La campagna elettorale per il referendum confermativo in valle d’aosta ha registrato una controversia riguardo l’accesso agli spazi pubblicitari sui tabelloni elettorali. Rete Civica e Europa Verde denunciano la loro esclusione, nonostante la partecipazione attiva alla promozione del referendum e il diritto riconosciuto a disporre di tali spazi durante la campagna. La disputa coinvolge le giunte comunali valdostane, che hanno adottato decisioni criticate dai due gruppi politici.
Esclusione degli spazi sui tabelloni: i motivi ufficiali e le reazioni
Rete Civica ed Europa Verde segnalano che quasi tutte le giunte dei comuni della valle d’aosta hanno negato loro gli spazi riservati alla propaganda sul referendum. Questa scelta è stata motivata con due comunicazioni definite anomale dai rappresentanti dei partiti, che ne contestano la legittimità. Secondo Elio Riccarand e Massimiliano Kratter , queste comunicazioni non trovano fondamento nelle norme che regolano la campagna referendaria.
Le giunte comunali avrebbero agito sulla base di indicazioni ricevute dalla segreteria generale della regione, utilizzando come pretesto una dichiarazione proveniente dalla capogruppo di Pcp Erika Guichardaz. Tale documento ha portato all’esclusione formale dalle affissioni richieste entro i termini stabiliti. I promotori del ricorso sottolineano come questa procedura abbia ignorato il diritto a uno spazio equo previsto per tutti i soggetti impegnati nella consultazione popolare.
Ruolo controverso della capogruppo erika guichardaz nel ritiro degli spazi
Un aspetto centrale dell’intricata vicenda riguarda l’intervento ufficiale di Erika Guichardaz, figura politica legata al Pcp, gruppo cui appartengono anche Rete Civica ed Europa Verde. La capogruppo ha annunciato unilateralmente la rinuncia agli spazi previsti per la propaganda referendaria senza consultare o concordare con gli altri partiti interessati.
Riccarand e Kratter definiscono questo atto arbitrario e privo di qualsiasi mandato da parte delle forze politiche coinvolte nella promozione del voto confermativo. L’operazione è vista come un gesto estraneo alle intenzioni espresse preventivamente da Rete Civica ed Europa Verde, generando ulteriore confusione sulle dinamiche interne al coordinamento tra i gruppi affiliati al Pcp.
Implicazioni sulla libertà d’espressione e par condicio nel dibattito politico
La denuncia avanzata dai promotori del referendum evidenzia una questione più ampia relativa ai diritti democratici durante le campagne elettorali locali. Limitare l’accesso agli strumenti informativi pubblicitari significa ridurre lo spazio disponibile al confronto tra opinioni diverse sul tema referendario.
Secondo quanto riportato nella nota diffusa da Riccarand e Kratter, questa esclusione rappresenta un ostacolo alla libertà di espressione garantita dalla legge italiana nelle consultazioni popolari. Inoltre si segnala una violazione della cosiddetta par condicio tra forze politiche: principio fondamentale affinché ogni soggetto possa presentare le proprie idee in modo equilibrato davanti all’elettorato senza discriminazioni arbitrarie o pressioni istituzionali.
L’intervento regionale attraverso la segreteria generale appare quindi non solo discutibile dal punto normativo ma anche lesivo nei confronti del pluralismo politico locale durante un momento cruciale quale quello referendario.