Nella notte del 7 giugno 2025, una lite tra due coinquilini nordafricani in un seminterrato di via don Vercesi 5 a Bresso è finita in tragedia. La vittima, un quarantaquattrenne marocchino, è stata colpita ripetutamente dal suo vicino di casa e ha perso la vita. Le autorità hanno arrestato un uomo di quarantun anni, già noto alle forze dell’ordine per un episodio precedente, che ha agito per futili motivi legati alla convivenza. Le indagini sono in corso per chiarire tutti i dettagli della vicenda.
I fatti della notte: la lite e la follia delle percosse
La scena si è svolta poco dopo le 2 del mattino in un appartamento seminterrato a Bresso, zona periferica di Milano. Due coinquilini marocchini si sono affrontati prima nei pressi della porta d’ingresso e poi all’interno di una stanza in condizioni già tese da conflitti preesistenti. Badr Harnafi, 41 anni, ex pugile secondo quanto dichiarato ai carabinieri, ha iniziato a colpire con violenza il maggiore Abdellatif Soubai, 44 anni. Affermazioni come “fammi uscire, fammi uscire” e suppliche a fermarsi non hanno impedito a Harnafi di scaricare una raffica di cazzotti in viso e calci alla nuca, fino a mettere a terra l’altro uomo, gravemente ferito e sporco di sangue.
Brutalità e disperazione durante l’aggressione
Lo scontro ha mostrato una brutalità continuata, nonostante i tentativi del ferito di fermare l’aggressore con parole di pace come “sono tuo fratello, non voglio litigare”. L’ultimo colpo, un gancio alla mandibola, ha stroncato definitivamente la vita di Soubai. Le testimonianze raccolte da altri coinquilini portano a un racconto drammatico, rafforzato da dettagli come l’uso di spray al peperoncino per complicare la situazione. È proprio grazie all’intervento di uno di loro che le forze dell’ordine sono state allertate, trovando Harnafi con evidenti tracce di sangue addosso e segni di lotta.
L’arresto e le misure cautelari: la ricostruzione delle autorità
Subito dopo l’aggressione, Harnafi è stato bloccato da carabinieri della compagnia di Sesto San Giovanni, che si sono presentati tempestivamente grazie alla chiamata al 112. L’uomo, che si era già cambiato, aveva ancora sangue sulla nuca, sulle mani e persino sui talloni. Questo ha confermato la sua diretta responsabilità nella lite degenerata in omicidio. È stato accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale Bassini per dolori al braccio sinistro, dove i medici hanno diagnosticato un trauma cranico da percosse e un trauma contusivo alla mano con prognosi di nove giorni.
Dettagli dell’indagine e testimonianze
Nel corso dell’indagine coordinata dal pm Giovanna Cavalleri, sono stati raccolti elementi chiave, tra cui testimonianze dei coinquilini, che hanno descritto l’aggressore come “piuttosto nervoso” già prima dell’aggressione, motivata da fastidi legati ai rumori notturni causati dal russare di Soubai. Il giudice per le indagini preliminari, Chiara Valori, ha convalidato l’arresto in flagranza, accogliendo la richiesta di misura cautelare in carcere. L’accusa di omicidio è aggravata dalla presenza di futili motivi, un’aggravante legata alla convivenza forzata e al disturbo del sonno.
L’interpretazione del gip e il profilo dell’aggressore
Dal provvedimento emerge che il gip ha rilevato la volontà di uccidere da parte di Harnafi. L’analisi dei colpi assestati, la resistenza della vittima ormai inerme, e la violenza mirata a parti del corpo vulnerabili, come la nuca e la mandibola, hanno portato a questa conclusione. La figura dell’aggressore è più complessa, dato il suo passato da pugile e precedenti penali che includono già un episodio di tentato omicidio nel 2009.
Le tracce di sostanze stupefacenti riscontrate nei suoi esami del sangue, in particolare cocaina e cannabinoidi, rappresentano un ulteriore elemento investigativo per comprendere la dinamica e la lucidità durante l’aggressione. Racconti di chi lo conosceva indicano un rapporto difficile con il coinquilino, causato soprattutto da fastidi notturni causati da russamenti e tensioni nella convivenza. Nonostante questi fattori, la violenza è stata oltre ogni limite, con una pervicacia nell’infliggere danni che secondo il gip esprimeva intenzione omicida.
Testimonianze e dettagli degli inquilini coinvolti nella vicenda
Tre degli altri coinquilini hanno assistito alla vicenda e fornito informazioni importanti ai carabinieri. Una testimonianza riferisce di come Harnafi sia rientrato a casa già irritato, parlando male di Soubai prima dell’arrivo quest’ultimo nel seminterrato. La tensione è salita rapidamente, degenerando in un confronto violento da cui nessuno dei due è uscito indenne. Lo spray al peperoncino ha peggiorato la condizione dell’ambiente e complicato l’intervento.
Uno degli inquilini ha detto di aver visto Harnafi allontanarsi subito dopo l’episodio per poi tornare a prendere il portafogli. Allora si è accorto che Soubai era steso a terra sporco di sangue. Ha subito avvisato le forze dell’ordine. I dettagli raccolti mostrano un quadro di rancori accumulati e tensioni mal gestite, che hanno portato a un esito drammatico. Le indagini proseguiranno per chiarire ogni aspetto di una convivenza apparentemente difficile tra uomini che abitavano nello stesso spazio rischiando di pagare con la vita una lite ormai fuori controllo.