La regione Valle d’Aosta ha deciso di avviare il percorso per realizzare una nuova linea funiviaria nel Vallone delle Cime Bianche senza discutere la questione in Consiglio regionale. La scelta interessa le società Monterosa e Cervino, con il coinvolgimento dei comuni di Ayas e Valtournenche. L’annuncio ha sollevato reazioni critiche soprattutto da parte del mondo ambientalista, che ne contesta la legittimità e la validità tecnica.
Iniziativa regionale per la nuova funivia nel vallone delle cime bianche senza confronto pubblico
A fine legislatura, il governo valdostano in accordo con le società funiviarie Monterosa e Cervino ha deciso di procedere con un accordo di programma per realizzare una funivia nel Vallone delle Cime Bianche, interessando i comuni di Ayas e Valtournenche. Questa scelta è stata presa senza alcuna consultazione in Consiglio regionale, scatenando le critiche di chi denuncia la mancanza di trasparenza.
L’associazione ambientalista Ripartire da Cime Bianche ha espresso dure condanne in merito, sostenendo che la decisione non si basi su dati concreti né su un confronto istituzionale. Nella loro nota si parla di un “iter avviato senza basi” e di una mancanza di coinvolgimento delle istituzioni democratiche. L’assenza di dibattito pubblico alimenta dubbi sulle reali motivazioni che stanno dietro questo progetto.
Il fatto che la decisione arrivi in prossimità delle elezioni regionali aggiunge ulteriori tensioni. Alcune forze politiche potrebbero infatti sfruttare il tema per riaccendere aspettative o timori, senza una valutazione complessiva degli impatti ambientali e sociali. La scelta di procedere in fretta senza un confronto ampio rischia di frammentare il consenso e di mettere in ombra altri problemi del territorio.
Lo studio di fattibilità dimenticato e le criticità tecniche del progetto funiviario
Il progetto si basa su uno studio di fattibilità presentato nel marzo 2023, che ha esaminato cinque diverse soluzioni per questo collegamento funiviario. Tuttavia, per circa due anni lo studio è rimasto fermo, senza che se ne discutesse o fosse sottoposto alle opportune verifiche. L’associazione ambientalista ricorda come tale documento, pur evitando di affrontare il punto cruciale del divieto di nuovi impianti nel Vallone, avesse già evidenziato le debolezze del progetto.
Il rapporto indicava chiaramente l’insostenibilità ambientale e la poca fattibilità delle ipotesi prese in esame. La Valutazione di incidenza ambientale inserita nello studio esprimeva pareri negativi su tutte le soluzioni. Nessuna delle alternative sembrava dunque compatibile con la tutela dell’area e con le norme vigenti.
Al momento non è stato prodotto alcun Documento di fattibilità delle alternative progettuali , che deve precedere la Valutazione ambientale strategica, passaggio obbligato e fondamentale prima di andare avanti. Questa mancanza evidenzia il carattere prematuro della decisione di avviare l’iter senza aver prima chiarito gli aspetti tecnici e ambientali.
Gli esperti sostengono che senza questi tirocini preliminari e senza un’analisi approfondita, il progetto rischia di rimanere un’operazione inefficace o addirittura dannosa. Senza prove tangibili della sostenibilità, l’opera appare come una scelta che trascura la complessità dell’area e le normative che tutelano i parchi e le riserve naturali coinvolte.
Dubbi su costi, sostenibilità e rischi di speculazione immobiliare nel vallone
Oltre ai dubbi tecnici, emergono preoccupazioni economiche, dovute soprattutto a possibili danni erariali. Se infatti il progetto risulta tecnicamente irrealizzabile, come indicato dai documenti in possesso, il rischio di sperpero di risorse pubbliche è alto. L’associazione ambientalista accusa gli enti coinvolti di esporre le casse pubbliche a contenziosi e spese ingiustificate.
L’intenzione di lanciare il progetto, dopo anni di silenzio e rifiuti ambientali, viene vista come strumentale al rilancio di interessi legati alla speculazione edilizia. L’area della Val d’Ayas è ricca di attrattive naturali, ma l’arrivo di nuove infrastrutture funiviarie potrebbe alimentare in realtà politiche e iniziative immobiliari controllate da investitori esterni al territorio.
Secondo i critici, queste operazioni non risponderebbero a una strategia di gestione del territorio che valorizzi le risorse locali e le peculiarità ambientali, ma a progetti con obiettivi economici a breve termine, senza cura dell’impatto sociale e paesaggistico.
Tutto ciò avviene in un momento in cui la regione dovrebbe piuttosto concentrarsi sulle reali emergenze collettive, come la tutela del paesaggio, lo sviluppo sostenibile e la gestione responsabile dei fondi pubblici.
Le proteste dimostrano come la linea funiviaria nel Vallone delle Cime Bianche rappresenti una scelta contestata alla vigilia di una tornata elettorale, con implicazioni che vanno ben oltre l’aspetto infrastrutturale. Il dibattito resta aperto e la regione dovrà fare i conti con le richieste di maggiore trasparenza e rispetto degli standard ambientali.
Ultimo aggiornamento il 28 Luglio 2025 da Serena Fontana