sviluppo.
La posizione della conferenza dei presidenti e il futuro delle autonomie regionali
La Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle regioni e delle province autonome ha espresso la sua contrarietà alla proposta della Commissione europea, sostenendo la necessità di garantire risorse certe per i territori e strumenti di partecipazione reale. Gli organi regionali rivendicano un ruolo attivo, non solo formale, nel decidere come utilizzare i fondi europei. La riduzione a semplici esecutori di decisioni già prese a livello nazionale o europeo rischia di allontanare i cittadini dalla politica, facendo perdere senso e valore alle autonomie, in particolare in regioni con un’identità culturale marcata come la Valle d’Aosta.
Alberto Bertin ha affermato che “un’Europa più forte non nasce da regioni indebolite.” La voce delle Regioni deve restare centrale nelle scelte politiche e finanziarie per non compromettere la coesione e la funzionalità dell’Unione. La difesa della politica agricola comune e dei fondi di coesione è quindi vista come essenziale per mantenere un equilibrio tra il centro e le periferie, e per vincere la sfida dello sviluppo territoriale in un’Europa che cambia.
Questa posizione richiama la necessità di non perdere di vista il principio di sussidiarietà, principio che si fonda sul rispetto delle autonomie e sulla partecipazione diretta dei territori alle decisioni che li riguardano. La discussione sul QFP 2028-2034 rimane aperta, con un confronto che sarà determinante per stabilire come sarà gestita l’Europa dei prossimi anni, e quale spazio avranno le Regioni all’interno della macchina europea.
Ultimo aggiornamento il 22 Luglio 2025 da Davide Galli